I
quadri sono spesso i
migliori
testimoni dell'aspetto di una città, nei secoli passati. Sono i
quadri che raccontano la Torino sabauda, le sue piazze, le sue vie,
la vita nelle strade. Succede anche con
Piazza San Carlo con mercato,
un quadro di
Giovanni Michele Graneri appartenente alle collezioni di
Palazzo Madama. È stato dipinto
nel 1752 e racconta l'allora
Place
Royale, sede di mercato; del resto, nella sua storia plurisecolare,
piazza San Carlo è stata
piazza d'armi,
piazza di mercato, sede di
spettacoli, compresa addirittura una
battaglia navale. Interessante
non è tanto la vivacità del mercato, in cui si vede la variopinta
umanità del XVIII secolo, con i suoi contrasti sociali, e si ravvisa
anche la presenza dell'esercito, quanto
l'aspetto architettonico.
Sono già stati costruiti gli edifici dei lati lunghi della
piazza, secondo il disegno castellamontiano, che avrebbe poi
influenzato anche l'architettura torinese seguente; la particolarità
è che i
portici sono ancora sorretti dalle due colonne affiancate,
che danno leggerezza al disegno: solo in seguito lo spazio che le
separa sarebbe stato riempito, per questioni statiche. Ci
sono già
le chiese gemelle di Santa Cristina e San Carlo, la prima
con la
facciata juvarriana già terminata, la seconda ancora priva della propria, che sarebbe arrivata
solo nei primi
decenni del XIX secolo, a imitazione di quella della chiesa
'gemella'.
Sullo sfondo
si intravede la Porta Nuova, che sarebbe
stata poi abbattuta, durante l'espansione della città; oggi al suo
posto c'è
la bella facciata ottocentesca della stazione di Porta
Nuova, che chiude elegantemente l'asse visuale. Manca
il
Caval'd'Brons, la statua di Emanuele Filiberto che inguaina la spada
dopo la vittoria di San Quintino, che oggi caratterizza piazza San
Carlo e che è
il punto su cui convergono tutti gli assi, si guardi
piazza San Carlo da Palazzo Reale o da Porta Nuova. E l'assenza del
Duca sembra
rendere vuota una piazza che non possiamo più immaginare
senza la sua presenza.
La cosa bella, all'osservare questo quadro
è che
sono cambiati i secoli e le circostanze, sono state fatte
modifiche al disegno cittadino, ma
rimane intatto il progetto di
Carlo di Castellamonte, di assi visuali, omogeneità architettonica,
rigore barocco.
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