Madama Reale appare
imponente e regale, nelle sale di Palazzo Madama, durante le visite
teatrali di Vita da Regina, tutte le domeniche alle 11 e alle
15, fino al 29 marzo 2015; è altezzosa, come si conviene a una
sovrana assoluta, ma anche ironica e brillante, come le donne
intelligenti. Si seguono le sue riflessioni e i suoi ricordi con un
sorriso e si lascia Palazzo Madama sapendo qualcosa di più, sia
della storia dell'edificio che di quella di Maria Giovanna Battista
di Savoia Nemours, la sovrana che lo ha trasformato in quello che è
oggi. A interpretare la madre del primo re sabaudo, Vittorio Amedeo
II, è stata chiamata Monica Carelli, che porta il suo carisma al
personaggio e che si muove con disinvoltura in un abito di seta e
taffetà, piuttosto ingombrante, per una donna del XXI secolo.
"E'
un abito realizzato interamente a mano, dalla sarta Agata La Spina,
sulle mie misure, utilizzando tessuti pregiati come il merletto, la
seta e il taffetà. Il vestito è ispirato ad alcuni ritratti di
Maria Giovanna Battista, quando era la reggente nel nome del figlio.
Anche i gioielli che indosso sono stati creati appositamente, sempre
su ispirazione dei quadri, da De Wan. E' stato fatto un lavoro
filologico davvero interessante" dice.
- Come sei arrivata a
interpretare Madama Reale?
La Fondazione Torino Musei ha contatto
Walter Revello, Direttore della compagnia Barbari Invasori, con cui
collaboro e che aveva già curato un Museum Theater. Allora il
protagonista non era un personaggio storico, come in questo caso la
Madama Reale, ma un gruppo di ladri che tentava un furto clamoroso
-
Come hai costruito il personaggio?
L'abbiamo immaginato come una padrona
di casa altera, ma non antipatica. Tra i suoi tratti principali, c'è
il rapporto con la suocera Cristina di Francia, la prima Madama
Reale, che, prima di lei, per anni è stata reggente e che, come lei,
amava molto il potere. Ma, a differenza di lei, è molto famosa a
Torino, ci sono anche una via e una piazza che portano il suo nome,
mentre Maria Giovanna Battista è stata un po' dimenticata e, magari
anche per questo, tratta la suocera con una certa sufficienza.
Durante la visita c'è un po' di protocollo, che lei cerca di
sottolineare nel rapporto con Gualtiero, la guida degli spettatori
interpretata da Walter Revello, autore dei testi e regista, poi
racconta qualche pettegolezzo di corte, tipo gli amori che l'hanno
accompagnata nei 50 anni di vedovanza o la sua passione per i
gioielli, ma sempre con toni leggeri. E poi c'è il difficile
rapporto con Vittorio Amedeo, il figlio che voleva affrancarsi dal
suo potere, per iniziare finalmente a regnare, e che lei ha cercato
di controllare il più a lungo possibile.
- Avendola
conosciuta durante la preparazione del personaggio e interpretandola
tutte le domeniche, cosa pensi di lei?
E' una donna molto
contemporanea. Ha gestito il potere in un'epoca difficile, in uno
Stato che doveva muoversi con molta abilità tra le potenze
dell'epoca, e lo ha fatto senza perdere la femminilità, senza
rinunciare a essere se stessa, madre e vedova. Penso possa essere un
vero esempio per le donne che arrivano a gestire il potere, in
qualunque forma, affinché non perdano la propria personalità.
-
Cosa vuol dire interpretarla?
Vuol dire vivere un'esperienza
davvero unica in uno dei posti più belli di Torino. Ho avuto la
fortuna di poter visitare i cantieri di Palazzo Madama, durante i
restauri, e rivederlo adesso, nei panni della donna cui deve questo
aspetto barocco e meraviglioso, è una grande fortuna. Ho il
privilegio di sentirmi super partes e di poter vedere le cose
della quotidianità con il distacco di una regina tutte le domeniche.
E poi il lunedì torno alla quotidianità!
- Com'è la
reazione del pubblico, durante Vita da Regina?
Oh,
è la cosa più bella! Ovviamente non è come a teatro, è tutto
molto più immediato. Le dinamiche cambiano tutte le domeniche,
perché cambiano le persone; non vengono solo i torinesi, molte volte
vengono anche turisti, che hanno saputo delle nostre visite e
vogliono conoscere Palazzo Madama in modo insolito. Mi capita di
interagire con il pubblico e di improvvisare: durante le visite,
parlo delle perle di Maria Giovanna Battista e guardo sempre se
qualche signora le indossa, per scherzare sul fatto che la Duchessa
le indossava solo autentiche, mica come adesso. Una volta una signora
mi ha detto che anche le sue erano autentiche e le ho fatto i
complimenti, mai indossare gioielli falsi! E' magico quando ci sono i
bambini, che mi guardano incantati e incuriositi; una volta un
bambino ha voluto toccarmi, per essere sicuro che fossi vera.
L'interazione con il pubblico rende le visite e le emozioni che
proviamo sempre diverse.
- Vita da regina
rappresenta solo una parte del tuo lavoro d'attrice. Il 21 febbraio
porti in scena Let me tell you a song al Teatro
Giulia di Barolo
Sì, è uno spettacolo di cui curo anche la
regia, prodotto dalla Associazione Culturale Thealtro; lo abbiamo
già presentato con successo al Teatro Araldo di Torino e al Teatro
Gobetti di San Mauro. Mi permette di unire le mie due grandi
passioni, il teatro e la canzone. Io nasco come cantante, per una
sorta di scommessa: nel 1998 mio padre mi ha sentito cantare in
pubblico e mi ha detto che ero davvero brava per non iscrivermi a una
scuola di canto. E se tuo padre ti dice una cosa del genere non dici
di sì? Ho avuto la fortuna di studiare canto e interpretazione con
grandi artisti americani, come Michel Altieri, Mary Setrakian, Susan
Didrichsen, e di perfezionarmi nella tecnica con Elisabetta Prodon.
Da allora ho una carriera parallela, al di là del mio lavoro in
un'Università privata torinese: il 50% del mio tempo è per il
teatro e la musica. Con Let me tell you a song, sono in scena
con i musicisti della band The new Jaki O' e l’attore Corrado
Pumilia e strizziamo l'occhio al Signor G di Gaber e Luporini,
portando in scena il teatro-canzone. Ripercorriamo 70 anni di musica,
dal Trio Lescano ai Queen, avendo come fil rouge la storia di
un uomo di 80 anni, che parla al nipote Marco, appassionato di musica
contemporanea, raccontandogli come lui abbia visto la musica crescere
e trasformarsi. E' un viaggio immaginario tra Stati Uniti, Regno
Unito e Italia, attraverso la musica delle varie epoche, ricordando
personaggi, fatti storici e di costume, che scorreranno, su
diapositive proiettate sullo schermo, senza essere nominati.