I
grandi cambiamenti urbanistici
realizzati in Spina 3, diventata un quartiere residenziale, dopo
aver ospitato l'industria pesante torinese nel Novecento, hanno
cambiato anche
la percezione dei ponti sulla Dora. Curiosamente sia
il
ponte su via Livorno che quello su
corso Principe Oddone portano
il
nome di un sovrano: il primo è dedicato al
Beato Amedeo IX, che
fu Duca di Savoia nel XV secolo, ma, malato e contemplativo, preferì
lasciare il governo all'energica consorte, la
Duchessa Jolanda, fino
a morire, a soli 37 anni; il secondo porta il nome di re
Alberto del
Belgio, che fu un appassionato alpinista, fino a morire in un
incidente di montagna, nel 1934, e che fu, soprattutto, padre della
principessa Maria José, che fu regina d'Italia per un solo mese, a
maggio 1946.
A
tre arcate, con
decorazioni in mattoni e pietra e
ringhiera di ghisa, quasi a ricordare le cittadine nordiche, quando
il ponte Alberto del Belgio venne costruito, si ergeva solitario, in
una Torino che stava
conquistando il territorio intorno alla Dora,
occupato allora dalle prime industrie e dai primi quartieri operai,
non ancora collegati alla città. Negli anni, il ponte venne ampliato
e affiancato dalla ferrovia Torino-Milano. Adesso,
interrata la
ferrovia, c'è un nuovo ponte
più ampio e più alto, quello della
grande Spina, che da largo Orbassano arriva ormai fino a Stazione
Dora (e poi, in un futuro che non sembra lontano, fino a corso
Grosseto); il vecchio ponte Alberto del Belgio serve sempre il
tracciato originario di corso Principe Oddone, diventato
controviale
della moderna arteria. Un declassamento? Non è detto, c'è
più
tempo e più armonia, nel perdersi davanti al
panorama suggestivo di
Lungodora Napoli.
In via Livorno, il
ponte Amedeo IX è stato
presto
circondato dalle grandi fabbriche della Fiat, della Michelin,
dell'industria pesante torinese e
la sua leggibilità è sempre stata
complicata (non bisogna dimenticare che la Dora era, e continua a
essere coperta, dunque, il ponte non era completamente visibile in
quanto tale).
Una sola campata, con eleganti ringhiere di ghisa
affacciate sulla Dora, una volta abbattute le fabbriche, per la
costruzione del Parco Dora e del quartiere residenziale che lo
circonda, il piccolo ponte ha riacquistato
per un breve tempo la sua
centralità e il suo protagonismo, anche se ormai inadeguato per il
traffico della città. Pochi anni fa, gli è stato costruito accanto
un nuovo ponte, più alto, più ampio, dotato di due grandi V a cui
sono ancorati i cavi di acciaio che lo sostengono: così il piccolo
ponte Amedeo IX, diventato pedonale e dotato di una pista ciclabile,
quasi scompare al suo fianco, anche se
prediletto da pedoni e ciclisti.
La città cambia, cambia la
percezione degli elementi che la compongono.
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