Lo skyline delle città medievali italiane era caratterizzato da
alte torri, appartenenti a chiese e a famiglie aristocratiche; il
profilo più famoso è ovviamente quello di San Gimignano, in
Toscana, che ha conservato molte delle sue torri. Torino non faceva
eccezione a questa regola e nel XIV secolo costruì la sua torre più
importante, che l'avrebbe accompagnata fino all'alba del XIX secolo.
Era la Torre civica, conosciuta anche come Torre di San Gregorio, per
la vicinanza all'omonima chiesa. Si trovava all'incrocio di via
Garibaldi e via San Francesco d'Assisi, sul lato sinistro della via,
guardando verso piazza Statuto (dunque sul lato opposto della via,
rispetto all'attuale piazza Palazzo di Città) ed è stato per secoli
il simbolo di un Comune che faticava a trovare una sede.
Dai
disegni arrivati a noi, la torre aveva forma quadrata ed era
rivestita di marmo e pietra; era dotata di orologio e campana, veri e
propri punti di riferimento per la vita quotidiana della città. "Il
suono del corno al mattino annunciava il sorgere del sole; i
rintocchi dell'orologio segnavano le ore; la campana dello studio
chiamava alle lezioni studenti e professori; la campana grossa dava
inizio ai turni di guardia, convocava i consiglieri alle riunioni,
annunciava il cattivo tempo, concludeva la giornata con i rintocchi
di mezzanotte; dall'alto della torre giorno e notte i custodi
vigilavano sulla città, annunciavano disordini e incendi, leggevano
i proclami" si legge in C'era una volta una torre, prezioso libro a
cura di Luciana Manzo e Fulvio Peirone.
Nel XV secolo, la torre
venne ampliata, coperta con lastre di metallo e sulla cima furono
posti un globo dorato, un toro e una croce; il toro seguiva i
movimenti del vento e pare mugghiasse, allo spostarsi. Nel XVII
secolo, in occasione della nascita di Vittorio Amedeo II, la torre
venne restaurata e, tra i vari progetti presentati, il duca scelse
quello che terminava con una forma piramidale ottagonale: "Tra
l'antica base quadrata e la nuova guglia ottagonale, correva una
specie di balconata da cui i trombettieri annunciavano le festività
con squilli di giubilo". Nel Seicento Torino iniziò il grande
rinnovamento della sua immagine urbana, per adeguarla al rango di
capitale del Ducato e all'altezza delle aspirazioni dei Savoia. Il
Theatrum Sabaudiae racconta la Torino disegnata e immaginata dai
Savoia, una tavola è dedicata a una piazza delle Erbe, non reale
(affinché si vedesse l'intera torre, è stato 'cancellato' l'isolato
tra via Garibaldi e piazza Palazzo di Città). Nei piani urbanistici
del Settecento, con la rettificazione e la riqualificazione delle
vie, fu chiaro che la Torre Civica sarebbe stata un problema: quando
fu rettificata via Garibaldi, la Torre si trovò a 'sporgere' nel
nuovo profilo. L'altro grande problema fu che la torre, sempre più
identificata con il potere comunale e simbolo della città, era
staccata dal Palazzo di Città e quasi invisibile nella piazza
Palazzo di Città, costruita come una piazza chiusa, porticata e
lontana. La sua vita, insomma, sarebbe stata complicata. E infatti si
decise di abbatterla per costruirne una nuova tra le
attuali via Milano e via Corte d'Appello. I progetti della nuova
torre arrivati a noi sono molti, tutti caratterizzati da un'estrema
snellezza, divisi a fasce decorative in pietra, marmo e statue,
coronati da statue di figure religiose o dell'immancabile toro.
Non
fu realizzato alcun progetto, però. Nel 1798 i Francesi
conquistarono la città e nei quindici anni di occupazione
trasformarono la sua immagine. Furono abbattute le mura, il vecchio
ponte sul Po fu sostituito da uno più monumentale e di pietra,
l'attuale ponte Vittorio Emanuele, che collega piazza Vittorio Veneto
alla piazza della Gran Madre, fu data nuova sistemazione allo spazio
tra via Po e la riva del fiume, non ancora raggiunta dalla città,
con la realizzaizone di una grande esedra alberata. Fu anche
abbattuta la Torre Civica, in un'operazione che non voleva essere
ostile alla città, ma che aveva una sua coerenza nel raddrizzamento
di via Garibaldi, perseguito dalle autorità torinesi da decenni. I
Francesi furono disponibili alla ricostruzione della torre,
elaborarono anche alcuni progetti, ma non se ne fece niente.
Dell'antica costruzione si salvarono l'orologio, la torre e la
campana; l'orologio fu sistemato sulla facciata di Palazzo di Città,
la campana fu sistemata, praticamente al termine del dominio
napoleonico, sul tetto di Palazzo di Città. I posteriori tentativi
di ricostruzione della torre non ebbero seguito e rimane, all'angolo tra via Milano e via Corte d'Appello, la base in laterizio di quella che sarebbe dovuta essere la nuova Torre Civica.