Mi impressiona sempre moltissimo vedere
le fotografie di qualche decennio fa dell'attuale Parco Dora: un
paesaggio
industriale da fine Ottocento in pieno XX secolo, con le architetture
pesanti, le ciminiere, i binari per i trasporti interni e verso
l'esterno. Vengono in mente le
industrie pesanti tedesche, lo stile
di vita degli
operai inglesi, ricordato in tanti romanzi britannici.
Impressiona soprattutto la convivenza tra la città e le sue attività
produttive
più inquinanti. Erano
solo pochi decenni fa e sembra
passato un secolo: è cambiata la nostra
sensibilità verso
l'ambiente e verso la
sostenibilità delle nostre attività economiche, è
cambiato lo stile di vita occidentale, che non si basa più
sull'industria pesante e chissà verso quale
modello sta andando
(ieri Rai News ha proposto un interessantissimo servizio sulla
società prossima ventura in cui i robot e le macchine realizzeranno
la maggior parte del lavoro e gli esseri umani avranno più tempo:
per cosa e con quali sistemi economici di sopravvivenza? Questa la
sfida del futuro).
In quest'area, che sorge adesso
accanto alla
Spina 3 e che fino a pochi anni fa era separata dal centro e dai
quartieri orientali dirimpettai dalla
ferrovia, c'erano gli alti
forni della Fiat, la Michelin, le Officine Savigliano, tutte
industrie dell'
acciaio senza le quali l'economia cittadina non
sarebbe sopravvissuta. Io ricordo, le rare volte che passavo su corso Mortara,
l'impressione di essere in un brutto film della
grande periferia
operaia americana: le ciminiere con il fumo e il grigio sembravano
non essere Torino e percorrere via Livorno, con le industrie su un lato e sull'altro era un'
esperienza singolare. Un'impressione che mi piace come è raccontata
dall'utente Censin,
su skyscrapers.com: "Il fumo! Era la
dominante di tutta l'area delle Ferriere, quel fumo denso, che
copriva il sole (la prima volta che arrivai nella zona, era a maggio
del 1964, arrivando col tram 14 improvvisamente il sole, che
splendeva in quel giorno sereno senza nuvole, imboccando corso
Mortara si era improvvisamente eclissato, lasciando il posto a quella
"fumana" spessa); ben visibile dalla collina, dal Monte dei
Cappuccini come dal colle della Maddalena, la "nuvoletta"
eternamente stagnante in quel posto.."
Nessun altro quartiere torinese è stato così
pesantemente segnato dall'industria pesante, sia Mirafiori, nato intorno alla grande fabbrica operaia per eccellenza, la Fiat, sia Barriera di Milano, la cui struttura è stata condizionata dalla presenza degli stabilimenti (e mi ricordo che da bambina sapevo che era mezzogiorno grazie alle sirente delle fabbriche dei dintorni, in Barriera). Erano altri tempi,
un'altra cultura, un altro modello sociale.
Era il XX secolo, molti
di noi lo ricordano, e adesso, in un'altra sensibilità economica, sociale e ambientale, c'è
uno dei Parchi più belli della
città, un gioiellino che la città dovrebbe curare e terminare, per trasformarlo in una
vera e propria attrazione turistica: là dove vedete il verde e le case, c'era l'industria pesante di Torino.
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