Terminati i restauri, l'
Appartamento
del Re della Palazzina di Caccia di Stupinigi è entrato nel percorso
di visita, completando così
la visione del Salone centrale,
distributore di assi visuali nel territorio e di spazi nel complesso.
Entrare nell'Appartamento del Re adesso è come
addentrarsi nel
Settecento più raffinato. Sono tornati ai loro
colori originali gli
affreschi, le
boiserie dorate, le
tappezzerie, sono stati restaurati
gli sguinci delle finestre, con le loro decorazioni, e gli
scudi hanno di nuovo i loro
raffinatissimi colori e disegni.
Ho visitato l'Appartamento del Re poche settimane fa, invitata a
un'
anteprima per i media che faceva il punto della situazione: era
stato
bello vedere gli ultimi lavori sul pregadio del Piffetti nella
stanza da letto del Re, le grottesche del Gabinetto da toeletta dai
colori vivacissimi, mentre cercavo di evitare la scala dei
restauratori. Visitare un cantiere è sempre emozionante.
E lo è
ancora di più quando, poche settimane dopo, se ne possono apprezzare
i risultati complessivi. Ai restauri si aggiungono infatti
i
raffinatissimi mobili, che ricostruiscono
le atmosfere settecentesche
e l'eleganza di uno stile di vita.
Nell'Anticamera, la vivacità degli
affreschi (splendidi i colori dei dipinti sulla volta, dedicati a
Diana, non poteva essere altrimenti in una Palazzina dedicata alla
Caccia di cui era la divinità) si unisce al fascino dei mobili, un
bel separè e due specchiere dalle splendide cornici
dorate.
Nella Camera da letto, probabilmente l'ambiente più ricco di
tutto l'Appartamento, ci sono anche
mobili preziosissimi, sia il
pregadio di
Pietro Piffetti, incastonato dietro un'anta, in una
nicchia privata e nascosta, che il mobile medagliere, sempre del
Piffetti, o il cassettone a ribalta di Luigi Prinotto. Il
Gabinetto
da toeletta conta su una volta a
grottesche tra le più vivaci e
affascinanti, ma anche il
pavimento è tornato al suo antico
splendore: si tratta di un pavimento in seminato alla veneziana
scoperto durante il restauro, eliminando i depositi di sporco; in
questa stanza c'è anche un grande ritratto di Polissena d'Assia. In
uno spazio così
sospeso tra doveri di rappresentanza e necessità di
privato, fa una certa
tenerezza il piccolo servizio igienico, con le
mattonelle originali, riportate alla luce durante la pulitura e di
nuovo dotate dei loro colori originali: è piccolo, intimo e raccolto
e parla di una quotidianità cui anche i sovrani del Settecento
dovevano fare riferimento.
L'Appartamento del Re è dotato di una
Galleria che riporta al
Salone del Centrale, che gioca con i suoi
assi visuali e che riporta ai giochi del barocco e di Juvarra. Ma non
si tratta solo di giochi architettonici di spazi che si nascondono e
appaiono, ci sono anche
i colori, gli stucchi, il rapporto
scenografico tra il sovrano e la sua Corte. I restauri hanno
consegnato "date e firme lasciate dagli artigiani impegnati nel
cantiere in varie epoche e a leggiadri scherzi barocchi, come il
piccolo paesaggio disegnato a pennello tra i finti marmi della
zoccolatura, il tutto filtrato dal grande serramento vetrato per il
quale sono stati conservati, dove possibile, tutti i vetri, anche se
ridotti a frammenti, e le piombature originali".
È
un
lavoro di straordinario valore, che restituisce la Palazzina al suo
splendore e la sua unitarietà. Adesso è possibile visitare
gli
Appartamenti del Re e della Regina in un unicum, che ha il suo nucleo
nel Salone Centrale. Un lavoro che non sarebbe stato possibile senza
gli investimenti della
Fondazione CRT e la collaborazione della
Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali. Un
lavoro che
fa pensare a tante cose: l'Italia custodisce
residenze ed edifici di
grande valore storico-culturale, un patrimonio inestimabile in cerca
di
curatori e visitatori. Si dice sempre che potremmo vivere di solo
turismo e
si identifica il turismo con alberghi e ristoranti come se
il nostro destino fosse preparare camerieri e ristoratori,
professioni rispettabilissime ma non le uniche. Di quanti
ricercatori, restauratori, archivisti, artigiani, studiosi,
architetti, avrebbe bisogno questo Paese, per prendersi cura del
proprio patrimonio e renderlo
fruibile ed economicamente redditizio? Tanti. E tutti
professionisti dell'eccellenza, capaci di rimettere in moto questo patrimonio così poco curato e in grado di generare ricchezza se valorizzato. Sì, perché c
onservare il passato senza divulgarlo e senza renderlo
redditizio, non servirebbe a niente. Visitate Stupinigi e scoprite
quante professionalità ci sono dietro quegli splendidi restauri.
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