Tra le attività proposte da
Architettura in Città, il bel Festival organizzato dalla
Fondazione
dell'Ordine degli Architetti che ha animato Torino dal 30 giugno al 4 luglio
2015, ci sono state
visite e passeggiate guidate in cantieri e nuovi
complessi torinesi. Grazie a queste proposte, ho visitato il
cantiere
dell'ex Incet, un bell'edificio industriale adesso in cerca di una
nuova identità, posto nell'isolato tra via Cigna, via Banfo, corso
Vigevano e via Cervino. Fondata
nel 1888 da
Vittorio e Giuseppe
Tedeschi, l'Industria Nazionale Cavi Elettrici Torino (INCET) ha
realizzato per decenni
cavi elettrici, diventano una delle più
importanti realtà industriali di Torino e arrivando a occupare oltre
2mila persone. Alla fine degli anni '60, le attività si spostano a
Livorno Ferraris, lasciando
in abbandono un bell'edificio,
caratterizzato da ampli spazi, capriate in cemento e luce diffusa,
spiovente dall'alto.
Dopo vari decenni di disuso e in una fase
della storia cittadina, che offre un nuovo uso alle architetture
industriali, il Comune ha avviato
un progetto per dare nuova vita
all'ex Incet. L'idea è trasformare il complesso in
un polo di
servizi e di attività creative e innovative, in grado di diventare punto
d'attrazione sia per la Barriera di Milano, il quartiere in cui si
trova, che per l'intera città. Dopo un
lungo processo di bonifica
dell'area, sono partiti i cantieri per la ristrutturazione
dell'edificio. Ed è qui che inizia il bello e, in fondo, la sfida. I
progettisti che hanno guidato la visita hanno spiegato come tutta la
ristrutturazione sia stata fatta
'immaginando' le possibili
destinazioni d'uso. Al momento, infatti, non c'è certezza circa il
futuro dell'ex Incet: in autunno dovrebbe partire
un bando di
concorso per l'assegnazione degli spazi ad associazioni, scuole
professionali, enti vari che siano in grado di presentare
un progetto
innovativo, convincente ed economicamente sostenibile. Nei mesi
scorsi c'è stato un
concorso di idee, che, nella maggior parte delle
proposte, ha immaginato per l'ex Incet un futuro da scuola di
formazione professionale o da spazio per attività culturali.
L'edificio è davvero affascinante, costituito da
5500 metri quadrati, suddivisi in ambienti molto grandi, costruiti intorno a
una grande
navata centrale, con una copertura sostenuta da capriate in cemento
armato e su cui si stanno installando i pannelli fotovoltaici; la
luce diffusa dalle aperture in alto dà una luminosità graduale,
sottolineata dal ritmo delle stagioni. E' probabilmente l'elemento di
maggiore fascino e i progettisti l'hanno immaginata come una
grande
piazza coperta, che, qualunque sia la destinazione delle sale che la
circondano, dovrà rimanere
pubblica.
L'arredamento che i progettisti stanno preparando per questa piazza è
mobile, ci saranno, cioè, fioriere e strutture che potranno essere
spostati, secondo le necessità di concerti, rappresentazioni
teatrali, conferenze.
Ai lati della piazza, una grande navata
venduta a privati, destinata ad attività commerciali e spazi residenziali, e una bellissima
manica a due piani, con sale destinate (forse) ad
attività culturali al piano terreno (i
progettisti hanno immaginato anche sale per concerti e piccole
rappresentazioni teatrali), e con sale
per (eventuali) scuole professionali al
piano superiore. La distribuzione delle sale, che si susseguono una
dietro l'altra, offre anche
prospettive con vie di fuga
fascinosissime. Ogni sala è dotata di piccoli magazzini, dati i
possibili usi a cui potrebbero essere destinati; nei vani delle scale
sono previsti anche ascensori e WC.
Sui lati corti della futura piazza pubblica ci sono spazi dalla destinazione suggestiva. Sul lato di via Cervino è stato previsto
un centro interconfessionale, pensato per le religioni minoritarie a Torino. Sul lato opposto, al piano terra ci sarà
un ristorante/bar, mentre, al piano superiore, si stanno preparando le sale destinate ai
giovani imprenditori seguiti dal Torino Social Innovation, un progetto del Comune, che segue e accompagna le imprese attive nell'innovazione sociale, fino alla loro sostenibilità.
Al termine della visita,
rimangono impresse varie cose. L'impegno di Torino per
valorizzare le
sue strutture industriali, architetture pregiate che non meritano di
essere demolite, non solo per il loro significato nella storia
cittadina, ma anche per il loro stesso fascino architettonico.
La
difficoltà, ma anche la sfida affascinante, che rappresenta
la
ristrutturazione di un edificio così complesso, senza che la sua
destinazione d'uso finale sia ancora chiara. Non sarebbe stato più
facile ristrutturarlo avendo chiaro il suo futuro? ho chiesto a una
delle nostre guide "Immagina un privato che si prende questo
spazio e investe milioni di euro per poterlo utilizzare? Mi creda,
vista la situazione economica, non l'avrebbe fatto nessuno. Noi
abbiamo utilizzato i fondi del PISL, il Programma integrato per lo
Sviluppo Locale, e abbiamo dovuto affrontare grandi difficoltà,
dalla bonifica alla tutela di quello che è un edificio storico".
I lavori di ristrutturazione dovrebbero terminare in
autunno,
poi, con il bando di concorso, la nuova vita dell'ex Incet, in
un'area fascinosissima e tutta da riscoprire. Laddove c'erano
le
fabbriche e i fumi, tra corso Vigevano e corso Venezia, ci sono
adesso le
attività artistico-culturali dei
Docks Dora, il
Parco
Paccei, l'area verde più grande di Spina 4, il
Museo Ettore Fico,
anch'esso in una fascinosa fabbrica ristrutturata, una
Caserma dei
Carabinieri, nello stesso complesso a cui appartiene l'ex Incet. La
città che cambia, senza dimenticare il suo passato e, anzi,
valorizzandolo.