L'Armeria Reale è il Museo torinese
dotato della scenografia più bella, la
Galleria Beaumont, ed è
uno
dei meno valorizzati, anche dagli stessi Musei Reali a cui
appartiene. Nell'encomiabile nuovo corso avviato da
Enrica Pagella,
ai Musei Reali sono state organizzate tante esposizioni per mostrare
al pubblico il patrimonio sconosciuto della Galleria Sabauda, della
Biblioteca Reale o del Museo d'Antichità; niente del genere è stato
organizzato, finora,
per le preziose collezioni d'armi dell'Armeria. Ci sarà un tempo anche per valorizzare il suo
patrimonio e trovare spazi in cui organizzare mostre che presentano
anche quello che i depositi conservano? Sarebbe bello.
Tempo fa
una bella chiacchierata con lo
storico dell'arte e oplologo Alberto
Tosa, a cui si deve l'ultimo inventario e il riallestimento dei
depositi, oltre a gran parte della schedatura delle armi collezionate
in Museo, mi ha aperto
nuovi orizzonti: Tosa è un appassionato
conoscitore dell'Armeria Reale e riesce a
trasmettere facilmente il
suo entusiasmo. Gli ho chiesto così di raccontarmi alcune delle
cose
da sapere prima di visitarla.
I depositi
Come buona parte dei
Musei italiani, anche l'Armeria Reale espone
meno della metà di
quanto possiede nei suoi depositi. E quelli dell'Armeria Reale
custodiscono collezioni preziose come il
nucleo di armi giapponesi di epoca Meiji, donato a
Vittorio
Emanuele II in segno d'amicizia, all'apertura dei rapporti
diplomatici, o
le armi dell'Oceania, acquistate a fine Ottocento per
presentare una sorta di panoramica sulle armi di tutto il mondo. Ci
sono poi le
armi del periodo di colonizzazione italiano, una delle
collezioni più complete, ma dimenticata nei depositi per una sorta
di
damnatio memoriae di quel periodo controverso. Ma
non sono solo
armi: ci sono i ventagli giapponesi utilizzati per le segnalazioni,
una maschera funeraria di Napoleone Bonaparte, una cintura di castità
ottocentesca, simbolo di un Medioevo immaginato. E poi un
necessaire
da campo di re Carlo Alberto, che conteneva pantaloni, un bicchierino
di cristallo, due gemelli e una camicia insanguinata... Quante cose
che meriterebbero di essere esposte!
Nella Galleria di Beaumont
La
Galleria di Beaumont è uno sfondo di
grande impatto. Tosa ne è
consapevole e commenta che
si è spesso valorizzato di più il
contenitore del contenuto, a discapito delle collezioni d'armi: si fa
mente locale a tutte le volte che si è visitata l'Armeria, rimanendo
incantati dall'impatto degli impressionanti affreschi sotto i quali
c'è la parata eterna di cavalli e cavalieri con le armature e sì,
in effetti
una tale scenografia naturale finisce con rubare tanta
attenzione. Ma, se ci fossero spazi adeguati, proprio la bellezza del
suo contenitore potrebbe diventare la forza dell'Armeria Reale: qui
le collezioni d'armi e cavalieri e, in spazi più adeguati, le
preziose collezioni adesso 'nascoste' nelle vetrine, a cui
difficilmente si fa caso.
I cavalli sono sculture
L'avreste
mai pensato? I cavalli sui cui montano i manichini rivestiti con le
armature di ogni epoca non sono imbalsamati, in realtà sono
sculture
di legno, coperte di pelli di cavalli provenienti
dalle Scuderie
Reali, probabilmente dalla stessa
Cavallerizza Reale, che si trovava
a poca distanza. La curiosità è che uno dei cavalli lignei è
rivestito con
una pelle maculata, appartenuta a un cavallo americano,
un
lollapalooza donato a Carlo Alberto. Divertitevi a cercarlo, nella
lunga parata in Galleria! Un'altra curiosità riguarda
l'ultimo
cavallo entrato in Armeria, donato dall'antico opificio militare, per
allestire la barda giapponese (siamo all'inizio del XX secolo). Un 'si
dice', ma
senza prove documentarie, è che venne modificato nelle
zampe, allungandole, per poter raggiungere in altezza gli altri
cavalli.
Armi e cavalieri dell'Armeria
Nella
Galleria lo sguardo è attratto soprattutto da armature e bardature,
ma
ci sono pezzi preziosi e rari come il
morso limosino, uno dei due
esistenti al mondo (l'altro è al
Metropolitan Museum di New York),
un morso da cavallo di origine napoletana, realizzato in rame, con
decorazioni in argento e smalti limosini Chaplevè che raffigurano lo
stemma degli Acciaiuoli e quello dei Grimaldi (il morso fu dono per
le nozze del conte Angelo Acciaiuoli con una figlia di Antonio
Grimaldi), o un
olifante da caccia in avorio, con lavorazione
traforata, realizzata da artigiani africani per committenti
portoghesi, con la particolarità che, non avendo mai visto animali
europei, li immaginarono come leoni con le corna.
Tra le armature,
quella del duca Emanuele Filiberto, con parte del corredo nelle
vetrine, e poi
quella del Principe Eugenio indossata durante
l'assedio di Torino (Tosa invita a notare i bolli causati dalle armi
da fuoco); non casualmente, l'armatura del condottiero sabaudo è stata posizionata di fronte
a quelle dei soldati ottomani (Eugenio salvò Vienna dall'assedio
turco, nel 1683)
Nella Rotonda
Al fondare l'Armeria Reale,
re Carlo Alberto aveva le idee piuttosto chiare: il
Museo doveva avere
funzioni soprattutto didattiche, per spiegare
l'evoluzione degli armamenti lungo i secoli. Quindi, non solo la
parata di bardature e armature e collezioni d'armi, ma anche
uno
spazio per le collezioni di libri e trattati militari, che si
sarebbero mano a mano aggiunti con le acquisizioni, e uno spazio per
lo studio.
La Rotonda nacque per essere la Biblioteca dell'Armeria
Reale: se alzate lo sguardo, nella parte alta i balconcini che
corrono tutt'intorno dovevano
ospitare i libri che sarebbero poi
stati oggetti di studio ai tavoli posti al piano. Un progetto che non
è stato realizzato, ma che ha lasciato un allestimento prezioso e,
alle vetrine, collezioni d'armi ottocentesche e tricolori carichi di
storia.
Armi della Rotonda
Tra le armi
più rare e preziose custodite in Armeria Reale, ci sono
due fucili
ad aria compressa con mantice del XVIII secolo, sono nelle vetrine
della Rotonda. E in Rotonda mi hanno sempre incuriosito le
pistole
molto piccole conservate nelle vetrine, sembrano per bambole, viste
le dimensioni. Sono in realtà armi da donna o per bari, spiega Tosa,
così piccole da essere facilmente nascoste in borsetta, ma anche
pericolose a distanza ravvicinata, la loro gettata non supera infatti
i 10 metri. Da non perdere, sempre in Rotonda, anche
i bastoni
animati, che, tramite un pulsante o una leva possono arrivare a
sparare; in altri casi portano all'interno una lama; si tratta di
armi da difesa piuttosto ricercate fino al secolo scorso
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