La premessa doverosa e necessaria, per presentarvi la mostra
Diana. Uno spirito libero, alla
Reggia di Venaria Reale
fino al 28 gennaio 2017, è che
non amo Lady Diana e non mi accoderò a chi la descrive come
un'innocente rosa inglese indifesa davanti al potere monarchico.
Come molte adolescenti degli anni 80, ho
seguito
in tv il suo matrimonio con il principe Carlo, rimanendo colpita dalla sua disinvoltura di 19enne, molto più a
suo agio dello sposo in divisa, mentre in carrozza, in una Londra in
festa, salutavano la folla; credo anche di essere l'unica ragazza al
mondo che consideri
il suo vestito da sposa uno dei più belli mai
visti, con taffetà, pizzi e fiocchi, da vera principessa. Tante foto, tanti viaggi, tanti sorrisi,
prima del patatrac, delle interviste e
del malgusto con cui lei ha deciso di accompagnare la fine del suo
matrimonio, dimostrandosi
rancorosa e vendicativa come mai
nessuno dovrebbe essere. Dopo il divorzio
non ha voluto tornare nell'ombra che le sarebbe spettata e non solo si è messa a raccontare a chiunque la ascoltasse il
proprio fallimento matrimoniale, ma ha iniziato a dedicarsi alle
cause benefiche e a incontrare le icone più cool, da Madre Teresa
di Calcutta a Nelson Mandela, possibilmente alla presenza dei flash. Ha saputo anche
reinventare la propria immagine, usando finalmente pettinature più adatte
alla sua età e abiti eleganti e raffinati, adatti al suo bel corpo.
Cosa sarebbe stato di lei, se fosse sopravvissuta all'incidente del
31 agosto 1997, non lo so, magari si sarebbe calmata; magari avrebbe
capito che la luce della storia l'ha illuminata per un attimo per
essere consorte di e non per essere Lady Diana Spencer; magari
avrebbe scoperto che c'era vita anche nel secondo piano.
Detto cosa penso di Diana,
non posso, però, non consigliare sia a
chi la ama sia a chi, come me, non è particolarmente pazzo di lei,
la bella mostra
della Reggia di Venaria, perché ricostruisce con passione, attraverso immagini note e meno note, la storia di Diana e la leggenda che è stata creata intorno a lei. Io
l'ho
apprezzata molto, non solo per l'omaggio alla scomparsa
Principessa del Galles, ma soprattutto per tutti i ricordi che mi ha suscitato. Sono poche le foto
della mostra che non ho visto in qualche rivista
dell'epoca: Diana bambina in bianco e nero, Diana giovane principessa nei suoi viaggi, Diana madre tenera e affettuosa come non si era mai visto nella Famiglia Reale inglese, Diana splendente dopo il tempestoso divorzio. Rivedendole dopo tanto tempo, non ho ripercorso solo la sua vita sotto i riflettori, ma anche la mia di quegli anni. Visitando la mostra si capisce quanto
Diana abbia attraversato,
folgorante, un ventennio che per la mia generazione è stato
cruciale, quello della prima giovinezza, l'età in cui si è disposti
a sognare con un abito da sposa e si decidono i valori che ci
identificheranno.
Se siete nati dopo la sua morte, non perdetela lo
stesso: poche mostre hanno saputo
ricostruire in modo emozionante e
affettuoso, ma anche rigoroso e coerente, la vita di Lady D e la
passione nutrita per lei dai media (il legame della Principessa di
Galles con i media è imprescindibile per capire il suo successo), a
vent'anni dal tunnel dell'Alma.
Mi piace un passaggio del testo firmato del curatore della mostra
Fabrizio Modina: "Se lei fosse ancora tra noi,
avrebbe un profilo su
Instagram? Ci auguriamo di si, almeno potrebbe raccontare la sua
storia da sé, senza le bugie e gli inganni che l'hanno tormentata
per metà della sua breve vita". Diana con Instagram
è tutta da
immaginare, in effetti, ed è anche
intrigante immaginarla, pensando all'uso che ne fanno regine e principesse come Rania di Giordania, Mette Marit di Norvegia o Marie Chantal di Grecia: alle
parole di Modina, vorrei aggiungere, però, anche le possibili manipolazioni a cui
continuerebbe a sottoporre l'opinione pubblica in anniversari ed
eventi specifici, perché nessuna è stata
manipolatrice dei media quanto lei,
elemento di instabilità dell'istituzione, senza alcuna alternativa
da proporre, al di là dell'
affermazione di se stessa.
La mostra
è ospitata in spazi nuovi e inediti, le
Sale dei Paggi:
un esordio
riuscito, che, dopo l'
omaggio alla donna più fotografata degli anni
80, potrebbe riservarci altre belle sorprese.
Diana. Uno spirito
libero è alla Reggia di Venaria
fino al 28 gennaio 2018. Il
biglietto d'ingresso costa 12 euro, ridotto 10 euro (over65 gruppi di
minimo 12 persone), gratuito per under 6, possessori tessere
Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card e Royal Card. L'
orario di
apertura della mostra segue quello della Reggia: fino all'8 ottobre
2017 martedì-venerdì ore 10-18, sabato, domenica e festivi ore
10-19.30; dal 10 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018, martedì-venerdì
ore 9-17, sabato, domenica e festivi, ore 9-18.30.
Tutte le info su
www.lavenaria.it, da cui sono state tratte anche le due foto che illustrano l'articolo.
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