Nell'articolo della scorsa settimana, ho raccontato cosa, secondo me, è
indispensabile vedere a Siviglia. In questo, scriverò della
Siviglia
che amo, quella da
scoprire lentamente, perdendosi a zonzo nelle sue
strade.
Il mio quartiere prediletto di Siviglia è il
Barrio
de San Lorenzo, nel centro storico e a nord della Cattedrale; vi si arriva attraverso tre piazze consecutive, Plaza Duque
de la Victoria, plaza de la Concordia e plaza de la Gavidia, la più
interna al Barrio e già parte della sua anima, più silenziosa delle
due precedenti, condizionate dalla presenza di El Corte Inglés. Tutte e tre le piazze sono
definite sul perimetro dagli
aranci e sono dotate di
panchine in
ferro battuto, su cui in primavera è gradevole stare seduti a fare due chiacchiere e osservare la dolcezza della vita
sivigliana (in plaza del Duque, tutti i finesettimana c'è anche il
mercatino hippy, con monili e accessori spesso artigianali, vera chicca per i turisti). Il cuore del quartiere è la
plaza de San Lorenzo, su cui si affacciano l'omonima chiesa (se la trovate aperta
fiondatevi dentro, non apre quasi mai) e la chiesa del
Jesús del Gran
Poder, che all'interno ricorda il Pantheon romano e che è famosa perché
qui si sposano generalmente i toreri sivigliani. Soprattutto, conserva la statua del Jesús del Gran Poder, il
Señor de
Sevilla,
una delle più belle statue lignee del Cristo dolente del
Calvario che abbia visto e una delle più attese durante la
Semana
Santa (esce dalla chiesa nella
Madrugá, nella stessa notte delle star
della
Semana Santa, le
Esperanzas de Triana e de la Macarena). Prima
della crisi, questa piazza brulicava di gente, grazie ai bar aperti,
che servivano
tapas e conversazioni a tutte le ore, adesso chissà quanto ci vorrà per rivederla al
suo antico splendore. Ma da qui potete perdervi verso ovunque.
La
lunga
calle de Santa Clara, di case basse e bianche, nel più puro
stile andaluso, termina davanti al Convento di Santa Clara, che
ricorda, nelle sue architetture, gli
edifici coloniali (Siviglia fu
il
porto delle Americhe per secoli, molte sue chiese hanno ispirato
gli analoghi edifici religiosi di Latinoamérica).
Calle Juan Rabadán porta al
Guadalquivir, lungo il quale si può
passeggiare grazie al moderno
Paseo de Juan Carlos I; è una
passeggiata tranquilla, allo stesso livello del fiume, tra canneti,
aree verdi attrezzate, ciclisti, famiglie e rari turisti; consente di
apprezzare quanto il
Guadalquivir sia vissuto dai sivigliani, tra
jogging e piroghe; porta fino al
Puente de Triana, già
nel centro storico, attraversando un giardino prediletto dagli
studenti, per studiare al sole
nel primo caldo di febbraio. Un po'
prima, però, potete attraversare il
Ponte del Cachorro, sia per
andare a visitare la
Cartuja, che ospita il
Museo Andaluso di Arte
Contemporanea, sia per scendere sull'altra riva del fiume e
passeggiare nel
Giardino Americano, costruito per l'Expo del 92 e
dotato di centinaia di specie provenienti da Oltreoceano. Al suo
interno, a pochi metri dalla riva, sulle acque del fiume, c'è una
lunghissima passerella di legno, che permette di vedere il
Guadalquivir da vicino e non so quante foto ho scattato da lì, tutte
le volte. Sono posti da visitare
senza la fretta del turista mordi e
fuggi, ma per godersi tutte le sfumature dello
slow tourism.
Se,
ancora a San Lorenzo, prendete calle Juan Rabadán verso oriente,
finite nell'
Alameda de Hércules, una lunga piazza alberata
recentemente ristrutturata, su cui si affacciano
numerosissimi locali
e ristorantini aperti fino alla
madrugada, le prime ore del mattino.
Di qui prendete una qualunque strada verso Est e davvero
perdetevi.
Viuzze,
patios, balconcini in ferro battuto, fiori alle finestre,
baretti e negozietti di artigiani.
Siviglia allo stato puro,
soprattutto quando all'improvviso vi appare una chiesetta che sembra
niente e conserva raffinatissimi
retablos o magnifiche statue di
Vergini piangenti e Cristi dolenti. E' la Siviglia che
da San Lorenzo
diventa lentamente della Macarena, uno dei grandi quartieri popolari
del centro cittadino. Qui, nel grandioso
Palacio de los Marqueses de
la Algaba, si trova il prezioso
Museo de Arte Mudéjar, è piccolo e sconosciuto ai turisti,
ma offre
una bella collezione di arte mudéjar, in cui la cultura musulmana si fonde con quella cristiana,
oriente e occidente si incontrano e dialogano. Vale la pena visitarlo
anche per il
contenitore: il palazzo è stato recentemente restaurato
ed è uno dei più belli della Siviglia aristocratica.
Siamo in
una
zona di chiese bellissime. Vi consiglio vivamente di visitare la
spettacolare
chiesa di San Luis, l'unica a pianta centrale, barocca
ed elegantissima, nella calle de San Luis, cammino alla Basilica
della Macarena; la
chiesa di San Marcos, al crocevia di tanti
percorsi; la
chiesa di San Juan de la Palma, con il suo
Jesús del
Silencio, che emoziona tutti nella processione della Semana Santa
perché non si ode
né un canto né un lamento al suo passaggio, tutto è solo
silenzio; la
chiesa di San Andrés, in stile
mudéjar, che chiude
l'omonima vivacissima piazza; e poi le chiese di
Santa Ángela de la
Cruz e di
Santa Catalina, che, a poca distanza, segnano il passaggio
verso il centro storico. Qui, a pochi minuti di distanza l'uno
dall'altro, ci sono i palazzi di due delle più potenti famiglie
aristocratiche spagnole: gli
Alba, nel
Palacio de Dueñas, che fu
prediletto di doña Cayetana de Alba, e il
Palacio de Pilatos,
residenza dei
Medinaceli, anch'essi guidati fino a pochi anni fa
da una donna anziana e carismatica, doña Victoria Eugenia Fernández
de Córdoba. Dei due è visitabile solo il secondo, che ha
il patio
più bello di tutta Siviglia: è da visitare. Poi tutt'intorno ci
sono numerose piazze di chiese e aranci. Ma, in questa marea di
chiese, ce ne sono solo altre due che vi invinterei a visitare: la sorprendente
Iglesia de la O, a Triana, con la
sua Vegine bellissima, e la
Iglesia de la Magdalena, un'oasi di silenzio nelle trafficate vie commerciali
del centro storico.
Nella città che i turisti frequentano poco,
c'è un altro posto da visitare. Per arrivarci bisogna prendere
l'autobus della linea EA o il 28, percorrere l'Avenida Kansas City e
scendere al
Poligono de San Pablo; qui è stato reaizzato
il più grande Museo d'arte a
cielo aperto d'Europa, con ben
40 murales su palazzoni e casermoni
che non hanno niente di elegante e che assomigliano a troppe
periferie urbane del continente. Non c'è una mappa vera e propria di
questi
murales, ma li potrete scoprire facilmente sull'Avenida Soleá
e intorno alla chiesa, magari chiedendo ai sivigliani, felici di indicarveli. Parlano di conquiste femminili, di sogni, di
spiriti ribelli, di
bailaoras fierissime, illuminano di colori un
quartiere operaio come tanti, che termina nella calle Sinai,
in cui ritorna l'immagine
più tradizionale di Siviglia, con le
casette basse, il ferro battuto alle finestre e ai balconi, il
bianco e il giallo come colori base dell'architettura. Ci sono drogherie, fiorai, negozi di frutta e verdura, baretti per una
cerveza e qualche
tapa autentica,
che sanno di paesino, anche se la Giralda è a mezz'ora di
passeggiata. È una delle anime di una delle città più inafferrabili.
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