Al Museo del Risorgimento c'è una
bella mostra, Immaginare la nazione. Saperi e rappresentazioni del
territorio a Torino, 1848-1911, organizzata dal Dipartimento di Studi
Storici dell'Università di Torino con la collaborazione dello
stesso Museo. Il suo obiettivo è indagare su alcuni dei temi
risorgimentali che più curiosità suscitano tra i profani: perché
fu proprio Torino, la città che attrasse il movimento
risorgimentale, fino a divenirne guida? E perché fu a Torino che si
crearono le basi per la legittimazione del nuovo Stato e della sua
dinastia? La mostra cerca risposte articolandosi in cinque sezioni:
Il mito dinastico sabaudo, La nazionalità italiana e gli esuli,
Conoscenza, rappresentazione e governo del territorio, Divulgare
l'immagine della nazione, Nazione e territorio nelle grandi
esposizioni.
Lo Stato sabaudo era l'unica monarchia costituzionale
della penisola e anche per questo attrasse gli esuli in fuga e i
liberali, facendo di Torino una delle capitali più vivaci e
culturalmente inquiete della penisola italiana. E questa vivacità
culturale contribuì al dibattito non solo sul Risorgimento, ma anche
sull'Italia che sarebbe stata. Curiosamente, la ricerca scientifica
ebbe un ruolo non secondario, (anche se mai sufficientemente
sottolineato nei programmi scolastici, che ci raccontano quell'epoca storica): "L’istituzione di nuove
cattedre universitarie, tra le quali non casualmente quelle di Storia
Moderna e di Geografia e Statistica già prima dell'Unità, di nuovi
laboratori, di associazioni culturali o scientifiche, di riviste
specializzate si rivelò in grado di modellare una sfera pubblica e
di indirizzarla alla costruzione di saperi tecnici e conoscenze utili
a governare, ma anche a rappresentare il Paese" spiegano gli
organizzatori della mostra.
Dal Piemonte, inoltre, era partita,
per diffondersi poi nel resto d'Italia, la creazione del mito
sabaudo, con la trasformazione di Vittorio Emanuele II in Padre della
Patria: i monumenti del primo sovrano italiano e di suo padre Carlo
Alberto, il primo re sabaudo che aveva manifestato simpatia per i
movimenti unitari e che aveva tentato di guidarli, si diffusero in
tutto il Paese. E non bisogna dimenticare il ruolo della scuola e
delle Esposizioni Nazionali che si successero a Torino, tra il 1884 e
il 1911. La scuola divenne uno dei luoghi in cui i miti del
Risorgimento e della Patria trovarono maggiore divulgazione, educando
le nuove generazioni nel nuovo Stato; le Esposizioni contribuirono a
dare un'immagine propria della giovane Italia, capace di inventarsi
un ruolo nei campi del sapere, fossero le scienze, l'architettura, le
automobili.
A raccontare la costruzione
dell'immagine e dell'immaginario dell'Italia, ci sono numerosi
oggetti e reperti: foto, libri, riviste (quanto sono importanti le
riviste, per raccontare un Paese, un'epoca, le sue emozioni?),
mappamondi, i documenti della spedizione al Polo Nord del Duca degli
Abruzzi e la perforatrice utilizzata per il traforo del Frejus,
entrambi capaci di dare un'idea epica di una Nazione, dei suoi
progressi, dei suoi entusiasmi. La mostra si trova al termine del
percorso museale, come succede sempre per le mostre del Museo del
Risorgimento. E' una scelta azzeccata e intelligente: il tema
proposto è un approfondimento e una riflessione di quanto visto
durante la visita ed è come un completamento. Se amate l'Italia e
quello che ha significato la sua costruzione, non perdetela.
Immaginare la nazione. Saperi e rappresentazioni del territorio a
Torino, 1848-1911 è al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di
Torino, in piazza Carlo Alberto 8, fino al 29 marzo 2015; l'orario di
apertura è da martedì a domenica dalle 10 alle 18, il biglietto
d'ingresso, comprendente sia la mostra che la visita al Museo, è di
10 euro (gratuito per i possessori della tessera di Abbonamento
Musei).
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