Un po' piemontese e un po' ligure anche in cucina. A
Novi Ligure
(AL), che fu una delle principali città
dell'Oltregiogo genovese, ai
tempi della Repubblica, e che oggi è uno dei più importanti centri
dell'Alessandrino, grazie a storia, cultura ed economia, si passa con
disinvoltura
dalle focacce che ricordano la Liguria,
ai bolliti con
mostarda di impronta piemontese. Il vantaggio di essere
un ponte tra
tradizioni diverse e di usare entrambe a proprio vantaggio. Come
succede in un delizioso locale del centro storico,
Il Banco, fondato
nel XIX secolo e oggi gestito dai
fratelli Rocco e Tino Longo.
La
farinata
sarebbe d'obbligo, se non fosse che a me non piace (non sono
complicata, lo giuro, semplicemente non bevo alcol né caffè e ci
sono 3-4 cose che non mi piacciono, farinata compresa), ma non è un
problema e mi viene preparata subito una
buonissima focaccia al
formaggio, che niente ha da invidiare a quelle che si potrebbero
mangiare a Recco e dintorni.
Poi è tempo di guardarsi intorno e di
scoprire
i prodotti de Il Banco, dalla
mostarda ai panettoni liguri (ho anche scoperto i tanti modi di
chiamarli, per me è sempre stato il pane dei pescatori, comprato a
Loano in tutte le estati liguri della mia vita) o ai
canestrelli, che
sono veramente deliziosi, anche quelli
al Gavi (li ho assaggiati con
la diffidenza di chi non beve e teme di sentire il sapore dell'alcol
e sono rimasta conquistata: buonissimi!).
Bella anche la
chiacchierata con Rocco, che racconta dei
rapporti secolari tra Novi
e la Liguria, di come sia più facile, per i novesi, avere
Genova e
non Torino come punto di riferimento (quali legami neanche tanto
sottotraccia lascia la storia!), di come questa
doppia identità
piemontese con forti influenze liguri sia
vissuta con disinvoltura e
affetto, date le cose belle che arrivano dalle due culture. Ama il
suo lavoro e si vede,
lo appassiona la scelta degli ingredienti, la
cura del prodotto, la scoperta delle tradizioni e la promozione del
suo territorio. Sa che non bevo, ma non importa, mi fa visitare la
sua
bellissima cantina sotterranea, un'enoteca fornita soprattutto di
vini del territorio, ma non solo; mi perdo a guardare le
magnifiche
volte in laterizio (gli studi universitari che spuntano nei momenti
più impensati) sotto le quali ci sono centinaia di bottiglie di
vini
e distillati, alcune delle quali pronte per la spedizione; Rocco mi
racconta storie di
vignaioli duri, che amano i propri prodotti e sono poco interessati al marketing, di
colline che
producono vini eccezionali, da scoprire nella sua enoteca. Sono quelle storie
dei nostri territori, che
parlano di saperi antichi, di creatività e ingegno e, in fondo, di
Italia autentica e reale, che
non ci si stancherebbe mai di ascoltare.
Il Banco si snoda
tra due locali
storici, uniti in una ristrutturazione attraverso
un cortile
triangolare, adesso
coperto e trasformato in una
bellissima serra con
i tavolini in cui fermarsi a mangiare o a sorseggiare una cioccolata
calda (ok, mi sono immaginata lì più d'inverno che d'estate, ma ci
si immagina facilmente anche con una bella bibita fresca tra le mani,
in un momento di relax
tra itinerari e commissioni); poi ci sono i
dettagli come
le tende delle vetrine esterne composte da file
verticali di tappi di sughero, le
foto d'epoca di una Novi non sempre
riconoscibile, il
testo di rame, la teglia delle farinate, diventato sorprendente schienale delle sedie.
Creatività contemporanea e
cura
delle tradizioni, un posto in cui tornare, Rocco!
Il Banco è a
Novi Ligure, in
via Monte di Pietà 5; ha
un
sito web ed è anche
su
Facebook.
PS Grazie a Barbara, mio angelo e mia guida a Novi Ligure!
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