L'
housing sociale è uno dei fenomeni
più interessanti di questa nostra epoca. Le
disuguaglianze sociali
sono in aumento, così come le
difficoltà economiche di quella che
era un tempo la classe media europea. La casa, che sembrava
un'emergenza degli anni delle grandi immigrazioni interne, dal Sud al
Nord del Paese, è tornata a essere un'urgenza, date le migliaia di persone che, per la perdita del lavoro o per i redditi troppo bassi,
vengono espulse dalle proprie abitazioni. L'housing sociale, nato nel
Nord Europa qualche tempo fa e introdotto negli ultimi anni anche in
Italia, offre una
risposta temporanea a chi ha perso la casa e sta
ricostruendo la propria vita. A Torino ci sono già
diverse
esperienze di questo tipo, in una collaborazione tra pubblico e
privato sempre meno inedita.
Nel weekend, il 24 ottobre 2015, è
stata inaugurata l'Housing Sociale
Giulia, una residenza temporanea realizzata
tra
via Cottolengo e via Cigna dall'
Opera Barolo, in concorso con altre
realtà cittadine, all'interno di quella che è una vera e propria
cittadella torinese della solidarietà e della pietas. A poca
distanza dal complesso dell'Opera Barolo, attiva dal XIX secolo,
grazie al lavoro instancabile degli ultimi marchesi di Barolo,
Tancredi e Giulia, ci sono infatti il
Cottolengo e il
Sermig,
entrambi impegnati, anche loro, a offrire assistenza e aiuto alle
fasce più disagiate della società.
Casa Giulia conta su
48 appartamenti, tutti belli e ben arredati, che saranno
destinati a persone in difficoltà per
un massimo di 18 mesi; oltre
alle residenze temporanee ci sono
spazi di accoglienza e servizi
comuni per gli abitanti. E non solo, ci saranno anche
assistenza e
percorsi per aiutare le persone a reinserirsi nel mondo del lavoro. Per questo Casa Giulia
si rivolge sì a persone con
redditi bassi, ma anche "con un
alto potenziale personale e una significativa intenzionalità a
riconfigurare se stesse in vista di un miglioramento della condizione
lavorativa".
Le parti in comune, dalla hall fino ai
corridoi, sono abbellite da un immenso
wall painting,
Rhythm and
Form, firmato dall'artista inglese
David Tremlett, con la
collaborazione degli studenti dell'
Accademia delle Belle Arti di
Torino; la romena
Cornelia Badelita ha invece realizzato il Fiore di
Loto, che nasce in acque stagnanti e dal quale sboccia la casa: è il
logo dell'Housing. I lavori artistici sono stati curati da
Gabi
Scardi, una delle massime esperte di arte pubblica in Italia.
Il
progetto ha richiesto un investimento di
4 milioni di euro, di cui
900mila finanziati dalla Regione Piemonte; per realizzarlo, l'Opera
Barolo si è
indebitata, per la prima volta nella sua storia. Una
storia che affonda le radici
nel XIX secolo, come si diceva, quando i
marchesi Tancredi e Giulia, sostenuti da
un'incrollabile fede
cattolica, hanno iniziato a occuparsi degli ultimi di Torino. Nel
1823, la marchesa comprò un'area da risanare, tra le attuali via
Cigna e via Cottolengo, e lì iniziò a realizzare
i suoi progetti
di accoglienza, che continuano ininterrotti da allora. "La prima
casa è il 'Rifugio', il luogo per proteggere e fortificare le donne
che provenivano da esperienze tragiche,
in primis dalle carceri seguirà il 'Rifugino' per le bambine abbandonate,
'che non avevano nulla e non erano di nessuno'. Duecento persone
sottratte ad ingranaggi pericolosi per il loro futuro, la cui vita
acquistava un senso con l’istruzione, la professionalizzazione, lo
sviluppo delle competenze relazionali e l'incontro pieno e profondo
con i principi dell’umanesimo cristiano" spiega il comunicato
stampa dell'opera Barolo.
Duecento anni dopo, Housing Giulia si
inserisce in questo solco, offrendo
accoglienza e aiuto alle persone
in difficoltà
del nuovo secolo. Per saperne di più, sul lavoro
dell'Opera Barolo e sul progetto Housing Giulia, c'è il
sito web
http://www.operabarolo.it/
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