Oggi a Torino è festa.
San Giovanni
Battista è il
patrono cittadino e non lo è per modo di dire, non è
solo una festa religiosa, ma è un
vero e proprio evento a cui nessun torinese rinuncerebbe, sia laico o credente. Nella
festa si mescolano
tradizioni cattoliche e tradizioni laiche, una
certa
superstizione di origine pagana e una
sana voglia di
divertimento di ogni epoca.
Il 23 giugno c'è una
sfilata storica
e, in serata, uno degli eventi torinesi più importanti dell'anno, il
farò. E' un grande fuoco che si accende in piazza Castello, intorno
a un palo di legno sormontato dall'immagine di un toro:
se il toro
cade verso Porta Nuova, l'anno sarà prospero,
se cade sul lato
opposto, non sarà il migliore anno per Torino. E' superstizione, è
tradizione, è credenza popolare, ma non c'è torinese che la sera
del 23 giugno non voglia sapere da che parte è caduto il toro. Il
24
giugno, Torino si ferma, è giornata festiva, se possibile si fa il
ponte, in tutti i casi si aspettano
i fuochi artificiali, sulle rive
del Po. Il miglior posto per vederli? Piazza Vittorio Veneto, i
Murazzi, i ponti sul Po, il Parco del Valentino, la collina... non
c'è che l'imbarazzo della scelta.
La Festa di San Giovanni ha
tradizioni antichissime, conserva il suo valore religioso, ma è
probabilmente l'
unica festa religiosa cittadina che coinvolge
l'intera città. E' sempre stato così. Nel Medioevo arrivavano anche
i contadini dalle vicine campagne, per partecipare ai giochi, alla
processione e al falò. "Una solenne processione si avviava dalla
Cattedrale al Palazzo Civico, recando l'urna con le reliquie del
Santo; intervenivano il corpo decurionale al completo e i membri
designati dalle famiglie nobili, cui toccava per diritto
l’ambitissimo privilegio di procedere al fianco del clero reggendo
dei ceri accesi. La corsa dei buoi si svolgeva lungo le vie della
città e, più limitatamente, lungo le vie del borgo Dora e ciò
rappresentava lo svago più pittoresco e più gradito. Ad appiccare
il fuoco alla catasta di legno era il figlio più giovane del
principe regnante: questa era posta nella piazza centrale il giorno
della vigilia, creando un enorme falò intorno al quale avevano luogo
interminabili danze allegre e frenetiche" racconta l'Associassion
Piemontèisa
nel
suo sito web.
Perché Torino abbia scelto San Giovanni
Battista come proprio santo patrono, non è chiaro; quello che è
certo è che la scelta fu fatta nell'Alto Medioevo, quando le
tradizioni cristiane si mescolavano con i riti pagani e cercavano di
sostituirli. A questo bisogna attribuire il legame tra i
festeggiamenti di
San Giovanni Battista e il fuoco. La notte tra il 23 e il 24 giugno si
fa coincidere con il
solstizio d'estate, la notte più breve
dell'anno; in epoca pagana era una notte di grande energia e
purificazione, di demoni e superstizioni, perché
la luce per una sola notte vinceva l'oscurità, con tutto quello che segue a livello esoterico, nell'eterna lotta tra bene e male. E la purificazione ha due
elementi essenziali:
il fuoco o l'acqua. Anche in Spagna, dove
la
noche de San Juan è la notte magica per eccellenza, il fuoco ha
grande importanza: sulle spiagge dell'intero Paese si accendono
grandi
hogueras, falò, per illuminare la notte più corta e più
magica dell'anno (tra le varie credenze, se una donna che vuole avere
un figlio salta sette volte le onde, nella notte di San Giovanni,
rimarrà incinta entro l'anno). Stessa tradizione
sulle spiagge dell'Italia meridionale, dove le credenze popolari locali sintetizzano il passato pagano e la dominazione spagnola.
In Piemonte, i falò si accendevano
per cacciare le streghe e per purificarsi, per assicurarsi buoni
raccolti e proteggersi dalle malattie. La notte di San Giovanni porta
con sé varie credenze, tutte legate all'idea che sia il momento
giusto per
liberarsi delle energie negative. Non è una credenza solo
torinese o italiana, in tutti i Paesi in cui il culto di San Giovanni
è diffuso, la notte del 23 giugno è associata a
rituali magici,
legati al fuoco, sia
un falò o una candela, in grado di predire il
futuro e di purificare dalle malattie. Non ci sono solo vari rituali per
le donne che cercano marito o vogliono avere un figlio, ma, ad
esempio, è
la notte giusta per raccogliere le erbe che serviranno
per filtri e pozioni (le noci per preparare il nocillo vanno raccolte
in questa notte); se si scrivono i propri desideri su un foglietto, che
si brucerà con un fiammifero, i desideri si avvereranno; se si
volgono le spalle al mare e si saltano le onde nove volte ci si
libera dalle energie negative. Sono moltissimi i riti di questa
notte, potete averne una prova cercando su Google parole chiave come
notte di San Giovanni,
credenze magia. E tutti sono associati al fuoco
o all'acqua (al mare, soprattutto).
A Torino, il falò ha
tradizioni antichissime, che si perdono nei secoli pagani. Veniva
eretto in piazza Castello, davanti a via Garibaldi e veniva
controllato per tutta la notte dal cavaliere del vicario con i suoi
uomini. "Tutti i Decurioni della città, assieme ai Sindaci e alle
personalità più in vista di Torino, si riunivano in serata nella
Sala del Consiglio di Palazzo di Città: qui appunto avveniva la
stesura dei verbali a noi pervenuti. Sappiamo anche con certezza che
il farò veniva incendiato per tradizione dal Primo Sindaco e in sua
assenza dal Secondo. Alle fascine provvedevano gli uomini di
Grugliasco, come dipendenti della città di Torino, tuttavia perché
non mancasse una nota macabra, si aggiungevano al rogo, capestri di
impiccati dell'annata. I carboni e le ceneri venivano poi donati agli
spazzacamini che stavano vicino alla chiesa San Lorenzo. La notte
trascorreva tra allegre danze e goliardiche bevute, si danzava
attorno al farò formando dei cerchi con le persone che si tenevano
per mano, guidate da re Tamburlando, questa figura oggi può essere
paragonata a quella di Gianduja che guida i festeggiamenti la vigilia
di San Giovanni".
Passata la notte del farò, buoni fuochi artificiali, Torino!
Pubblicato su
Storie torinesi