Se frequentate la blogosfera con
un occhio al Piemonte, avrete incontrato qualche volta
Diana
Zahuranec, giornalista statunitense di
Wine Pass e blogger di
Once upon a time in Italy; come racconta nel suo ritratto per il suo blog,
"una volta ho fatto un viaggio in Italia e poi ho fatto di tutto
per poter tornare". Vive in Piemonte, tra articoli, traduzioni e
collaborazioni, ed è lei a raccontare al travel blog
www.adventuresofacarryon.com
cinque edifici insoliti di Torino, con un occhio di riguardo per
l'architettura contemporanea. Cinque edifici che, spiega Diana,
rompono gli schemi, per dimenticare, per un attimo, "i capolavori
barocchi e l'antico quartiere romano".
Il primo edificio che
propone è l'inevitabile
Fetta di Polenta, in via Giulia di Barolo 3:
Casa Scaccabarozzi, costruita da Alessandro Antonelli, con misure
peculiari (27 metri d'altezza e 27 di lunghezza, ma solo 5 metri di
larghezza da una parte e 0,7 metri sul lato opposto), "è
sopravvissuta alle bombe della Seconda Guerra Mondiale e a un
terremoto che nel 1887 ha quasi raso al suolo il quartiere".
A
poca distanza, c'è la
Mole Antonelliana, costruita sempre da
Antonelli "originalmente progettata come sinagoga", poi
rifiutata dagli ebrei, per i costi e l'altezza. Ma "i torinesi,
che avevano visto crescere l'edificio sul loro orizzonte dal primo
giorno, chiesero che fosse finito". Oggi ospita il
Museo
Nazionale del Cinema, "un ascensore di vetro porta i visitatori
a un punto panoramico imbattibile, dopo aver attraversato, al
centro, il vuoto della cupola, che fa drizzare i capelli".
Segnalati
i classici dell'architettura curiosa e inusuale di Torino, Zahuranec
guarda all'architettura davvero contemporanea. E invita a scoprire
Verde 25, in via Chiabrera 25, l'edificio giungla composto da 63
appartamenti residenziali e spazi per uffici. "Balconi curvi e
scale a chiocciola sono costruiti in legno, dando un senso di
artigianale e di casalingo". Le strutture in acciaio "sembrano
crescere tra numerosi alberi, arbusti, fiori e
piante. Ci sono 150 alberi sull'esterno e 50 nel cortile, oltre a
centinaia di altre piante, che proteggono i residenti dal rumore e
dall'inquinamento". Gli alberi producono infatti 150mila litri di
ossigeno all'ora e assorbono 200mila litri di ossido di
carbonio".
Sul Lungodora Siena, c'è il
Campus Luigi Einaudi,
disegnato da Foster e Partners; sono "due edifici collegati da un
grande tetto ad arco, che lascia entrare la luce naturale".
All'esterno gli angoli squadrati lasciano posto alle curve,
all'interno le aule per lezioni e per la lettura sono flessibili alle
esigenze di professori e studenti. "Non è solo un
bell'edificio, ma è anche energeticamente efficiente"
sottolinea Diana, grazie alla riduzione del bisogno della luce
artificiale e a vari sistemi di sostenibilità adottati nella
costruzione.
Il quinto edificio da non perdere è la
Chiesa del
Santo Volto, in via Val della Torre, a poca distanza dal Parco Dora,
costruita "alla convergenza di tre quartieri, San Donato,
Parella, and Madonna di Campagna, dove una volta dominavano i siti
industriali". E' stata costruita da Mario Botta, che aveva già
in mente “la nuova identità della zona”. Le sette torri che la
compongono, e la versione pixelata dell'Uomo della Sindone, posta
dietro l'altare, sono gli aspetti dell'edificio che Diana sottolinea.
Due edifici appartenenti alla storia e all'immagine classica di
Torino, indissolubilmente legati ad Alessandro Antonelli e tre
edifici davvero nuovissimi, che parlano della versatilità di Torino
e del rapporto instaurato con l'architettura contemporanea. Difficile raccontare una città attraverso soli cinque edifici, ma Diana ha fatto una scelta bella e complicata e ne viene fuori una Torino fuori dai soliti
stereotipi. Da riscoprire anche per noi torinesi.
Le foto, dal blog
www.adventuresofacarryon.com