FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Casa Fenoglio-Lafleur, un gioiello del liberty torinese

Ci sono posti delle nostre città che sappiamo che esistono, custodiamo in un angolo del cuore e continuiamo ad andare da altre parti. Poi, i casi della vita vogliono che all'improvviso troviamo a vederli spesso, spessissimo, e diventino rassicuranti, come Superga, "sono quasi arrivato" e, senza neanche saperlo, suscitano un sorriso e buonumore. Mi succede con la Casa Fenoglio-Lafleur, uno dei più begli edifici del liberty torinese, in corso Francia all'angolo con via Principi d'Acaja. Da qualche tempo, la vedo spesso e non mi passa mai la voglia di fotografarla, di dirle ciao, di pensare quanto sia bella Torino, in tutte le stagioni che la sua storia millenaria ha portato fino al nostro tempo. Se arrivate dal segmento di via Principi d'Acaja nel quartiere Cit Turin, in direzione corso Francia, la Casa Fenoglio-Lafleur chiude l'orizzonte, tra gli alberi di corso Francia, dando un'idea di come il senso della prospettiva si sia impossessato degli architetti torinesi sin dagli insegnamenti di Filippo Juvarra.


L'edificio fu costruito dal geniale architetto dell'art nouveau torinese Pietro Fenoglio: doveva essere la sua casa-studio, ma la abitò per poco tempo, la vendette all'imprenditore francese Lafleur e da lì il doppio nome con cui è nota. Casa Fenoglio-Lafleur. Se non fosse per la decorazione fiorita e rigogliosa, l'edificio potrebbe sembrare la tipica costruzione torinese ad angolo, con il bowindow a sottolineare la posizione angolare (quanti edifici di via Pietro Micca e dell'eclettismo ottocentesco hanno adottato questa soluzione?). Ma Casa Fenoglio colpisce per i suoi colori chiari, il rosa, il celeste, il verde pastello, così insoliti a Torino eppure così armoniosi nella sua architettura. E poi l'esplosione delle decorazioni, che non stonano nella città sabauda, e, anzi, le rendono omaggio. Il bow-window regala vetri coloratissimi, segnati dalle linee sinuose del ferro battuto, che obbligano a chiedersi quale magia dev'essere la luce all'interno, filtrata da un tale gioco di vetrate. Il ferro battuto è anche protagonista dei leggerissimi balconcini dell'ultimo piano della costruzione, mentre il bow-window è sormontato da un balconcino che è un'esaltazione della linea curva.


Il fregio dell'edificio è di nuovo un omaggio all'art nouveau, con fiori, luci e colori, le finestre sono sormontate da delicate decorazioni in litocemento; sono linee curve, decorazioni esuberanti, una sorpresa per lo sguardo, in ogni stagione dell'anno. L'interno di Casa Fenoglio non è visitabile: l'edificio è passato di mano varie volte e adesso ospita uffici e appartamenti privati. I libri e gli articoli ad essa dedicati, raccontano come Pietro Fenoglio abbia progettato personalmente tutti i dettagli di quella che sarebbe stata la sua casa, memore della lezione di Filippo Juvarra: il portone interno ligneo, la scala esagonale che distribuisce gli spazi, le chiambrane lignee delle porte. Non si possono ammirare, rimane il fascino irresistibile degli esterni, così sorprendenti e così torinesi.


Commenti