Cappelli
di
tutti i generi e di tutte le fogge disposti ordinatamente sulle
mensole trasparenti. L'
Atelier Nina Tauro è il
Paradiso delle
ragazze di ogni età, che amano questo accessorio così femminile, un
tempo indispensabile per completare l'outfit di una donna e oggi
relegato quasi solo all'inverno e a qualche cerimonia speciale. E
Nina Tauro è una
signora gentile, che crea con passione i suoi
cappelli e che parla con entusiasmo del suo lavoro; ha un gradevole
accento siciliano, ricordo della sua Messina natale, che i tanti anni
a Torino non hanno cancellato.
"Sono arrivata a Torino per
caso, non sapevo se rimanere o no. Ho abitato per qualche tempo in un
residence di Mirafiori Sud, l'impatto con il clima e la città da lì,
in quegli anni, non era dei più felici; mi sono poi trasferita
dietro la Gran Madre e adesso vivo e lavoro a San Salvario. Se
tornerei in Sicilia? Per le vacanze o per passarci qualche mese
quando sarò in pensione, ma adesso considero Torino casa mia, è una
di quelle città che ti entrano dentro lentamente e che però non ti
annoiano, perché ti offrono sempre cose da fare. È cambiata molto
in questi ultimi vent'anni".
- Creavi già i tuoi
cappelli?
Ho iniziato da ragazzina! Ho sempre indossato i
cappelli, da bambina me li metteva ovviamente mia madre, poi dopo non
ho più smesso. A Messina mi guardavano strano perché era inusuale; il cappello, è chiaro, non ti fa passare inosservata. Ho iniziato a
sperimentare da ragazzina, facendo cappellini all'uncinetto, che solo
mia madre poteva indossare, perché il cuore di mamma, si sa, accetta
tutto. Avevo i cappelli nel DNA, praticamente.
- Da allora a oggi,
c'è un filo conduttore, trovi che ci sia qualcosa che ti abbia sempre ispirato?
Tendo a realizzare cappelli senza disegnare, perché,
tra l'altro, non so disegnare. Magari ho in mente qualcosa, ma è
proprio mettere il feltro o il materiale che ho scelto sul modello e
iniziare a lavorarlo con le mani, che mi fa decidere come procedere;
se c'è l'idea è poi la manualità che la adatta e la realizza. Se
devo pensare a uno stile, che renda riconoscibile quello che
faccio... i miei cappelli abbiano sempre un
gusto un po' rétro, che mi arriva dai film che vedevo da ragazza
alla tv, quando davano ancora i film in bianco e nero, degli anni 30
o 40, con le protagoniste che indossavano sempre i cappellini, di
ogni foggia. Il mio immaginario è quello e in ogni mia creazione,
c'è sempre un'idea di quei tempi in cui le donne erano molto
femminili, ovviamente arricchita dal gusto contemporaneo.
- Alle
torinesi piacciono i cappelli?
Penso di sì, come dicevo, una
donna che li indossa non passa inosservata e probabilmente non vuole
neanche passare inosservata. L'Atelier è aperto da una decina d'anni
e mi sono fatta un'idea delle mie clienti: sono quasi sempre donne
che hanno superato i 30-35 anni, che amano evidentemente uno stile un
po' retrò, che sono sicure di se stesse e che hanno una cultura
medio-alta, e non mi riferisco al titolo di studio, che permette loro
di comprendere il valore di un oggetto fatto a mano e pertanto unico.
Prima parlavamo di Torino e tra le qualità di questa città c'è
quella di essere rimasta a misura delle persone, questo fa sì che le
clienti vengono qui, chiacchieriamo, si stabiliscono i rapporti umani;
le clienti le conosco e le riconosco e questo scambio è molto bello.
Le donne più giovani vengono di meno, magari per i matrimoni o per
qualche cerimonia.
- Si usano sempre i cappellini ai
matrimoni?
Certo, non sono accessori riservati ai matrimoni dei
VIP, spesso la sposa li mette nel
dress code. Ma i cappelli o le
acconciature come i fascinator sono sempre un bell'accessorio anche
in cerimonie come i battesimi, le lauree, una donna che li indossa ha
sempre un tocco speciale.
- Esistono regole particolari per
indossarli?
C'è la vecchia regola che vale sempre, che vuole che
il cappello si possa indossare a tutte le ore, riducendosi di
dimensione fino a sera. Quindi si può usare il cappello a tesa larga
durante il giorno per poi passare al fascinator o a un'acconciatura
per gli aperitivi e la sera. È quel tocco originale che non dev'essere utilizzato solo e necessariamente in contesti eleganti: penso che un cappello possa
accompagnare benissimo un outfit di jeans e anfibi, bisogna imparare
a decontestualizzarlo e a sperimentarlo, perché può
essere letto in molti modi, anche con leggerezza, oltre che con
femminilità.
- Ti piace la sperimentazione
Molto, è la parte
più appassionante del mio lavoro ed è anche necessaria, non solo
per proporre cose nuove alle clienti, ma anche per non annoiarmi!
-
Qualche modello sperimentale che ti piace ricordare?
Un sacco nero
della spazzatura trasformato in un cappello originale con tulle e
bottoni. Era stato divertente mescolare i materiali e trovare le
forme giuste e ho trovato anche una cliente sufficientemente
spiritosa da comprarlo e indossarlo per un evento.
- Torino è
aperta alle sperimentazioni?
Mica tanto, fatica ad accettare le
novità sperimentali e a me piacerebbe invece passare più tempo a
inventare e provare.
- Serve Facebook per contattare le
clienti?
Sì, più che altro serve a me per informarle delle cose
che faccio. Nell'Atelier organizzo anche incontri, mostre,
presentazioni di libri; San Salvario è un quartiere che amo
moltissimo per la sua vivacità culturale e, nel mio piccolo mi piace
partecipare organizzando questi piccoli eventi, che servono a stare
insieme e a socializzare. Il prossimo è il 20 ottobre, alle ore 19, verrà presentato il libro Un granello di colpa, che racconta due storie di seduzione, una narrativa e una fotografica. Ci saranno la scrittrice Antonella Caprio, coautrice del testo con Daniela Ciriello, e il criminologo e saggista Antonio de Salvia e termineremo con un brindisi. Su
Facebook racconto queste attività e le novità delle mie produzioni.
L'
Atelier di Nina Tauro è in via Sant'Anselmo 26/c, a Torino. Il sito web è
www.9style.it, lo trovate anche
su Facebook e
su Instagram.
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