FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

La Galleria Grande e la Galleria Beaumont, imperdibili capolavori sabaudi

Si trovano in Residenze Reali differenti, a vari km di distanza, ma sono state costruite più o meno nello stesso periodo e con un obiettivo simile, anche se la storia ha assegnato loro destini diversi. La Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale e la Galleria Beaumont del Palazzo Reale di Torino (ospita la preziosissima Armeria Reale) sono due delle opere architettoniche più belle che abbia mai visto in una Residenza Reale, italiana e straniera. Non bisogna essere turisti per riscoprirle di tanto in tanto e, se si è turisti, si aggiungano alla lista delle cose da vedere a Torino, perché non lasceranno indifferenti e possono essere uno dei più bei ricordi architettonici della città.

La Galleria Grande, che in tanti chiamano sempre la Galleria di Diana, fu costruita da Filippo Juvarra a partire dal 1716 su un impianto già esistente progettato da Michelangelo Garove per collegare il corpo centrale della Reggia con gli edifici della manica meridionale, comprendente anche gli appartamenti dell'erede al trono e la chiesa di Sant'Uberto (in realtà collegava, trasversalmente, anche il cortile d'onore con i Giardini Sud e dalle sue finestre offre ancora oggi magnifiche viste sui giardini, chiusi, sul fondo, dalle Alpi). Doveva essere, per l'appunto, un semplice collegamento, è diventata uno dei simboli della Reggia di Venaria e il suo posto più bello. Il merito è soprattutto della sua decorazione e della luce spettacolare che la illumina e, in qualche modo, la definisce. Immaginatevi una sala lunghissima, ben 80 metri, larga 12 e alta 15 metri, chiusa sui lati corti da due esedre, che danno l'accesso agli altri ambienti; sui lati lunghi, invece, ben 44 grandi finestre, con 22 ovali (rettangoli all'esterno) sulla volta, danno una luminosità senza pari, la vera grande protagonista del fascino di questa galleria. E' la luce che si arrampica sugli stucchi, sui bassorilievi, sulle lesene, li esalta e li sottolinea. Sono decorazioni raffinatissime, che rendono omaggio a re Carlo Emanuele III e che sono stati realizzati lungo tutto il Settecento, dagli artisti di Juvarra prima e da quelli nella squadra di Benedetto Alfieri poi. In essi si raccontano le virtù del re, con gli attributi del Potere e del Governo, le Arti e le Scienze, la Terra e il Mare, secondo le allegorie in voga in quel secolo e in quella cultura; a scandire il ritmo ci sono anche le doppie lesene che incorniciano le grandi finestre e che si inseguono con motivi a roselline anche nella volta, scandendone gli spazi. Un gioiello di stucchi, ritmo e luminosità che è tra le cose migliori del Barocco italiano, per l'equilibrio che raggiunge, e che colpisce tutte le volte per la magia che riesce a creare, a qualunque ora del giorno e con qualunque tempo riservino le stagioni.

Galleria Grande Venaria Galleria Grande Venaria

E' un gioiello anche la Galleria Beaumont, che fu costruita negli stessi anni della Galleria Grande, dopo un paio di incendi devastanti a metà del XVII secolo. E fu ancora una volta la mano geniale di Filippo Juvarra a definirne gli spazi. La Galleria Beaumont faceva parte di una manica molto più lunga, che partiva dal corpo centrale di Palazzo Reale per collegarlo a Palazzo Madama; dopo gli incendi, questa lunga galleria venne 'spezzata' con la creazione di diversi ambienti: le stanze verso Palazzo Reale che ospitano l'attuale Gabinetto cinese, la Galleria Beaumont, il Rondò di collegamento e la Galleria, oggi mancante, che portava a Palazzo Madama. Filippo Juvarra, che volle portare qui una Galleria della Regina, definì la decorazione della volta, disegnando gli stucchi dorati, che avrebbero delimitato, a loro volta, gli affreschi realizzati da Claudio Francesco Beaumont. Sono affreschi di tema mitologico, che ripercorrono il mito di Enea. Gli architetti che seguirono Juvarra, a partire da Benedetto Alfieri, progettarono e realizzarono per la Galleria una serie di statue, quadri e vasi che hanno trovato altra sede: la Galleria fu profondamente ristrutturata da re Carlo Alberto, che la 'svuotò' di opere d'arte, per trasformarla nell'Armeria Reale, in una fantastica sequenza di cavalli e cavalieri, con grandi vetrine di armi, che in qualche modo esalta anche gli stucchi e gli affreschi della magnifica volta.

Galleria Beaumont Galleria Beaumont

Come la Galleria Grande di Venaria, anche la Galleria Beaumont è scandita da alte finestre che si affacciano da una parte verso Piazzetta Reale e dall'altra verso i Giardini Reali. Ma la sua luminosità è stata trattata in modo diverso. Della Galleria Grande colpisce la luce bianca, che arriva a cercare ogni decorazione per esaltarla e per sottolineare gli elementi architettonici, rendendoli protagonisti assoluti, della Galleria Beaumont colpisce il tripudio sontuoso di colori degli affreschi e degli stucchi dorati che definiscono i loro spazi. Osservare entrambe, dalle estremità di uno dei lati corti, osservare la loro prospettiva, così limpida, e ammirare il diverso trattamento delle decorazioni, della luce, dello spazio, in epoche più o meno contemporanee, è un'esperienza da non perdere (e se si è a Torino, da ripetere, di tanto in tanto).


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