Dal 27 giugno al 3 luglio 2017 è di
nuovo
Torino Fashion Week, ma con molte
novità rispetto al debutto
dello scorso anno. Per questa seconda edizione, cambia la sede: non
più le atmosfere post-industriali di MRF – Mirafiori, ma nei
magazzini Devalle, al numero 5 dei Murazzi. Cambia anche il concept:
se
nel 2016, la Torino Fashion Week dava spazio agli
stilisti
torinesi, fossero già nomi affermati o studenti dello IED,
quest'anno preferisce puntare sugli
stilisti emergenti
internazionali, con una
particolare attenzione per la moda di origine
islamica (il pensiero corre a
Mozah, sceicca emerita del Qatar, che
ha conquistato tutti con i suoi outfit sensuali ed eleganti, ma islamici doc, o a
Salma del Marocco, con i suoi preziosi caftani, o a
Rania di Giordania, che mescola come poche aspirazioni occidentali e
tradizioni mediorientali, nei tagli e nei tessuti).
Dire che
mi
piace il cambio della Torino Fashion Week? Onestamente
non particolarmente: una
Fashion Week generalmente dà
spazio agli stilisti locali,
fornendo loro
una vetrina, poi ha
ospiti stranieri, che
arricchiscono
il contenuto e offrono nuovi punti di vista sulla moda. Nella
manifestazione torinese sono
praticamente spariti gli stilisti
torinesi, dei nomi dell'anno scorso rimane solo
Walter Dang, da anni
attivo in città e con uno dei marchi più apprezzati, adesso come
nel 2016
guest star della Fashion Week. Il resto sono tutti
nomi
stranieri e sconosciuti, a parte
gli studenti dello IED in cerca di
visibilità, grazie alla giornata dedicata alle loro
sperimentazioni e al loro talento. Mi sento
vagamente perplessa per questo cambio, per la
mancata visibilità agli stilisti locali, la ragione per cui la prima edizione della TFW mi aveva incuriosito.
Ai Murazzi sfileranno
65
fashion designer, spiega il comunicato stampa, " che presentano
ognuno una
capsule collection realizzata appositamente per la sfilata
a loro dedicata, sono in minima parte torinesi, mentre la maggioranza
proviene da Asia, Europa, Nord e Sud America".
31 stilisti che
saliranno in passerella con le loro creazioni seguono
i principi
della moda islamica, che, spiega ancora il comunicato stampa "
nel
2014 ha fatturato
300 miliardi di dollari e
nel 2019 la cifra
d'affari arriverà a
484 miliardi di dollari. Il comparto moda ha
quindi un ruolo chiave nell'economia del territorio e ciò spiega
perché
gli stilisti italiani più prestigiosi firmano outfit per il
Modest Fashion così come i brand sportivi internazionali realizzano
capi per il
Modest Sportwear, tutti rigorosamente studiati secondo le
regole del mondo islamico". Alla moda islamica sono dedicati tre
giorni, dall'1 al 3 luglio, con la presenza dell
'Islamic Fashion and
Design Council e la sua presidente,
Alia Khan (
su
iodonna.it c'è una
bella intervista, in cui spiega i principi
della moda islamica), che, "con uffici in dieci Paesi del mondo,
è leader del Consiglio moda e del Modest design che rappresenta
l'economia islamica e si pone come un protagonista del mercato
globale". Ai migliori
quattro fashion designer della moda islamica che sfileranno a
Torino, una giuria in cui saranno presenti anche
Yamna Aghrib,
ambasciatrice di LVMH, e
Djamila Kerdoun, fondatrice del Sommet
International de la Mode (SIM), assegnerà il
Luxury Awards; e al
primo verrà offerta
la possibilità di sfilare al SIM di Parigi.
Cosa c'entra tutto questo con Torino, i suoi stilisti e la sua
lunga cultura nella moda, che rimangono praticamente ignorati dalla
Fashion Week? Lo spiega
il sindaco Chiara Appendino nella sua
dichiarazione per il comunicato stampa: "
Nel distretto
piemontese sono molti gli atelier in cui vengono ideati, disegnati e
prodotti capi, accessori e gioielli
portacolori del made in Italy
nel mondo. Dalle botteghe ai laboratori agli studi più creativi, le
imprese di eccellenza del fashion formano
un connettivo del tessile e
delle griffe legato al gusto che sa coniugare sapientemente
tradizione e laboriosità e rappresenta
la dimensione locale sui
mercati internazionali, con un ritorno economico di assoluta
importanza. Nell'ultima edizione del Tief, il
Turin Islamic Forum,
per esempio, abbiamo constatato come
l'eccellenza artigiana possa
diventare ambasciatrice del saper fare piemontese. Sono queste le
ragioni che mi portano ad affermare con determinazione che p
er lo
sviluppo economico, sociale e culturale del territorio sia
strategica
una forte alleanza con quello che è considerato a tutti gli effetti
il tessuto aggregante del sistema produttivo, una spina dorsale
economica e manifatturiera che è elemento di congiunzione con il
mercato globale".
Una Torino Fashion Week
fortemente
rinnovata, dunque, che punta a creare
relazioni con il mercato
globale, con
incontri business to business bilaterali gratuiti, "che
mettono
in contatto stilisti, aziende, buyers, agenti e società di
e-commerce internazionali per facilitare la creazione di
collaborazioni e partnership commerciali e tecnologiche. Tra gli
appuntamenti in agenda, un
workshop che coinvolge aziende ed esperti
dell'Islamic Fashion Council con la presenza di Alia Khan. Tanti i
temi trattati: il luxury management, i servizi di digitalizzazione
per le imprese del fashion e una serie di consigli utili per le
startup di settore per definire nuovi business models e nuovi
trends". L'obiettivo, spiega il Segretario Generale di
Unioncamere Piemonte
Paolo Bertolino è "dare
l'opportunità
alle PMI del settore di incontrare potenziali partner commerciali,
designer, blogger e stilisti emergenti provenienti da tutta Europa,
interessati a creare nuove partnership internazionali. Questo è uno
dei tanti esempi di azioni del Sistema camerale a supporto delle
aziende che vogliono aprirsi o consolidare la propria presenza sui
mercati esteri, diventando così ambasciatori delle eccellenze del
nostro Piemonte". In bocca al lupo a tutti.
Per le
informazioni, gli aggiornamenti e il calendario delle sfilate, il
sito ufficiale è
www.tfwofficial.com.
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