Parco
Dora, ancora lui. Quello che ha
tutte le potenzialità per essere
uno
dei parchi post-industriali più belli d'Europa, sta diventando piano
piano il simbolo del
declino dell'Italia e dell'incompetenza della
sua calsse dirigente. Doveva essere una sorta di polmone verde con
evidenti tracce del passato industriale, dal
suggestivo capannone, dove un tempo c'erano gli alti forni e adesso gli impianti sportivi
per i giovanissimi, ai
gioci d'acqua, che dovevano ricordare gli
impianti di raffreddamento, dalla
collina verde, con l'ampia valle che
doveva contenere le eventuali piene della Dora alla
piazza alberata,
che doveva segnare il confine aperto con l'Environment Park. Era un
Parco
ambizioso, all'altezza degli omologhi che stavano sorgendo
nella Ruhr tedesca, percorsa dagli stessi processi di
deindustrializzazione. Invece.
La sua costruzione è stata
costellata da
difficoltà di bilancio, di soldi stanziati e poi
deviati
verso altre città dai governi di centro-destra. Non ancora concluso,
per quelle
lentezze burocratiche che stanno uccidendo l'Italia, si è
trovato ad avere evidenti
problemi di manutenzione, con fortissimi
tagli al bilancio. Tempo fa ho partecipato a una
passeggiata urbana
con gli architetti del paesaggio e gli agronomi che hanno seguito i
lavori del Parco: sono stati loro a raccontarci che il bilancio per
la manutenzione delle aree verdi si è ridotto in questi anni di
crisi
a un quarto. "Con le risorse economiche che abbiamo, se
riusciamo a tagliare l'erba un paio di volte l'anno è pure tanto"
avevano commentato e chissà se era un'iperbole. Il risultato si
vede: nell'area Michelin
i roseti e i fiori che coloravano il
giardino convivono adesso con l'erba alta e le piante parassite; nell'area Ingest, accanto alla chiesa del Santo Volto, le
fontane
hanno lasciato il posto prima all'acqua stagnante e adesso,
addirittura, all'assenza d'acqua. Un degrado che questo Parco, nato
con le intenzioni più belle, non meritava.
Qualche giorno fa il
Comune ha annunciato
nuove operazioni di manutenzione, che però
ridimensioneranno il fascino del Parco. Verranno
risistemate le
panchine vandalizzate, verranno
messi in sicurezza i muri sul lato di
corso Umbria e, soprattutto,
verranno chiusi i canali che
caratterizzavano l'area Vitali e che si muovevano intorno ai pilastri
slanciati verso il cielo. Non è un'operazione inaspettata: sin dalla
loro costruzione questi canali un tempo pieni d'acqua, a ricordare le
bealere che percorrevano il territorio intorno alla Dora e che
contribuirono alla sua industrializzazione, avevano creato molte
perplessità. Erano a livello della
superficie della terra e senza
protezione, così molti genitori avevano iniziato a lamentare che i
figli potessero finirci dentro (controllarli, i piccoli?), altri
cittadini avevano paventato il pericolo di finirci dentro in
bicicletta (e infatti un pensionato che c'è finito dentro, invece di
prendersela con se stesso, che andava in bicicletta dove
evidentemente non era in grado di andare, ha fatto causa al Comune).
Per evitarsi problemi, il Comune prima li ha prosciugati quindi ne ha
addolcito il letto e adesso ha deciso di chiuderli, privando
quest'area
dell'idea più originale e di parte del suo fascino.
Nel
calendario dei lavori di primavera del Parco Dora torna anche
la
ormai leggendaria stombatura della Dora, promessa da 10 anni e mai
realizzata. Ce la faremo questa volta? Il Comune ha assicurato che
l'area Valdocco, ancora allo stato selvaggio, sarà presto oggetto dei
lavori di riqualificazione, tra i quali c'è anche la stombatura del
fiume. Ma a questa promessa si crederà solo quando si vedrà
finalmente l'acqua della Dora. Per ora rimane la sensazione di una
grande occasione persa a Torino, tra crisi economica, disinteresse e
incapacità della classe dirigente, torinese e italiana.
PS In
questo blog tendo a non parlare delle cose negative di Torino, perché
ci sono tante pagine in cui manifestare il proprio
scontento, qui mi piace segnalare
le cose belle della città, quelle
che la rendono originale e meritevole di visite, conoscenza e
approfondimenti. Ma sono sempre stata una fan del Parco Dora, per
come era stato concepito, per come doveva diventare, avendo visto
analoghe operazioni in Germania, e mi spiace davvero che, nonostante
le sue grandi potenzialità, sia stato così
trascurato e non sia
stato trattato come
uno dei posti di cui essere più orgogliosi nella
Torino del XXI secolo.
Ben vengano le critiche, sopprattutto quando sono così ben motivate.
RispondiEliminaGrazie, Alessio, tendo a non criticare senza formulare le ragioni e tendo a essere sempre ottimista. Spero che il Parco Dora venga presto trattato come merita, che ci siano le risorse per terminarlo e, soprattutto, per la sua manutenzione :)
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