E'
successo che pochi giorni fa ero a
Palazzo Reale e all'uscita,
su
piazzetta Reale, non ho potuto resistere alla tentazione di una foto
verso piazza Castello, perché si potrà vedere 10mila volte, ma il
colpo d'occhio di quell'architettura omogenea, con l'
asse prospettico
chiuso da Porta Nuova, fa sempre il suo effetto e pazienza per la
Torre Littoria che non c'entra niente a sinistra. E neanche 48 ore
dopo
@ludwigcultura ha pubblicato su Twitter
una foto del 1904,
scattata più o meno dalla stessa posizione (io ero al piano terra,
sul portone di Palazzo Reale, la foto dev'essere stata scattata dal
primo piano).
È
la stessa piazza, si riconosce immediatamente:
da un lato la mole di
Palazzo Madama con la
facciata juvarriana, la
cancellata con i
Dioscuri di Pelagio Palagi a separare piazzetta
Reale e piazza Castello, l'
architettura omogenea di piazza Castello.
Ma è proprio da quest'architettura che le differenze tra oggi e un
secolo fa si fanno evidenti. Il ritmo delle aperture più serrato, la
presenza più vistosa degli abbaini, il tratto più marcato delle lesene
angolari, un certo sapore più popolare, nelle finestre aperte e nei balconi più abitati. L'assenza della
Torre Littoria dà
un altro senso delle
proporzioni della piazza, rendendo più monumentale l'ingresso in
via Roma. E anche via Roma, prima dello sventramento e la ricostruzione, sembrava
più vivace e forse più popolare, dalle
facciate apparentemente più vissute di quanto siano
adesso.
Rimane,
impeccabile e immutabile, la
prospettiva chiusa dalla
stazione di Porta Nuova e la
statua equestre di Emanuele Filiberto,
che, in piazza San Carlo, inguaina ancora la spada, per lasciare la guerra e dedicarsi al suo Ducato. Il più importante
asse visuale barocco, quello che guarda verso sud, verso la pianura e l'infinito (non ci sono né le Alpi né la collina a chiuderlo), fa convergere tutte le linee prospettiche sulla statua del suo principe, quello da cui tutto è iniziato, a rendere
bellissimo e rassicurante il passare del tempo. Tranquilla, Torino, tutto cambia, puoi sventrare vie e palazzi, circondarmi di auto e poi di turisti, ma io rimango qui, a vegliare perché tu non ti perda mai e possa sempre riconoscerti.
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