Per celebrare i
20 anni
dall'inserimento delle
Residenze Sabaude nella lista dei beni
Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO,
Turismo Torino ha preparato
Reali Sensi, una serie di
percorsi e itinerari ad hoc nelle antiche
dimore, che offriranno una chiave di lettura originale e curiosa,
attraverso i cinque sensi,
vista, olfatto, udito, tatto o gusto (a marzo e ad aprile,
il senso da scoprire sarà la vista). Tra Torino, Canavese, Langhe e Granda,
nel progetto sono coinvolti il Castello del Valentino, i Musei Reali,
il Museo Nazionale del Risorgimento, Palazzo Madama, Villa della
Regina, (tutti a Torino), gli Appartamenti Reali de La Mandria e la
Reggia di Venaria (a Venaria Reale, Torino), il Castello di Govone
(CN), il Castello di Moncalieri (TO), il Castello di Racconigi (CN),
il Castello di Rivoli (TO), il Castello Ducale di Agliè (TO), la
Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO).
Ieri Turismo Torino ha organizzato per giornalisti e blogger
una sorta di
anteprima in
cinque residenze, Palazzina di Caccia di
Stupinigi, Villa della Regina, Museo d'Antichità dei Musei Reali,
Appartamenti Reali de La Mandria e Castello di Rivoli, ognuna scoperta in base a uno dei
cinque sensi.
Avreste mai pensato di
visitare le splendide sale barocche della
Palazzina di Caccia di
Stupinigi pensando all'
olfatto, ai profumieri di Corte, alla (non) cultura
dell'acqua e alle essenze che accompagnavano la vita quotidiana? Con
Profumi? Non sempre..., la visita inizia tra i
profumi di cioccolata,
nocciola e caffè, che introducono alle passioni di corte, si passa
poi a scoprire come il
rapporto con l'acqua fosse piuttosto
complicato, anche per l'infondata paura che potesse trasmettere
malattie, a cominciare dalla
temutissima peste: pensate che i neonati venivano cosparsi di polvere
di molluschi o di corna di bue, affinché fossero chiusi tutti i
pori, e poi avvolti in strette fasce. Gli
odori causati da un
rapporto così scarso con l'acqua erano
coperti dai profumi, a base
di fiori e frutti, portati in piccoli ciondoli al collo o cosparsi in
fazzoletti e in ventagli. La
sensibilità agli odori doveva essere
molto diversa dalla nostra, viene da pensare nel Salone Centrale, con
i suoi affreschi e i suoi assi visuali juvarriani, immaginandolo
popolato da damine profumate, mentre in qualche sala laterale si
consumavano cioccolata e pasticcini, in uno stile di vita che univa
raffinatezze inusitate, in contrasto con il
senso dell'igiene. La
presenza dei figuranti dell'
Associazione Le vie del tempo, con i
costumi settecenteschi e i gesti di dame e cavalieri, tra ventagli e
fazzolettini profumati di violetta, dà un'idea anche visiva di
quello che doveva essere la corte sabauda nel XVIII secolo e lascia
nelle narici un
persistente profumo di rose e violette.
Villa
della Regina, che fu costruita nel XVII secolo per volere del
Cardinale Maurizio, figlio cadetto di
Carlo Emanuele I e
cognato avversario della prima Madama Reale,
Cristina di Francia,
mostra il raffinato stile di vita degli uomini di corte. Prelato per
volontà dinastica, più che per vocazione, Maurizio di Savoia era un
uomo
colto ed elegante, che si riuniva con letterati e artisti
nell'
Accademia dei Solinghi, per discutere di filosofia, politica e
cultura, come
in un cenacolo romano e
nel senso più alto dell'otium
caro ai latini. Nella sua Vigna, appena sopra la Gran Madre, la
visita di Sensi Reali esalta soprattutto la
vista e non poteva essere
altrimenti. Siamo in pieno Barocco,
l'età delle sorprese e della
meraviglia, degli assi visuali che segnano il territorio e
sottolineano il potere sabaudo, dell'illusione ottica come gioco e
sorpresa.
Vero o falso: la verità apparente della vista... scopriamo
l'inganno... dimostra come
tutto sia un'illusione sin dalla magnifica
Sala Centrale, in cui passa il lungo asse visuale che parte dal
Palazzo Reale per arrivare fino alla monumentale esedra che chiude i
giardini. Le decorazioni sono affrescate, il
trompe l'oeil dilata gli
spazi e a volte li inventa, con una
doppia funzione, da una parte la
meraviglia dell'osservatore, dall'altra il risparmio nei materiali
(una colonna disegnata costa meno di una in marmo, per ovvie
ragioni). Il gioco del
trompe l'oeil, del vero e del falso ritorna
nel gabinetto cinese, dove un finto pannello separa le varie scene di
vita cinese, dando loro, sorprendentemente, continuità. L'illusione
ottica ha il suo momento più alto
nel giardino, dove Filippo
Juvarra, che disegnò la residenza del Cardinal Maurizio, gioca con
le linee verticali delle architetture, per aumentare nell'osservatore
la sensazione di monumentalità e distanza dei padiglioni.
Ai
Musei Reali c'è stata forse
la visita più curiosa delle cinque: il
Gusto ai tempi dei romani. E come si può scoprire, oltre che con gli
affreschi o con gli oggetti trovati nelle tombe o nelle
domus?
Incredibilmente
nelle discariche romane ritrovate negli scavi! Del
resto, se le discariche moderne parlano di noi, perché non possono
farlo quelle romane? E al
Museo Archeologico la ricostruzione di una
discarica parla di anfore e vasi, di ciotole e materiali che aiutano
a ricostruire la storia del cibo. Poi, lungo la visita, altri
vasi,
ampolle e anfore raccontano il rapporto con il cibo, che poteva
essere complicato per i neonati senza il latte della madre, che
prediligeva la carne di maiale nelle nostre latitudini, che non
disdegnava il
garum, un condimento a base di pesce vagamente somigliante alla pasta di acciughe. La visita
si conclude con
un laboratorio divertente: la realizzazione di un
piatto della tradizione romana; a noi è toccato il
Moretum, con
finocchio, ruta, menta, coriandolo e levistico da pestare in un
mortaio (immaginatevi che profumo è venuto!), la ricetta vuole
l'aggiunta di formaggio fresco per amalgamare il tutto, ma noi siamo
volati nella
Caffetteria di Palazzo Reale, per un pranzo da Gerla, a
base di agnolotti con plin, insalata russa e dolce al cioccolato, in un clima
rilassato e gradevole, tra atmosfere sabaude e sapori contemporanei.
Nel pomeriggio,
la visita per me più sorprendente, quella agli
Appartamenti Reali de La Mandria, in cui
re Vittorio Emanuele II e la
Bela Rosin vissero
come due borghesi il loro amore proibito. Sono
appartamenti di
eleganza ottocentesca, costruiti sopra le scuderie, con soffitti bassi e
cassettonati, con saloni che si susseguono raffinati e coloratissimi
grazie alle
vivaci tappezzerie originali (questa Residenza Reale è
l'unica che conserva le carte da parati originali ottocentesche e,
credetemi, sono
uno dei suoi più preziosi elementi di fascino!); ci
sono quadri e allegorie che fanno riferimento
all'amore impossibile
tra un nobile e una plebea, che esaltano la bellezza muliebre delle
popolane; traspira la vita tranquilla e gentile di un re meno rozzo
di come lo racconta la Storia e di una donna più intelligente e tosta di quanto racconti la Storia. Immaginatevi quest'amore proibito
e solido, fieramente avversato da Camillo Benso di Cavor, che voleva
Vittorio Emanuele II risposato con qualche colta principessa
d'Oltralpe, mentre nell'aria suonano
le musiche dell'Ottocento,
risorgimentale e non, da Chopin a Verdi o Mercadante. E' un
elegante tocco in più alla storia d'amore più chiacchierata del
Regno, negli anni dell'Unità d'Italia: l'
udito è un senso da non sottovalutare.
Le cinque visite dei
Sensi Reali si sono chiuse al
Castello di Rivoli, dove, in fondo,
tutto è iniziato: è stato qui che
Emanuele Filiberto ha fissato la
sua residenza in attesa di entrare a Torino, subito dopo il ritorno
nel suo Ducato, è qui che è nato suo figlio,
Carlo Emanuele I. E
nel salone in cui il futuro Duca è nato c'è oggi
un grandioso igloo
di Merz, quasi a sancire il legame tra il millenario castello (le sue
origini risalgono al Medioevo) e la sua nuova funzione di
Museo
d'Arte Contemporanea. Il Castello è
grandiosamente affascinante: al
suo aspetto hanno lavorato alcuni dei più importanti architetti
sabaudi e molto si deve all'intervento
di
Filippo Juvarra. Si susseguono sale di grandi dimensioni con
magnifici affreschi sulle volte, spesso
coloratissime grottesche,
che in Piemonte ritornano in varie residenze nobiliari; con colonne,
bassorilievi e installazioni contemporanee, che esaltano il
tatto, il
senso scelto per la nostra visita. Ho amato, in particolare, l'ultima
sala, grandiosamente spoglia e scarna, che esalta così una
preziosissima volta in laterizi,
con gli archi di scarico, anch'essi in mattoni, ben a vista.
Ecco, se a ogni
visita, breve a causa dei tempi ristretti di
5 Residenze per 5 Sensi
in un giorno, ho pensato "Devo tornare per vederla con calma"
al Castello di Rivoli è stata una certezza:
da rivedere, per
assaporare con calma, questa
mescola preziosa tra storia sabauda e
arte contemporanea, e con un senso indispensabile come la
vista, quello
davvero
irrinunciabile. Dopo queste 5 visite, che mi hanno riempito
gli occhi di storia e cultura, arte e fascino, creatività e
intelligenza, non ho dubbi.
Reali Sensi ha un sito web in cui
prenotare le varie visite, che possono essere a pagamento o inserite
nel biglietto d'ingresso (sono gratuite per i possessori della
Royal
Card): su
www.residenzereali.it,
trovate
tutte le informazioni, con il
calendario degli appuntamenti e
le
tariffe.
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