Ci sono date che le dici e pensi automaticamente a un qualcosa che
si è fermato per sempre nella memoria. Dico 4 maggio e penso
automaticamente al Grande Torino. Può essere perché tifo per il
Torino sin da bambina, perché vedo Superga tutti i giorni, uscendo
di casa, e anche Superga è un pensiero automatico, il Grande Torino.
A 66 anni dall'incidente aereo che si è portato via la squadra
più forte e più amata che Torino e l'Italia abbiano mai avuto, al
di là delle simpatie calcistiche, mi colpisce che, in questa mattinata del 4 maggio 2015, #GrandeTorino sia
l'hashtag più utilizzato di Twitter. Non solo i tifosi granata, che propongono foto d'epoca,
video del 4 maggio 2014 a Superga, immagini di Capitan Glik, che
legge stentoreo i nomi dei caduti nell'incidente aereo. Ma anche
tante persone che vagheggiano 'un altro calcio', 'altri valori', 'il
vero sport'; tifosi di altre squadre che rendono omaggio a chi morì
giovane 'perché caro agli dei', perché 'fu fermato nel pieno della
bellezza'. In tanti chiariscono che non tifano per il Toro, ma. E'
emozionante ed è commovente.
Non so se ci sia qualcun altro che
abbia trasformato la data di una tragedia, in un simbolo di orgoglio,
di affetto, di ricordo collettivo. A volte mi sorprende come sia
possibile che non 'odiamo' Superga, per aver fermato la corsa
incredibile di una squadra straordinaria, ma le vogliamo bene, la
guardiamo con affetto, con complicità, con comprensione, per questo
legame indissolubile, che ha stabilito con noi, il 4 maggio 1949.
Probabilmente nessuno, neanche lei, si aspettava, che quella tragedia
aerea non sarebbe mai stata dimenticata e sarebbe diventata
l'appuntamento annuale più atteso dai tifosi. Il tempo non ha affievolito il ricordo, anzi. Non trovate
emozionante, per dire, che dopo qualche importante successo del
Torino, qualcuno, magari nato decenni dopo il 4 maggio 1949, senta il bisogno non di andare in piazza San Carlo,
ma a Superga, per informare gli Invincibili e condividere la gioia
con loro? Ci sono nuovi bambini granata, come lo siamo stati noi, e
c'è ancora un nonno, da qualche parte, a Torino, che sta raccontando
al nipotino la storia di Capitan Valentino, che si tirava su le
maniche e il Toro raddrizzava la partita in un quarto d'ora. C'è
questa memoria che si trasmette di generazione in generazione, che è
così granata e così nostra e ci fa sentire unici e speciali,
nonostante tutto o, probabilmente, proprio per tutto quello che la
nostra storia porta con sé.
Il 4 maggio è il giorno più
granata di tutti, il giorno dell'orgoglio e dell'affetto. Quest'anno
si portano a Superga la prima vittoria di una squadra italiana al San
Mamés, inespugnabile stadio dell'Athletic Bilbao, e la prima vittoria
nel derby, dopo vent'anni di attesa. La cosa bella è che si cerca
sempre di essere all'altezza del Grande Torino, il metro di paragone
non sono mai le altre squadre, ma Capitan Mazzola e i suoi ragazzi.
Non siamo il Grande Torino, nessuno lo sarà mai più, ma quest'anno,
tra San Mamés e derby, gli Invincibili saranno contenti.
La
Messa, a Superga, sarà alle 17. I tifosi granata più esperti
consigliano di salire alla Basilica qualche ora prima: quest'anno,
all'anniversario granata bisogna aggiungere i turisti arrivati a
Torino per l'Ostensione della Sindone.
Commenti
Posta un commento