Sebbene chiusa nella sua cinta muraria
quadrata,
Augusta Taurinorum aveva frequenti rapporti con il
territorio circostante e la
Dora era già il fiume delle
attività
economiche cittadine. Ma non solo. Sin dall'espansione ottocentesca
della città, soprattutto intorno alla riva
settentrionale del fiume, sono state trovate
tombe più o meno monumentali, che
testimoniavano la presenza di una
necropoli, lungo la strada che
portava a Milano. Una prova eccezionale di questa destinazione del
territorio è arrivata pochi anni fa, grazie alla costruzione della
nuova sede della Lavazza, la Nuvola di
Cino Zucchi, in via Bologna.
Durante gli scavi delle fondamenta, nell'angolo
tra corso Palermo
e via Ancona, è stata trovata una
basilica paleocristiana, intorno
alla quale c'era una vera e propria
necropoli. La chiesa era a
navata
unica, con un'abside finale, era lunga circa 20 metri, per una
larghezza di 12 metri, aveva dunque
dimensioni piuttosto importanti
per l'epoca (IV-V secolo dopo Cristo) e per le dimensioni di Torino.
All'interno e all'esterno della chiesa c'erano numerose tombe; dalla
forma e dall'eleganza degli edifici funerari, uno dei quali dotati
di pavimentazione in pietra e di abside, si deduce che fossero
riservati a
personaggi benestanti e importanti di quell'epoca in cui
Torino iniziava a cristianizzarsi. Il complesso venne abbandonato
intorno al X secolo, le tombe furono svuotate e gli edifici diventarono
una sorta di cava a
cielo aperto, con materiale utilizzato per altre costruzioni. A noi è
arrivato un sito archeologico di circa 1600 metri quadrati, 400 dei
quali sono sotto la sede della Lavazza.
Cosa fare di questa
eccezionale scoperta, a pochi passi dal cuore di Torino, in un'area
densamente popolata e tra due arterie di comunicazione decisamente
trafficate? La Lavazza, che ha fatto della sua 'torinesità' uno dei
suoi punti di forza, ha collaborato con la
Soprintendenza Archeologia
del Piemonte e con la
Città di Torino, affinché il patrimonio
affiorato non rimanesse estraneo ai torinesi e ai turisti della
città. Sin da subito si è pensato che, una volta studiate le
strutture e messi in sicurezza i percorsi interni, l'area
archeologica
dovesse essere fruibile; la Lavazza ha anche
modificato
il proprio
progetto originario, spostando la rampa di discesa al
piano inferiore, che era stata prevista esattamente dove sono stati
scoperti i resti archeologici. Il
nuovo progetto, preparato in
accordo con la Soprintendenza, prevede che le
antiche strutture murarie siano
riparate da una
tettoia, sulla quale verrà posto
un manto verde, il
giardino della Nuvola. Lungo il marciapiede di corso Palermo e via
Ancona, l'area archeologica sarà protetta da
una parete di vetro,
che permetterà ai passanti di
osservarla (verrà anche adeguatamente
illuminata), così da avere un'idea di questa necropoli
paleocristiana; d'accordo con la Soprintendenza saranno realizzati
anche
percorsi di visita, per scoprire il complesso dall'interno.
L'alzato dei muri degli edifici funerari
non è significativo, ma è
sufficiente a dare un'idea del loro impianto architettonico; laddove
è necessario si stanno facendo
parziali ricostruzioni, anche con la
grafica e gli
strumenti multimediali, così da dare ai torinesi
un'immagine il più completa possibile di questo tesoro
paleocristiano.
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