L'architettura contemporanea ha un difetto: i suoi edifici
non
identificano più le città, ma potrebbero essere stati costruiti
ovunque. Un'immagine di un edificio di Venezia ai tempi della Serenissima, della
Firenze rinascimentale o della Torino barocca e si sa subito in quale
città ci si trova, una torre di acciaio e vetro e potrebbe essere a
Dubai, Londra o Buenos Aires. Capita lo stesso al vedere il
Campus
Luigi Einaudi di Torino, sulle rive della Dora: così
estraneo al
contesto in cui si trova, fuori misura persino nei confronti della
collina, che gli fa da sfondo, potrebbe trovarsi a Parigi, Città del
Messico o Sydney e non cambierebbe niente.
Ma, a parte questo
difetto tipico dei lavori delle archistars odierne, il Campus Luigi
Einaudi è probabilmente
la più bella costruzione dell'architettura
contemporanea a Torino (secondo una classifica del 2014 della CNN, è
una delle 10 sedi universitarie più belle del mondo); è un altro
difetto di molta architettura contemporanea, estranea alle tradizioni
costruttive delle città che le ospitano, ma, indipendentemente da
questo, di grande fascino e magia.
Il Campus è stato costruito
nell'area industriale ex Italgas, davanti alla Dora e a poca
distanza dalla Mole Antonelliana, ospita le
Facoltà di
Giurisprudenza e Scienze Politiche ed è stato progettato da
Norman
Foster, uno dei più importanti architetti britannici contemporanei.
E' costituito da
sette edifici di grandi vetrate, uniti da u
n tetto
unico e grandioso, che marca le immagini dall'alto di Torino e che ha
un ruolo indispensabile nel
risparmio energetico dell'edificio. E'
stato infatti costruito in modo da garantire un
rapporto ottimale tra
soleggiamento e ombreggiamento delle facciate: in questo modo, si
è ottenuto il
risparmio dell'aria condizionata durante l'estate e il
comfort interno in tutte le stagioni; un comfort che ha permesso di
realizzare numerose postazioni per lo studio
vicino alle vetrate, a
contatto visivo con gli esterni. Per dare qualche numero
sull'importanza di costruzioni attente al risparmio energetico:
l'integrazione tra l'illuminazione naturale e quella artificiale
permette un risparmio energetico
del 20%, la centrale che fornisce
calore e fresco a tutta la struttura garantisce una riduzione dei
consumi
del 15-20%.
I sette edifici del campus hanno una
superficie totale di
14mila metri quadrati, per
70 aule, previste per
8mila studenti; c'è anche una biblioteca da
620mila volumi, dedicata
a Norberto Bobbio. Gli spazi interni, luminosi e moderni, hanno gli
stessi obiettivi delle strutture esterne: il risparmio energetico e
l'impatto ambientale. Tutte le
strutture in legno, siano il soffitto
della biblioteca o la pavimentazione della Sala Laurea, rispettano
gli standard del
Forest Stewardship Council, che vogliono evitare la
deforestazione e garantire un impatto ambientale minimo. Attenzione
anche all'i
solamento acustico, con la costruzione di pareti che
arrivano ad abbattere il rumore di 48 dB, garantendo dunque le
attività interne da rumori molesti come il traffico.
Le
caratteristiche costruttive per il risparmio energetico e il basso
impatto ambientale sfuggono ovviamente ai frequentatori del
complesso, che rimangono colpiti dalla disposizione degli edifici, a
formare anche
una grande piazza centrale interna rotonda, e dal
tetto, bianco, sinuoso e continuo.
La piazza rotonda ha
giardini e panchine, è dotata di
opere d'arte e
piccoli sentieri tra le aiuole, spazi per la socializzazione e per
l'attesa. Ci sono stata qualche giorno fa, per un corso della
Formazione continua dell'Ordine dei Giornalisti e, al camminare senza
fretta tra studenti e sculture, mi venivano in mente
certe atmosfere
di Berlino, alle spalle di Potsdamer Platz, e non mi stancavo di
fotografare le ombre del tramonto autunnale sulle pareti vetrate del
campus, affascinata. Certi complessi andrebbero visti solo
all'interno, senza pensare al contesto in cui si trovano.