FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Louis Nero: Torino, protagonista anche di The broken key, il mio nuovo film

Una Torino oscura, a tratti inquietante, un po' dark e come sempre legata al mistero e all'esoterismo. Louis Nero ritorna al cinema il 16 novembre 2017 con The broken key, un film che riunisce un cast stellare ( Rutger Hauer, Michael Madsen, Geraldine Chaplin, Christopher Lambert, William Baldwin, Maria De Medeiros, Kabir Bedi, Franco Nero e i due giovani Andrea Cocco e Diana Dell'Erba) e che ha in Torino uno dei posti chiave della storia (l'anteprima nazionale sarà a Torino il 14 novembre, all'Ideal Cityplex, in corso Beccaria 4, alla presenza del regista e degli attori). Il cineasta torinese è in treno, verso la Toscana, mentre parliamo al telefono del suo ultimo film.

"The broken key si svolge in un futuro non lontano, in cui la libertà è in pericolo. La Grande Z, la Zimurgh Corporation, controlla il mondo e la Legge Schuster sull'eco-sostenibilità dei supporti regola le relazioni. La carta è un bene raro e stampare è un reato. Su questo sfondo si muove il ricercatore inglese Arthur J. Adams, spinto all'avventura dal padre putativo, il professor Moonlight. La ricerca del frammento mancante di un antico papiro, protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus, viene ostacolata da indecifrabili omicidi legati ai sette peccati capitali. Arthur dovrà addentrarsi nei meandri di un'impenetrabile e misteriosa metropoli del futuro, specchio della sua anima, per ritrovare il pezzo mancante e salvare l'umanità intera" spiega il regista sulla trama del film "Sarà un viaggio simbolico, con insidie e repentini colpi di scena, una via del ritorno alla sapienza e alla casa nel cielo".


- Tornano temi a te cari, l'esoterismo, il mistero, le immagini visionarie. Cosa ti affascina di più in questi temi, che continui ad analizzarli?
Il mistero è una delle cose più affascinanti da analizzare al cinema, è il mezzo ideale, grazie all'immagine, che permette di approfondire e andare oltre. Sono affascinato dal mistero, dalla possibilità di guardare oltre l'apparenza, il fatto di essere torinese, probabilmente, influisce molto in questo, dato il lungo legame della mia città con questi temi.

- E Torino è sempre tra i protagonisti dei tuoi film
Sì, la conosco bene, amo le sue atmosfere, che si adattano perfettamente ai temi che mi interessano. Si potrebbe dire che spesso è stata proprio Torino a ispirarmi, è capitato che non siano stati tanto i personaggi quanto la città il motore propulsore, proprio per questa sua identità e le sue atmosfere.

- Perché Torino ispira così spesso storie legate al noir, all'esoterismo, all'occultismo e non, per esempio, grandi storie romantiche? Cosa c'è nell'aria di questa città?
Ci sono la storia, l'architettura e le conseguenti suggestioni popolari. La storia parla di un litigio tra Papa e Re su chi doveva controllare il territorio e, per assicurarsi questo controllo, il Re chiamò i maghi di tutto il mondo, dando a Torino quest'immagine che ricorda un po' la Praga di Rodolfo II. E poi c'è l'architettura, qui ci sono monumenti carichi di significati simbolici, come non ce ne sono altrove; penso alla Fontana Angelica, a piazza Castello, alla Gran Madre, solo per citarne alcuni, tutto questo contribuisce a creare quest'atmosfera che non si ritrova in altre città.

- The broken key si svolge tra alcuni decenni: che Torino vedremo?
Il film si svolge nel 2033 ed è stato girato non solo a Torino, ma anche in altri luoghi del Piemonte e in Egitto. La città sarà riconoscibile, non sarebbe credibile trasformarla completamente, non credo che tra vent'anni sarà tanto diversa, non sarà New York, voglio dire! Sarà una città futura con un passato ben presente, strutture moderne innestate su edifici classici.

- Un regista torinese come riunisce un cast stellare come quello di The broken key?
Con la sceneggiatura. Abbiamo mandato la sceneggiatura agli agenti degli attori ed è piaciuta; hanno voluto conoscermi e fortunatamente sono piaciuto anche io. Chiaramente hanno voluto conoscere il mio lavoro, vedere cosa avevo fatto, con chi avevo lavorato, ma è stato più semplice di quanto si possa pensare.

- E come è stato dirigere questi attori?
Non è stato difficile, ovviamente si tratta di personalità diverse, con Geraldine Chaplin e Christophe Lambert l'intesa è stata immediata, sono due persone molto gentili, semplici e professionali, guardavi Geraldine e vedevi suo padre, conoscere Lambert è stata una grande emozione per me, che l'ho ammirato tantissimo da bambino in Highlander e lui è stata una delle persone più facili da dirigere. Rutger Hauer è l'attore a cui ho sempre pensato per il suo personaggio, abbiamo fatto un po' di prove per trovare la chiave giusta e arrivare alla sua interpretazione. È stata una bellissima esperienza, dirigerli.

- Si dice sempre che Torino è la capitale del cinema: è sede di Festival importanti e prestigiosi, ha uno dei più importanti Musei europei del Cinema, è stata la prima città a dotarsi di una Film Commission. Come tratta i suoi cineasti?
Non li tratta bene. Se guardi il quadro da lontano è come lo hai appena descritto, ma se lavori come regista qui ti rendi conto che Torino non ha una natura cinematografica, spesso fai cinema nonostante le istituzioni. Uno dei primi problemi è che non ha un'immagine. Per farti un esempio, a New York, prima di darti l'autorizzazione a girare in città, controllano la sceneggiatura e l'immagine che vai a dare della città: tu puoi raccontare la New York che preferisci, ma è New York. Il Divo è stato girato in parte a Torino e la si fa passare per Roma, chi vede il film e poi cerca quei posti a Roma non li trova. Manca questo tipo di cultura: a distanza di anni a Londra ci sono turisti che visitano le location di Quattro matrimoni e un funerale. L'altro problema è che il cinema guarda a Roma, io ho fortuna perché lavoro soprattutto in produzioni indipendenti, ma Roma è il punto di riferimento, gli attori, per esempio, vivono in larga parte lì.

- Mai pensato di trasferirti nella capitale?
No, per niente.

The broken key ha un trailer su youtube, eccolo:


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