In hoc signo vinces, non bisogna aver studiato latino per
conoscere questa frase e il suo significato. Siamo nel 312 dopo
Cristo, l'anno della battaglia finale tra Costantino e Massenzio, per
assicurarsi il controllo dell'Impero ormai declinante. Nell'impero
vige la Tetrarchia, voluta dall'Imperatore Diocleziano: ai due
Augusti sono affiancati due Cesari, con una divisione geografica di
potere che permette una certa stabilità nell'Impero sempre più
inquieto.
I problemi sono iniziati nel 306, alla morte dell'Augusto
Costanzo Cloro, padre di Costantino: l'esercito di Britannia proclama
Costantino come nuovo Augusto, ma l'Augusto d'Oriente Galerio, non
apprezza e offre a Costantino di diventare proprio Cesare. Costantino
accetta e lascia il titolo di Augusto d'Occidente a Severo; ma a
Roma, si fa acclamare come nuovo Augusto anche Massenzio, figlio di
Massimiano Erculio, che fu Augusto d'Occidente ai tempi di
Diocleziano. I pretendenti al trono sono troppi e
l'Impero precipita nella guerra civile, dopo gli anni di relativa
stabilità garantiti dalla Tetrarchia.
Per liberarsi di
Massenzio, nel 311 Costantino raduna un grande esercito, formato
anche dai barbari del Nord, e decide di raggiungere Roma.
Attraversate le Alpi, si trova davanti Augusta Taurinorum. Ma tra il
suo esercito e la città ci sono gli uomini di Massenzio, decisi a
difendere Roma e l'Italia dalle ambizioni dell'Augusto proveniente
dal nord. L'esercito di Massenzio è dotato di armi pesanti e si
muove a cuneo. Sono caratteristiche che non sfuggono a Costantino,
che dà ordine ai suoi di disporsi su un fronte molto largo, in modo
da poter chiudere e circondare il nemico e tagliargli ogni via di
fuga. E poi al resto pensano i taurinenses: quando gli uomini di
Massenzio sopravvissuti alla battaglia chiedono rifugio alla città,
Augusta Taurinorum chiude loro le porte in faccia, lasciandoli alla
mercé dei vincitori, e apre, di fatto, le porte dell'Italia a
Costantino.
Superata la città, l'Augusto della Britannia entra in
Mediolanum, batte di nuovo l'esercito di Massenzio a Verona e quindi
si dirige verso Roma, dove batte definitivamente Massenzio, nella
leggendaria battaglia del Ponte Milvio, che apre all'Impero l'ultima
fase di stabilità e ai Cristiani la libertà di professare il
proprio culto.
Le vittorie di Costantino sono strettamente legate
al Cristianesimo, a cui si converte grazie alla madre Elena e a una serie
di segni raccontati dal suo biografo Eusebio da Cesarea. Raccolto in
preghiera, prima della battaglia, Costantino avrebbe avuto una
visione: in cielo gli sarebbe apparsa una croce luminosissima, con la
scritta In hoc signo vinces (traduzione latina del greco Εν
Τουτῳ Νικα, con questo vinci). Non si sa dove l'imperatore
avrebbe avuto questa visione, perché Eusebio non lo riporta, la
tradizione colloca la visione alla vigilia della battaglia del Ponte
Milvio, ma c'è anche una leggenda che dice che la croce apparve a
Costantino sul monte Musinè, che chiude la Valle di Susa e apre alla
Pianura Padana, arrivando dalla Francia, alla vigilia della battaglia
di Torino. Proprio per ricordare questa visione, sul Monte Musinè
c'è una grande croce, visibile anche da Torino, con un buon
binocolo, che riporta, In hoc signo vinces. A perpetuo ricordo della
vittoria del Cristianesimo contro il Paganesimo riportata in virtù
della Croce nella valle sottostante in principio del Secolo IV.
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