Ho incrociato
Pauta Pot su Facebook e sono rimasta colpita
dalle
sue ceramiche colorate, dai
disegni vivaci di uccelli e fantasie, dal
design di ciotole, spille, tazze. Nella sua pagina Facebook mi
piacciono il suo entusiasmo, la passione con cui condivide tutta la
genesi delle sue ceramiche, dall'intuizione, al disegno, fino alla
speranza che nel forno sia andato tutto bene. Parlare con
Simona
Rivoira, la creatrice che si cela dietro questo nome insolito, è
stata facile conseguenza.
- Da dove arriva il nome che hai
scelto per la tua attività?
E' una mescola di
anglo-piemontese. Pauta vuol dire fango, terra; quando ero piccola
mia nonna mi diceva sempre 'smettila di giocare con la pauta!' Pot
indica in inglese la ceramica. Così, quando ho dovuto pensare a un
nome, mi sono servita dei ricordi della mia terra e ho
internazionalizzato con l'inglese!
- La tua passione per la
ceramica ha radici nell'infanzia?
No, nient'affatto, è anzi
molto recente. A me è sempre piaciuto lavorare con le mani, ho fatto
corsi di sartoria, ho dipinto con colori ad olio acrilici, ho fatto
varie cose. Poi, nel 2010, una mia amica si è iscritta a un corso di
ceramica al tornio, al Cortile del Maglio, a Torino, c'era ancora un
posto libero e mi ha chiesto se mi interessava. Perché no? Ho
pensato e mi sono iscritta. Con il tornio è stato quasi amore a
prima vista, mi sono chiesta quasi subito perché non l'avevo
scoperto prima. La ceramica, però, è un hobby piuttosto costoso.
Dopo un anno, con i risparmi, ho comprato il tornio e ho iniziato a
fare piccole cose e a sperimentare. Un paio di estati fa, non potevo
andare in vacanza ed ero a casa, così ho iniziato a pensare a una
produzione per la vendita.
- E come è andata?
Bene,
sono contenta. Sono successe cose che non mi aspettavo, soprattutto
grazie a Facebook. La pagina su Facebook di Pauta Pot mi è servita
più del sito. Sono maestra d'asilo a Torino, ma abito a San Germano
Chisone; da lì non avrei mai potuto contattare ristoranti o negozi
di Milano, Lecce o Venezia, né avrei mai potuto avere clienti in
Giappone. Ho fatto incontri virtuali davvero belli, che mi hanno
permesso di crescere anche come creativa. I miei processi creativi
sono piuttosto disordinati, nel senso che non seguo una linea di
lavoro ben precisa. Magari sono in giardino a disegnare e mi viene in
mente qualcos'altro. La mia linea di tazze con gli uccelletti è nata
perché stavo disegnando in giardino, c'erano gli uccellini che
cinguettavano e mi hanno ispirato il disegno delle tazze. Con i
clienti il processo creativo si basa sulla collaborazione, spesso c'è
un fitto scambio ed è un lavoro interessante, che mi permette di
capire il gusto e le esigenze di chi compra i miei oggetti.
-
Tra Palazzo Madama, il Museo Accorsi e Prochet 1861, a Torino ci sono, o hanno appena chiuso, mostre sulla porcellana e
sulla ceramica. Credi ci sia un nuovo interesse per questi materiali?
Più che per
la ceramica o la porcellana, a me sembra ci sia un grande interesse
per l'handmade. Non credo sia la crisi economica, evidentemente,
perché se fosse questo, uno andrebbe a comprare da Ikea, che costa
molto meno. E' proprio la riscoperta del rapporto umano, vedere chi
fa l'oggetto che compri. Avere in casa un oggetto fatto a mano da
qualcuno che hai visto, cambia inevitabilmente il rapporto con
quell'oggetto, ne hai più cura, stai più attento: non è stato
fatto in una fabbrica lontana, è stato fatto apposta per te o in
edizione limitata ed, essendo a mano, non sarà uguale agli altri.
-
A proposito del rapporto con i clienti, ti sono successe cose belle,
in questi anni?
Tante, davvero. Ti posso raccontare una cosa
che mi ha molto colpito, tornando all'handmade. Qualche mese fa,
tramite la pagine di Facebook, mi ha contattato un'italiana che vive
in Giappone e mi ha chiesto di preparare i regali di Natale per la
sua famiglia, che vive a Napoli. Per qualche settimana abbiamo
studiato insieme i regali per i suoi parenti, i genitori, le zie,
tutti; io ho realizzato gli oggetti. li ho incartati, come se fossero
regali che stavo facendo io, e li ho spediti a Napoli. Dopo Natale,
questa signora mi ha mandato dal Giappone le foto che i parenti le
avevano mandato con i regali ed è stato bellissimo.
- Nessuna
difficoltà, con questo lavoro?
Una. Il fisco italiano. A me
piacerebbe dedicarmi alla ceramica a tempo pieno, ma molte volte sono
frenata dall'accettare nuovi incarichi proprio dal fisco e dalla
burocrazia, che ti ostacolano, invece di darti una mano. In un Paese
ad alta disoccupazione come il nostro, i creativi dovrebbero essere
sostenuti: ci creiamo un lavoro e magari, con il tempo, potremmo
crearne per altri. E' un peccato.
Pauta Pot è
su
Facebook e ha anche un sito web,
www.pautapot.com
Commenti
Posta un commento