C'è stato un tempo in cui il Po
era
una pista d'atterraggio (o ammaraggio?) per piccoli
idrovolanti, in servizio
sulla linea
Torino-Pavia-Venezia-Trieste. Era la prima linea aerea
commerciale italiana, fu lanciata
nel 1926 dalla triestina SISA
(Società Italiana Servizi Aerei) e nel periodo di
maggior splendore,
arrivò a essere anche internazionale, 'allungandosi' verso
Barcellona sul lato occidentale e verso
Zara sul lato orientale. I
piccoli velivoli lasciavano l
'Idroscalo, all'altezza del Borgo
Medievale, raggiungevano il
ponte Isabella
e da qui iniziavano la loro rincorsa, per prendere il volo, prima del
ponte Umberto (il ponte di corso Vittorio Emanuele II);
all'atterraggio, l'operazione era inversa: toccavano acqua dopo il
ponte Umberto, frenavano entro il ponte Isabella e tornavano
indietro, verso l'Idroscalo. Vi immaginate assistere all'arrivo o
alla partenza di uno di questi piccoli idrovolanti? Doveva essere una
bella emozione!
Sui velivoli in servizio sulla linea, probabilmente
oggi non salirebbe nessuno: erano
piccoli monomotore, con il posto
del
pilota all'aperto e con soli
cinque posti per i passeggeri.
Siccome le carlinghe non erano esattamente quelle di oggi, spesso
c'erano
spifferi, per cui i passeggeri venivano dotati di
coperte e
borse dell'acqua calda, per tenersi al caldo, e il rumore dei motori
era assordante, per cui alle persone a bordo venivano consegnata un
po' di
ovatta per le orecchie. Gli aerei erano all'epoca (e in fondo
lo sono stati fino all'avvento delle compagnie low-cost) cosa da
ricchi: un
biglietto costava intorno alle
300-375 lire, che erano più
di uno stipendio medio.
La linea fu un
successo: nel primo anno
garantì
575 collegamenti, per un totale di
1589 ore di volo e
1588
passeggeri trasportati (il Torino-Trieste, con le tappe a Pavia e a
Venezia, durava circa
5 ore).
Il primo volo, il 1° aprile 1926,
è raccontato da
Mario Veronesi in
un bell'articolo apparso su La Provincia di Pavia: "L'idrovolante era un
Cant 10, (un monomotore
da trasporto civile che apparve nella primavera del 1925. Il
prototipo, di costruzione lignea, era dotato di un motore Fiat A 12
bis da 300 cv, azionante un'elica bipala in legno propulsiva). In
quel giorno nasceva l'aviazione commerciale. La cronaca di quel
giorno ci racconta che già dalle prime ore del mattino iniziò a
soffiare su Trieste una forte bora che rese le condizioni del mare
tali da impedire l'operatività degli idrovolanti e fu necessario
utilizzare la base di Portorose per il decollo dei due Cant 10
(pilota Luigi Maria Ragazzi, motorista Giannetti) e (pilota Antonio
Majorana, motorista Ferrari) alla volta di Torino, mentre dal
capoluogo piemontese decollavano i Cant 10 (pilota Mario Ceroni,
motorista Inghingolo) e (pilota Bruno Pascoletto, motorista Casnaghi)
per compiere il tragitto inverso. Alle 11.45 ammarava a Pavia il
primo idrovolante, seguito dopo pochi minuti dal secondo, mentre i
due idrovolanti decollati da Trieste, dopo una sosta a Venezia,
ammaravano nel primo pomeriggio, intorno alle ore 15. Dei quattro
velivoli, solo quello pilotato da Ragazzi avrebbe effettuato nella
giornata l'intero percorso, mentre Majorana, Ceroni e Pascoletto
attardati da modesti incidenti tecnici, avrebbero terminato il
collegamento il giorno successivo. Ma il risultato poteva
considerarsi raggiunto, la fattibilità dei collegamenti aerei era
stata dimostrata e per giunta impiegando degli idrovolanti".
La
linea funzionò fino
alla fine degli anni 40; l'Idroscalo torinese fu
trasformato prima
un ristorante e quindi fu abbattuto. Triste destino.
Ricordo di aver visto l'idroscalo di Torino da bambino e non capivo come un aereo potesse entrarci; parecchi anni dopo ho visto pure quello di Pavia: parecchi anni dopo volevo farli vedere ai miei figli ma non li ho più trovati.
RispondiEliminaE' stato un peccato, almeno quello di Torino potevano conservarlo.