Qualche giorno fa sono stata invitata a
una
mezza giornata a Novara e ho accettato con
entusiasmo perché ho sempre avuto curiosità per
la città della
cupola di San Gaudenzio. Come molte città di provincia, Novara
espone il
tranquillo benessere in un centro storico che ha mantenuto
la
gentilezza del passato, tra portici bassi, facciate colorate e
scorci suggestivi, ma come tanta Italia deve anche imparare che
essere belli, per essere turistici,
non basta.
Per esempio: siamo
andati nell'
Ufficio del Turismo (Baluardo Quintino Sella 40) e,
essendo tutti giornalisti e blogger, persone, cioè, che potevano far
conoscere la città attraverso i loro articoli, invece di essere
travolti, abbiamo trovato
poca passione e meno spirito di iniziativa nell'offrire materiale e presentare proposte culturali e patrimonio artistico della città. Arrivati al
Duomo pochi minuti prima di
mezzogiorno (saranno state le 11.58?),
ce lo siamo visti chiudere in
faccia, perché era orario di chiusura. E va benissimo, ma, di nuovo,
se sei una città che aspira a farsi conoscere, forse se arriva una
piccola comitiva di turisti, che chissà se tornerà e chissà come
parlerà di te, una decina di minuti
si possono regalare, magari con
una strizzata d'occhio e la raccomandazione di non superare quella decina di minuti regalata (e quei 10 minuti
sarebbero stata la cosa
più preziosa da ricordare e da raccontare,
circa la gentilezza e la disponibilità dei novaresi).
Ma è
andata così e queste sono le cose che mi hanno colpito di Novara,
città in cui tornerò per conto mio
per approfondire la conoscenza
di quello che mi ha incuriosito, regalandomi
tutto il tempo
necessario.
Come non iniziare un itinerario novarese dalla
Basilica di San Gaudenzio, che caratterizza lo skyline novarese, grazie alla
cupola di
Alessandro Antonelli? La Basilica è stata
costruita
nel XVI secolo, è ampia e imponente, con tele del
Fiammenghino e un
polittico di
Gaudenzio Ferrari; non uscirebbe dal canone tradizionale
di una chiesa a croce latina con cupola all'incrocio dei bracci, non
fosse proprio per la cupola. Sulla cima c'è la statua dorata del
Cristo Salvatore, praticamente visibile da tutta la città:
l'originale è esposto nel transetto della Basilica e sorprende per
dimensioni e bellezza. Sulla cupola si può salire
in ascensore, dal
giovedì alla domenica: il
panorama da lassù dev'essere imperdibile
e
comprende il massiccio del Monte Rosa; noi siamo andati a Novara un martedì
e bisognerà tornare.
A poche decine di metri dalla Basilica di San
Gaudenzio c'è
Casa Bossi, una delle più belle architetture civili
della Novara ottocentesca, disegnata da
Alessandro Antonelli,
l'architetto che non ha solo segnato l'identità di Torino con la
Mole, ma che nella sua Novara ha lasciato
tracce indelebili (oltre alla
Cupola di San Gaudenzio e Casa Bossi, è suo anche il
Duomo): si
presenta con una facciata leggermente inclinata rispetto al tracciato
stradale, con un
magnifico corpo centrale colonnato e sovrastato da
un
timpano imponente. Davanti all'edificio, il bel
viale che segue i
bastioni: sul suo lato occidentale, Novara è leggermente più alta
del territorio che la circonda, trovando difesa sia nel
dislivello naturale che nei
bastioni (anche questo, un percorso da
approfondire in una visita futura).
Lungo la via San Gaudenzio le architetture ottocentesche si mescolano a quelle di
un altro novarese illustre,
Vittorio Gregotti, mentre nella vicina
via Negroni, c'è
Palazzo Bellini, uno dei più bei palazzi storici
della città, che conserva una delle sue sale così com'era il
23
marzo 1849, quando
re Carlo Alberto, dopo la sconfitta di Novara,
abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele; non è stato l'unico
episodio del Risorgimento vissuto dal Palazzo: una decina
d'anni dopo, nelle stesse sale,
Napoleone III e Vittorio Emanuele II
si prepararono alla battaglia di Magenta.
Non troppo lontano (il
cuore di Novara si può davvero visitare in un giorno, godendosi
scorci e ritmi lenti), c'è
uno dei complessi più curiosi della
città, il
Broletto, costituito da una serie di edifici
costruiti tra
il XIII e il XVIII secolo; si respira una
piacevole atmosfera
medievale, grazie alle finestre ogivali, ai loggiati, agli affreschi
quattrocenteschi che sembrano riferirsi ai poemi cavallereschi: non è
difficile immaginasi qualche madonna che aspetta alla finestra un
cantastorie. E forse non a caso la sede del
Circolo dei Lettori di
Novara si trova proprio qui. Nel cortile interno si affacciano anche
quelli che furono il
Palazzo del Podestà e il
Palazzo dei Paratici, una
delle corporazioni artigiane, e l'insieme di edifici di epoca diversa
ha raggiunto una piacevole armonia. Nel Broletto c'è anche la
sorprendente
Galleria d'Arte Moderna, costruita grazie alla donazione
delle collezioni di Alfredo Giannoni, con numerosi quadri dell'Ottocento italiano.
Superato il
Teatro Coccia, inizia la bella
Allea, un lungo viale intorno al
Parco che circonda il
Castello, un complesso difensivo voluto dai
Visconti, rivisto dagli
Sforza e trasformato poi dagli
Spagnoli nel
cuore della difesa di Novara. Oggi, dopo una storia intensissima, in
cui è stato anche un carcere, è un monumento che ospita
mostre ed
eventi culturali (e, tornando a Novara, è da vedere,
insieme al bel Parco che lo circonda). Il parco del Castello porta ai
confini del centro storico, e qui, a poca distanza, in viale Roma 11,
c'è
L'allegra cucina, il ristorante in cui abbiamo pranzato; lo
gestiscono
Monica Ruspa, un'ex manager passata alla ristorazione, e la
sua amica
Vanda, che l'ha seguita in questo cambio di vita; è
piccolo, con solo 30 tavoli, con un'
atmosfera intima, rallegrata dai
colorati quadri alle pareti, si mangiano
piatti della tradizione
piemontese, con ingredienti
rigorosamente selezionati dalla stessa
Monica. Noi abbiamo provato un
delizioso risotto con fonduta di
gorgonzola e salsa di pere al Peyrot (siamo pur sempre nella terra
delle risaie!), preceduto da un delicato
flan di cavolo con crema
cauda e da
salumi di Novara; per chiudere un gelato al latte con il
vov di Vanda e il pane di San Gaudenzio. Davvero un bel posto per una
sosta piacevole, conoscendo i piatti della tradizione
con tocchi di
contemporaneità.
Non è stato l'unico contatto con le
eccellenze
locali: nel centro storico, in vicolo Monte Ariolo, c'è il
Biscottificio Camporelli, che
dal 1852 produce i
biscottini di
Novara, preparati con ingredienti semplici (uova fresche, zucchero e
farina) e con un particolare tipo di cottura, sono
profumati e
leggeri, impossibile resistergli (e infatti una confezione è venuta con me a Torino).
Grazie Laura per le cortesi indicazioni
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