Grazie alle
Invasioni Digitali, che quest'anno si
sono svolte
dal 21 aprile al 7 maggio 2017, ho potuto visitare le
chiese di via Garibaldi, recentemente restaurate dalla
Compagnia di
San Paolo e restituite ai torinesi, con le loro
storie sconosciute e
il loro
patrimonio artistico. Al restaurare questi edifici, la
Compagnia ha inteso creare una sorta di
Museo diffuso, che parli del legame tra
i Savoia e la religione (molte chiese ricevevano donazioni rilevanti direttamente
dalla Famiglia Ducale e furono realizzate grazie al contributo degli architetti e artisti di corte) e, in ultima istanza, di come le chiese del centro abbiano contribuito alla
propaganda politica
e alla costruzione dell'immagine di Torino capitale. Insomma, c'è
un itinerario speciale, che si può compiere in due versi, dalle
chiese di via Garibaldi per arrivare
all'apogeo dei Musei Reali, così da
capire come i Savoia manifestassero il proprio potere nella propria
capitale o, al contrario, dai Musei Reali verso via Garibaldi, per
scoprire come dal centro del potere rappresentato da Palazzo Reale, il gusto per
l'arte e il lavoro dei grandi artisti di Corte
si propagasse verso la
città.
L'itinerario scelto dalle Invasioni Digitali, e guidato
dagli abili esperti dell'
Associazione Guarino Guarini, è partito
da Palazzo Reale con un filo conduttore tenuto sempre ben presente:
guardare in alto! In alto perché da lì arriva
la luce e si scopre
come gli architetti delle varie chiese l'hanno usata, quale
metafora
della grazia divina, che scende a illuminare e a salvare dal buio del
peccato. In alto perché
le cupole e le volte, sono sempre capolavori
d'architettura, a cominciare da quella della chiesa di San Lorenzo,
da cui il nostro itinerario è iniziato.
Voluta da
Emanuele
Filiberto, come ex voto per il successo nella Battaglia di San
Quintino, avvenuta il 10 agosto 1557, la
chiesa di San Lorenzo fu costruita dai suoi successori, su progetto di
Guarino Guarini. Per me è
la chiesa più bella di Torino: solo la
sua
cupola, con i grandi archi che si incrociano fino a formare un
ottagono centrale, è ragione per amarla. È un disegno che ricorda il
mihrab della
Mezquita di Córdoba, in Andalusia, e che poi ispirerà anche la
cupola della chiesa della Misericordia, quest'ultima, però, di pianta ellittica. Ma io sono innamorata anche
della
pianta centrale di questo edificio, che raggiunge i vertici del barocco
europeo nel sapiente uso della
linea curva concava e convessa, con
cui si formano cappelle e altari intorno ai quattro pilastri che
reggono la grandiosa cupola.
Bisogna
guardare verso l'alto anche visitando la
chiesa della Santissima
Trinità, in via Garibaldi 6. Qui la pianta è
circolare, con una
meravigliosa cupola limpidamente impostata su un cerchio e
splendidamente affrescata. Le sue misure sono
eccezionali: è alta 47
metri e il suo diametro è di circa 20 metri. La chiesa è stata
costruita pochi decenni prima di San Lorenzo, è anch'essa a pianta
centrale e ha come figura di riferimento un
triangolo equilatero
inscritto in una circonferenza, per sottolineare il simbolismo della
Trinità. Alla sua costruzione e decorazione lavorarono alcuni di più
importanti architetti di Corte, da
Ascanio Vitozzi, che la disegnò, a
Michelangelo Garove, che progettò l'altare maggiore; parte
dell'arredo liturgico dell'altare sinistro è di
Carlo di
Castellamonte, mentre l'altare destro fu realizzato negli anni in cui
Filippo Juvarra si occupò della riqualificazione della chiesa.
L'affresco della cupola, davvero grandioso, fu realizzato nel 1846 da
Luigi Vacca
e Francesco Gonin. Attualmente la chiesa è oggetto di restauro, le impalcature
impediscono di vedere le parete verticali, ma la cupola! Sarà da
visitare non appena i restauri saranno terminati!
Con la
chiesa dei SS Martiri Solutore, Avventore e Ottavio, che si trova a poche
centinaia di metri dalla chiesa della Trinità, si lascia la pianta centrale per entrare in un edificio di ispirazione romana: la
pianta a croce latina, sormontata da una
cupola all'incrocio dei bracci, con un
tripudio di decorazioni barocche dorate, tra marmi, stucchi, affreschi, fa davvero pensare a Roma. Voluta dai
Gesuiti, dopo il Concilio di Trento, è una sorta di modello di
quella che doveva essere un edificio religioso dopo la
Controriforma:
a
navata unica, per non distrarre i fedeli e concentrare la loro
attenzione sulla liturgia e sulla predicazione, grazie alla visione
dell'altare e al sontuoso pulpito. Nel corso dei secoli, la
decorazione si fece più
fastosa, con i preziosi
affreschi sulle
volte, con gli altari laterali che emulano le cappelle delle chiese a
tre navate e con l'altare maggiore disegnato da
Filippo Juvarra. La
facciata, risistemata in
occasione del raddrizzamento di via Garibaldi, fu realizzata da
Bernardo Antonio Vittone.
A pochi
passi dalla chiesa dei SS. Martiri, c'è la
Cappella della Pia
Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti, che si presenta
come un'aula rettangolare senza particolarità rilevanti,
non fosse per la fantastica decorazione, che lascia senza fiato. I grandi quadri
laterali riprendono i temi dell'Epifania e si alternano alle preziose
statue di Giuseppe Plura. Ma, come abbiamo detto, in questo
itinerario tra le chiese di via Garibaldi,
lo sguardo deve sempre
andare in alto e in alto, nella Cappella dei Mercanti, c'è un
grandioso affresco del Legnanino dedicato al Paradiso; ancora in alto, sul lato opposto all'altare barocco,
c'è un
elegante organo settecentesco, appena tornato ai suoi colori
originari, il dorato e l'azzurro, grazie ai restauri.
L'ultima chiesa di questo
itinerario non è proprio in via Garibaldi, è la
chiesa della
Misericordia, che, da via Barbaroux 41, chiude l'asse
prospettico di via della Misericordia, vista da via Garibaldi. Non
c'è torinese che non sappia che è la chiesa da cui
i condannati a
morte partivano per il patibolo. Nel XVIII secolo si decise di ristrutturarla e l'architetto
Filippo Nicolis di Robilant le diede le forme attuali. I restauri degli ultimi
anni le hanno restituito
i bei colori luminosi del Settecento: ha una
forma rettangolare, con coperture caratterizzate da due fasce con volte a botte e, quindi, una
cupola sorprendentemente ellittica, che ricorda vagamente
quella di San Lorenzo, per le fasce che partono dalle lesene del
tamburo finestrato e disegnano un esagono centrale; è solo
un'impressione, perché staticamente le due cupole non hanno niente in comune, ma è bello che il
capolavoro
guariniano ritorni in questa chiesa dall'
eleganza
sobria e rigorosa. Le due cappelle laterali, dedicate a San
Giovanni Nepomuceno e ai Condannati, ricordano il triste ruolo dell'edificio, negli anni oscuri in cui la Chiesa Cattolica dimenticò il V
Comandamento.
Se avete
tempo,
chiudete il giro nel piccolo e mai sufficientemente pubblicizzato
Museo Diocesano, che custodisce anche
i resti delle tre
chiese che si succedettero prima dell'attuale Duomo. Potete salire sul campanile (la salita
non è affatto faticosa!) e ammirare dall'alto,
nello skyline torinese, le cupole delle chiese
appena visitate, guardando in alto. San Lorenzo è così vicina che quasi si può
toccare (e cosa non sarà quando anche la Cappella della Sacra
Sindone sarà finalmente aperta al pubblico, aggiungendosi alla lista
degli
edifici sacri che invitano a guardare in alto).
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