A guerra ormai
finita,
nel 1945, gli Alleati sottoposero le potenze prossime alla
resa a pesanti bombardamenti, a volte del tutto inutili, date le
condizioni dei Paesi, e sempre crudeli contro la popolazione civile.
Pensiamo ai bombardamenti su
Dresda e su
Amburgo, che, nel 1945, a
poche settimane dalla fine della guerra, devastarono le due città tedesche, o
al bombardamento più terribile di tutti, quello su
Hiroshima e
Nagasaki, con la bomba atomica, che, ad agosto 1945, costrinse il
Giappone alla resa.
Anche a
Torino ci furono bombardamenti ormai
inutili, a
poche settimane dal 25 aprile. Aprile porta con sé
anniversari dolorosi, legati alla Seconda Guerra Mondiale e alla Resistenza,
si diceva pochi giorni fa, ed ecco un'altra data molto dura, per Torino.
L'ultimo bombardamento sulla città fu il
5 aprile
1945, poco dopo le 13. L'esercito anglo-americano era già sbarcato
nell'Italia meridionale e dalle sue basi sul Mediterraneo lanciava i
suoi attacchi verso le città del Nord, ancora occupate dai
nazi-fascisti; sorvolando il mare,
gli aerei potevano arrivare sulla
Liguria e sul Piemonte quasi
inavvertiti, lasciando poco preavviso
alla popolazione. Il 5 aprile 1945 fu l'aviazione americana a
bombardare Torino. L'obiettivo era
lo scalo Smistamento di Torino,
nella zona meridionale della città; in precedenza gli Alleati
avevano colpito il Lingotto, l'asse di via Po, le caserme, lasciando
dietro di sé una scia di distruzione e di morte.
Con l'ultimo
bombardamento, avvenuto
70 anni fa a oggi, furono sganciate sulla
città
135 bombe; in soli otto minuti ci furono
70 morti e 128
feriti. Qualcuno ha definito quest'ultimo bombardamento come una
Dresda torinese, una definizione che mi è piaciuta, per il senso di
inutilità e crudeltà che racconta. Casualmente il 70° anniversario
di questo bombardamento
coincide con la Pasqua cattolica, diventa
così un'occasione per rivolgere il
pensiero a tutti coloro che
stanno trascorrendo la Pasqua sotto i bombardamenti o in situazioni
di guerra. Il senso di inutilità della violenza e di impotenza
davanti a una guerra l'ho sentito per la prima volta durante
l'assedio di Sarajevo, negli anni 90. Non è cambiato niente da
allora, non penso che cambierà durante la civiltà umana, un
pensiero
carico di humanitas alle vittime di tutte le guerre.
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