"Tra qualche anno, qui nessuno
saprà più che cosa è stato e
cosa ha significato Borgo San Paolo"
mi hanno detto qualche giorno fa, alla Fondazione Merz, riferendosi alle opere di trasformazione in corso nel quartiere. La prova l'ho
avuta a pochi isolati di distanza, dove il
grande stabilimento della
Lancia è stato sostanzialmente abbattuto per fare posto a un nuovo
spazio residenziale, chiamato
Parco San Paolo, in cui rimangono solo
due maniche delle antiche fabbriche, ristrutturate per ospitare loft
e negozi. Siamo nell'isolato compreso
tra via Lancia, via Caraglio,
via Monginevro e via Issiglio,
piazza Robilant è a pochi passi, il
grattacielo della Lancia, pure lui ristrutturato e ancora in cerca di
acquirenti e vocazione, veglia da poco lontano. E' il
cuore di Borgo
San Paolo, il quartiere torinese,
rosso e operaio per eccellenza,
molto prima di Mirafiori.
Il progetto di riqualificazione
riguarda
60mila metri quadrati, di questi circa 41mila saranno destinati
a edifici residenziali, 17mila ad attività miste, siano terziario,
commercio o tempo libero. Al centro dell'intervento c'è la creazione
di una sorta di viale pedonale, che attraverserà tutto l'isolato, da
via Lancia a via Monginevro, senza però rispettare il
tessuto urbano
esistente. Sebbene pedonale, il viale, infatti, non sarà la
'prosecuzione' ideale di via Genola, infrangendo così
una delle
norme non scritte dell'urbanistica torinese, secondo la quale non solo non
esistono vie curve, ma si rispetta, per quanto possibile, l'idea dello
scacchiere romano di
vie diritte e perpendicolari.
Intorno a questo
nuovo asse, che taglia in due l'isolato, sorgeranno
i nuovi edifici,
costruiti
nella parte settentrionale dell'area, tra via Caraglio, via
Monginevro e via Issiglio. Su via Caraglio ci saranno le costruzioni
più alte, già realizzate, che arrivano
fino a 10 piani, su via
Issiglio, le costruzioni più basse e più vicine, come dimensioni,
ai palazzi esistenti. Si tratta di
edifici moderni, di architettura
non particolarmente interessante, dotati di tutte le caratteristiche
oggi considerate indispensabili
per la compatibilità ambientale: la
certificazione di Classe A, che garantisce l'isolamento massimo per
il risparmio energetico, i pannelli solari, che sfruttano la luce del
sole per produrre energia, il teleriscaldamento con impianto
centralizzato, la ventilazione degli ambienti con recupero del calore
e vari altri comfort.
Nella parte meridionale dell'isolato, due
maniche dell'antico stabilimento della Lancia, opportunamente
ristrutturate, saranno trasformate in
loft e spazi commerciali,
separate tra di loro da giardini pubblici e spazi per il tempo
libero. A fare da
cerniera tra la parte residenziale e quella
ludico-commerciale, dovrebbero esserci
due torri che chissà se la
crisi immobiliare, portata dalla crisi economica, farà costruire.
Nei
rendering il progetto appare
bello e interessante, forse le torri
sono
incombenti su spazi pubblici che chissà se il sole toccherà
mai, forse ci sono
troppe case e troppe persone, per così poco
spazio; rimane la sensazione che sia un progetto un po'
estraneo al
tessuto urbano in cui è inserito e con
legami quasi inesistenti con
il passato industriale dell'area: ci saranno targhe o spazi che
ricorderanno cos'era la Lancia e
cosa ha significato Borgo San Paolo
non solo nella storia di Torino, ma in quella d'Italia? Il quartiere
rosso e antifascista, che ha offerto la
resistenza più strenua e più
orgogliosa al nazi-fascismo, spazzato via dai nostri giorni, affamati
dal debito pubblico e disposti alle speculazioni edilizie. La vita e
la storia
proseguono e così come si sono portati via
i templi
romani e
le torri medievali, comprensibile che portino con sé anche
le testimonianze e le tracce della Torino operaia. Ma.
La bambina camminava in via Lancia, andava alla scuola Santorre di Santarosa, mentre iniziava la costruzione del
RispondiEliminagrattacielo. Abitava in via Isonzo, dove prima c'erano i nonni, e ora solo più lui, il caro nonno dipendente della
Venchi Unica. Il suo papà lavorava alla Grandi Motori, ve la
ricordate? La bambina ha vissuto l'infanzia nel borgo, i suoi
ricordi sono nitidi e struggenti. Che dire ora? Si passa di lì, si guarda, con un nodo alla gola e gli occhi lucidi.
Bel ricordo, commovente, peccato sia anonimo :) La bambina, dovesse tornare su questo blog, sarà sempre benvenuta, data la sua sensibilità e i suoi ricordi, ma speriamo con il suo nome. Grazie per il commento, in tutti i casi
EliminaTutto cambia, inevitabilmente... Ma come conserviamo le cattedrali e i palazzi storici, perché non riusciamo a conservare pure i quartieri storici, almeno nelle loro parti essenziali ?
RispondiEliminaCiao a tutti!ma la fabbrica abbandonata adesso che fine farà?x ora è rifugio di abusivi (visti entrare coi miei occhi). Pensare a spazi di co-working o locali per aperitivo in modo da riqualificare la zona senza tirar su palazzoni ma riqualificando le strutture esistenti?utopia?
RispondiEliminaSono decisioni che non toccano a Rotta su Torino :) qui racconto i progetti in corso in città: a volte funzionano, a volte la crisi ha causato ritardi. Quello che ho capito è che ci sono sempre tanti componenti da considerare e non sempre è possibile realizzare quello che si vorrebbe. L'utopia deve fare quasi sempre i conti con la realtà (e le risorse)
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