La
Palazzina di Caccia di Stupinigi,
pochi km a sud di Torino, è un vero e proprio
unicum in Europa, non
solo per questo
ritmo incalzante di maniche concave e rettilinee, che
accompagnano come una danza fino al trionfo del salone centrale e del
cervo che lo sovrasta, ma anche per il
grande Parco che la circonda,
in cui i sovrani sabaudi e i loro ospiti sfogavano la passione per la
caccia.
Costruita
nel XVIII secolo da
Filippo Juvarra per il
loisir
della Famiglia Reale, la Palazzina condiziona anche
il disegno del
territorio che la circonda: gli a
ssi prospettici che da essa partono,
siano quello centrale, visibile arrivando da Torino, o quelli
delineati dalla Croce di Sant'Andrea del suo nucleo centrale,
si
riflettono nel disegno delle rotte di caccia all'interno del Parco,
creando un continuo rimando del suo legame con il territorio. E' un
sistema, che lega
l'architettura, il territorio e il paesaggio, unico in Europa e che una bella visita guidata, organizzata a
ottobre dalla
Biennale Creare Paesaggi della
Fondazione per
l'Architettura di Torino, ha permesso di leggere da un punto di vista
sia storico che contemporaneo. Il Parco che circonda la Palazzina
aspira infatti a diventare
un punto di riferimento culturale,
turistico, economico e gastronomico, traducendo
nel XXI secolo la sua
storia plurisecolare.
Filippo Juvarra aveva immaginato la Palazzina di
Caccia immersa nel verde, con un grande asse prospettico verso
Torino, che la rivelava piano piano ai viaggiatori, mano a mano che
si avvicinavano, e che continuava poi verso sud, fungendo da
asse
simmetrico del cosiddetto Parco storico, il giardino oggi visitabile
con il biglietto d'ingresso alla Palazzina. Un giardino
recuperato e riaperto al pubblico solo recentemente. Era composto da
grandi aiuole simmetriche delimitate da ligustro, secondo il gusto del Settecento, e si
concludeva in maniera insolita, con uno
spazio di forma
rotonda, che
la moda romantica dell'Ottocento trasformò poi in un
bosco, dotandolo anche di un laghetto, con cui si ruppe la simmetria della
composizione juvarriana. L'
effetto d'insieme, ammirato dalla
scalinata del Salone centrale, doveva essere di
grande impatto: una
simmetria perfetta e un
grande asse visuale che accompagnava fino
alle Alpi maestose, a chiudere l'orizzonte. Per questioni di sicurezza il
Parco storico non può essere visitato completamente, si può
arrivare fino all'inizio del grande cerchio conclusivo: il bosco
ottocentesco e il laghetto, dotato anche di una piccola isola, non
potranno essere visitati fino a quando gli alberi non saranno messi
in sicurezza (e non ci sono date certe circa la realizzazione del
progetto).
Tutt'intorno al Giardino interno della Palazzina sorge
il
Parco Naturale di Stupinigi, una vera e propria
oasi della natura,
che dovremmo riscoprire tutti, residenti e turisti, conoscendone però
la storia. Anche il Parco è un
unicum: sappiamo che è stato
concepito da Juvarra per assecondare la passione per la caccia dei
Savoia e dei loro ospiti, sappiamo che fu disegnato secondo assi che
ne condizionarono lo sviluppo. Quello che sappiamo meno è che fu
costruito dal geniale siciliano su un
territorio dall'intensa storia
precedente: siamo tra Torino e le valli alpine, in un'
area
strategica sin dall'antichità per il controllo dell'ingresso in
Italia e per questo dotata di un
sistema difensivo di grande forza,
che partiva dalla Novalesa e arrivava fino a
Castelvecchio, passando
per il
Castello di Parpaglia (questi ultimi due all'interno del
Parco); preesistente all'intervento juvarriano era anche tutto un
sistema di
cascine fortificate, alcune delle quali ancora oggi
esistenti e attive, all'interno del Parco.
Il disegno dell'architetto
siciliano quasi ignorò il
substratum del territorio e inventò un
Parco straordinario, dotato di rotte di caccia per il piacere dei
sovrani,
ricco di flora e di fauna. Nel Parco ci sono una
novantina di specie di uccelli, la maggior parte delle quali nidificante nel territorio: tra loro ci sono il nibbio bruno,
il falco pellegrino, il picchio nero; ci sono anche
mammiferi,
anfibi,
rettili, tra cui il capriolo, il rospo smeraldino, la
lucertola muraiola, che contano anche sulla
ricchezza di acque del
territorio. Juvarra ignorò il territorio esistente, ma
non lo
distrusse: cascine e fortificazioni contribuiscono a fare del Parco quel sistema unico in Europa a cui
accennavo all'inizio. Il Parco di Stupinigi non è solo
un territorio
da conservare, ma è
un territorio vivo, che
produce e che si
inserisce nella nuova attenzione verso i prodotti a km 0; alcuni
edifici sono stati trasformati in
ristoranti e bed & breakfast,
che offrono accoglienza in un intorno naturale di grande bellezza, a
pochi km da Torino. Gli operatori economici, agricoltori, allevatori, ristoratori, albergatori, si sono riuniti
nell'Associazione Stupinigi è, che intende valorizzare
le capacità
produttive del territorio: tra i primi progetti realizzati c'è
la
filiera della farina di Stupinigi, che produce "pane
di qualità a lievitazione naturale con pasta madre, utilizzando
farina di grano tenero coltivato nei campi di Stupinigi".
E
poi c'è la possibilità di
passeggiare in bicicletta, a cavallo, con
trenino apposito, lungo le rotte della caccia amate dagli antichi re
sabaudi. Ci si trova in
stradine di terra battuta, immersi
in boschi
di ontani e querce, tra frassini e pioppi, ad ascoltare
i suoni della
natura, ad attraversare
piccoli canali gorgoglianti, mentre di tanto
in tanto
fanno capolino le Alpi, si incrociano runners, famiglie in
bicicletta pronte a un pic nic.
La parte più bella, però, è sulla
Torino-Pinerolo, ormai chiusa al traffico e utilizzata soprattutto da
chi ama la bicicletta. Era la
continuazione ideale dell'asse centrale
della Palazzina di Caccia e passeggiarvi adesso, avendo da un lato i
l
paesaggio piemontese di campi coltivati e cascine di laterizi, avendo
alle spalle
le Alpi innevate e davanti, che si avvicina mano a mano,
la
grande Palazzina juvarriana e il suo cervo, è semplicemente
bellissimo.
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