La Torino immaginata dal
Movimento 5
Stelle inizia a prendere forma, con la
revisione del Piano
Regolatore, che ha guidato le
grandi trasformazioni urbanistiche
degli ultimi vent'anni. Un comunicato stampa diffuso dal Comune
illustra la Torino che verrà, "una città
multicentrica, che
riqualifichi le periferie,
scongiuri la ghettizzazione sociale,
sostenga gli
insediamenti produttivi esistenti e ne incentivi la
localizzazione di nuovi,
valorizzi e tuteli le risorse ambientali, la
ricchezza storica architettonica e paesaggistica, compresa quella
industriale, privilegiando la manutenzione del patrimonio edilizio
esistente,
limitando il consumo di suolo".
L'Amministrazione
Comunale intende promuovere "una vera e propria operazione di
'
manutenzione straordinaria'", avendo presente che quando il
Piano Regolatore di
Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti è stato
approvato, le condizioni e le prospettive economico-sociali della
città erano ben diverse da quelle attuali: "All'atto della sua
approvazione, si ipotizzava una capacità insediativa teorica di 1.141.500 abitanti. Un dato
fortemente sovradimensionato: al
31 dicembre scorso erano infatti iscritti all'anagrafe cittadina
888.921 residenti" spiega il vicesindaco Guido Montanari "Al
momento di essere adottato lo strumento urbanistico, nel 1995, Torino
viveva la transizione verso una città post-industriale. Erano già
evidenti gli esiti del
declino del settore manifatturiero con i
processi di delocalizzazione di molte attività legate all'industria
dell'auto e al suo indotto. I
vuoti urbani hanno rappresentato
anche una
risorsa, consentendo attraverso la trasformazione di 6 dei
10 milioni di metri quadrati disponibili delle
aree dismesse, una
rinascita della città, con un disegno che traeva il principale
motivo ispiratore dalla
copertura della trincea ferroviaria in un
processo che ha ridefinito anche
identità e vocazioni, individuando
accanto a quelle produttive funzioni quali
il turismo e la cultura.
Ma si tratta di un piano che prevedeva la rinascita della città a
partire dalle aree industriali, dallo sviluppo del mercato edilizio e
dal marketing urbano come attrattore di investimenti anche a scala
internazionale. Con una visione improntata alla
certezza di un
costante sviluppo economico e con un conseguente sovradimensionamento
di capacità edificatorie. Oggi occorre prendere atto di queste
tendenze operando un
deciso ridimensionamento della capacità
insediativa. Si tratta inoltre di un
piano pensato in un'
ottica prettamente normativa, con prescrizioni
di dettaglio, inadeguate a gestire i rapidi mutamenti imposti dalle
condizioni economiche che hanno implicato l'approvazione di numerose
variazioni urbanistiche: ben 556 dal dicembre 1995 a oggi. La
revisione si baserà sulla verifica dello
stato di attuazione del
Piano e sul c
ensimento del patrimonio immobiliare inutilizzato, ai
fini della
promozione e pianificazione del loro riuso e della
riqualificazione".
Guido Montanari, architetto e docente di
Storia dell'Architettura Contemporanea alla Facoltà di Architettura
del Politecnico di Torino, oltre che Assessore alle Politiche
Urbanistiche di Torino, sostiene che "in una visione davvero
moderna, la città deve essere anche il
luogo della ridistribuzione e
delle opportunità per tutti. Accanto a pianificazione della
mobilità, delle infrastrutture, delle strutture produttive, del
commercio e alla tutela delle aree libere e verdi al centro della
operatività del Piano regolatore vi è innanzitutto il
rispetto del
contesto urbano, del patrimonio storico e paesaggistico, la tutela
delle risorse ambientali, la riqualificazione architettonica e
funzionale, la cura del disegno urbano e degli spazi pubblici".
Cambiate le condizioni economico-sociali, cambiato il colore
della Giunta e, dunque, cambiati i valori che guidano il futuro di
Torino, Montanari conclude: "Considerando che oltre il 60% del
territorio comunale al 2013 risultava già essere urbanizzato, è
indispensabile
salvaguardare il suolo libero residuo attraverso la
riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, limitando la
realizzazione di nuove edificazioni in aree libere e verdi,
salvaguardando le aree libere periurbane agli usi agricoli attraverso
il riconoscimento e la tutela delle aziende agricole. Altrettanta
attenzione verrà posta all'emergenza abitativa, prevedendo
adeguate quote di Edilizia Residenziale Pubblica. Nel processo di
formazione delle scelte daremo
ampio spazio al confronto e al
coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni di categoria, delle
associazioni ambientaliste e degli enti territoriali. Le valutazioni
e il confronto saranno estesi all'intero ambito della Città
Metropolitana".
Sono argomenti interessanti, sono
proposte diverse da quelle con cui eravamo abituati a immaginare la città, hanno una loro coerenza, sarà bello
seguirne gli sviluppi.
Commenti
Posta un commento