Quando studiavo Architettura,
Erasmus era agli esordi e proponeva
corsi solo in Germania e nel Regno Unito, non c'era
Internet,
Autocad era agli albori (pochissimi di noi sapevano usare il computer) e non c'erano i
social. A vedere un progetto come il
Laboratorio Didattico organizzato dal Dipartimento di Architettura e
Design della mia antica Facoltà, con la collaborazione di
la
Repubblica, un po' di sana invidia per gli attuali studenti di
Architettura viene naturale.
Per
tre mesi, un gruppo di
sessanta
studenti, guidati dal professor
Giovanni Durbiano, ha elaborato una
serie di progetti per l'area della
Città della Salute,
interrogandosi su
eventuali nuove torri e rendendo i
lettori di la
Repubblica partecipi alla progettazione. L'area in cui verrà
costruita la Città della Salute, in zona Lingotto, accanto al
grattacielo costruito da Massimiliano Fuksas per la Regione Piemonte,
è stata scelta dagli studenti
tra le quattro in cui è possibile
costruire nuove torri (le altre tre sono Porta Susa, accanto al
grattacielo di Intesa San Paolo, Spina 1, di fronte all'igloo di
Mario Merz, e piazza Mirafiori). La
cosa interessante di questo
progetto è che il laboratorio non si è limitato a elaborare
progetti
avulsi dalla realtà, per il gusto dell'
architettura pura,
come succede in genere, ma si è interrogato
sulla loro reale utilità
e ha permesso agli studenti di
confrontarsi anche con la realtà,
oltre che con l'architettura astratta e difficilmente realizzabile.
Così nel progettare una torre hanno dovuto interrogarsi anche
sui
finanziamenti che sarebbe stato possibile raccogliere, sulla sua
reale utilità in rapporto con i costi,
sulla sua capacità di
entrare nell'immaginario cittadino. Anche per questo il rapporto con
i lettori di
la Repubblica è stato molto importante.
Insieme,
studenti e lettori, si sono interrogati
sul tipo di strutture da
progettare: tante torri, per lasciare molto spazio libero al verde e
alle attività pubbliche, o poche torri, per un'edilizia più diffusa
nel lotto considerato?
Densificazione o dispersione? Come scrive il
professore Durbiano nei suoi interventi su
la Repubblica. E poi,
quale forma dare alle torri, quali rapporti tra i vari edifici
necessari alla Città della Salute, siano essi gli ospedali veri e
propri o i residence per gli studenti e per i familiari dei malati?
Il continuo rapporto con i lettori ha permesso di individuare
diverse ipotesi di lavoro, ricordando anche la storia di Torino:
gli
isolati,
la centralità della piazza urbana,
la piastra verde,
la
città villaggio. Alla fine del laboratorio, sono stati elaborati
18
progetti che potranno essere votati dai lettori
sulla pagina Facebook di la Repubblica.
Ma, avverte Durbiano
sulle pagine del quotidiano, "la
scelta non va posta sulle dotazioni che i progetti offrono, ma
sugli
immaginari che innescano. I progetti sono un insieme di disegni,
testi e numeri che definiscono un contratto tra una serie di attori
coinvolti nella trasformazione. Definiscono come le torri stiano in
piedi, quanto verde sia pubblico, a quanto ammonti il costo
dell'intervento, e così via. Nel gioco della scelta del
progetto più bello si dovrà quindi, per necessità, dare per
assunte tutta una serie di variabili che scontate non sono affatto. E
confinare i criteri della scelta dentro
la seduzione di un racconto
ridotto a una sola immagine. E' un gioco duro, perché appiattisce
un prodotto complesso a una sua unica rappresentazione iconica. Ma
questa durezza non è una caratteristica della sola arena di questo
Laboratorio, spesso è
costitutiva del dibattito pubblico sulle
architetture. Tentare di giocare alla partecipazione pubblica nel
progetto di trasformazione urbana comporta, per i progettisti, la
scelta di
ridurre il racconto di progetto a una sua versione
contenibile nei canali di comunicazione dati (e quindi l'immagine
singola); ma anche, per chi valuta, la consapevolezza che
il progetto
non è interamente contenuto in quella immagine. E che tanti e
diversi sono i luoghi in cui prendere posizione. Questa articolazione
dei luoghi della decisione è una degli aspetti essenziali della
democrazia contemporanea. E il suo rispetto, da parte di progettisti
amministratori e cittadini, costituisce
una presa di posizione
politica".
E non so, al leggere di queste proposte, al vedere
le implicazioni che hanno nella nostra vita, allo scoprire l'idea e l'immagine di una città dietro un progetto,
mi appassiono
all'Architettura, come
mai mi è successo in Facoltà. Se volete
partecipare a questo gioco, scegliendo la possibile immagine futura
della Città della Salute,
non perdetevi neanche il blog, Torri a Torino, in cui il
Laboratorio Didattico è stato raccontato. Si capisce perché sento
una sana invidia per i giovani studenti contemporanei di
Architettura?
Le immagini appartengono alla gallery messa a disposizione da
la Repubblica, al link già indicato. Se posso dirlo,
il mio progetto preferito è il numero 14, per l'originalità delle torri, che mi fa pensare a Madrid, per gli ampi spazi a verde e per i tetti a prato, che mi fanno pensare alla Scandinavia, per il cielo grigio scelto, che mi sa di Ardenne, per il contrasto tra cielo ed erba, che mi fa pensare all'Irlanda. Ed è Torino.
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