Un carattere vulcanico e una grande
passione per tutto quello che ha a che vedere con la buona cucina. Poco più di un anno fa, a maggio 2016,
Claudia Fraschini ha aperto la sua
Cookin' Factory, un ampio e fascinosissimo spazio in un'ex tipografia ristrutturata, con una
magnifica luce che esalta anche la passione fotografica della padrona di casa. Qui c'è la
sintesi della vita
passata e la proiezione delle ambizioni future della travolgente Claudia.
- Iniziamo
dal passato. Da dove nasce il tuo entusiasmo per la cucina?
Dai
profumi che respiravo da bambina. Non solo la cucina della mia
bisnonna, ma anche la spesa che il signor Latte portava a casa, in
una cesta di vimini che trasmetteva i profumi della frutta, dei formaggi, del latte appena munto. I
profumi sono una parte importante, a cui non ho mai rinunciato. E poi
c'è stato un film a cui devo tantissimo,
Tequila Connection, che mi
ha indicato la strada: volevo essere come Michelle Pfeiffer, che era
l'eroina della storia, la fata grazie alla quale tutti stavano bene e
mangiavano bene.
- Così sono arrivati gli anni del catering
Anni
in cui ho imparato moltissimo, sulle esigenze dei clienti e, soprattutto, sull'organizzazione. Sono
arrivata a gestire una cena aziendale per 4500 persone, con 120
camerieri, un'organizzazione ferrea e una tabella di marcia
precisissima; sono quegli eventi che ti insegnano a gestire anche gli
imprevisti e che sfidano la tua capacità di improvvisare, nonostante
tutto sia organizzato. Che organizzazione sarebbe se non ci fosse la
capacità di rispondere agli imprevisti? Sono stati anni in cui non
mi sono fermata un istante.
- La Cookin' Factory come è nata?
È stata un sogno che si è realizzato, uno spazio tutto mio, in
cui parlare di cucina secondo la mia filosofia, in cui condividere le
cose che ho imparato, in cui dare spazio alle mie passioni. Quando ho
iniziato a pensare alla Cookin' Factory, mio fratello mi diceva di
fare un business plan, che individuasse un target e che si
focalizzasse su di esso, ma io non volevo una cosa così. La Cookin' Factory è aperta a tutti: facciamo corsi di cucina per professionisti e per chi non ha mai preso una padella in vita sua, ospitiamo
eventi, abbiamo gestito corsi per
team building di grandi aziende, siamo stati set fotografici e location di spot
per aziende legate al cibo e alle bevande, perché io sono una grande
appassionata di fotografia, ho anche partecipato a Paratissima, per
cui tutto quello che è legato a cibo e immagine mi interessa
enormemente. Non mi piace immaginare la Cookin' Factory come uno
spazio limitato.
- Dunque difficile darle una sola definizione.
È
uno spazio in cui vivere la bellezza del cibo, senza formalismi, con
convivialità, iniziando dalla selezione della materia prima, su cui
non mi stanco di insistere. Ho clienti con cui vado anche al mercato,
perché tutto inizia da una buona scelta della materia prima. Dico
sempre che almeno una volta alla settimana bisogna dedicarsi un paio
d'ore al mercato, per viverlo, per respirarne i profumi, per
ascoltarne i suoni, per guardare il pomodoro e le arance e sentire
che ti parlano. Selezionare la materia prima al mercato è un viaggio
di pura libidine che va riscoperto.
- Sei una sostenitrice dei
mercati rionali?
Totalmente. E li sostengo perché dietro c'è un
mestiere, c'è una competenza, non c'è il commesso che ti taglia il
prosciutto come se fosse un carrettiere. Il cibo della grande
distribuzione, impacchettato e buttato lì, non ha energia, non ha
più vitalità; torni dalla spesa dal mercato o dal salumiere e hai
comprato un pieno di vita. E, credimi, non butti via niente, per cui
non è neanche vero che non risparmi.
- Alla Factory i tuoi corsi
di cucina hanno una filosofia che sfida quella a cui ci hanno abituato
i contest televisivi
Ma certo! La cucina è condivisione di
sapere, è suggerimento, sperimentazione, consigli, non è una guerra
per vedere a chi viene meglio. Bisogna convivere con il sugo che si è
bruciato e inventarsi qualcosa con quello! Nelle mie lezioni, io
spiego gli ingredienti e la ricetta, poi dico adesso dimenticatevi
tutto e iniziamo!
- Partecipanti disorientati!
No, pronti a mettersi alla prova e a non temere quando
le cose non riescono benissimo al primo tentativo, perché nel
frattempo hanno condiviso impressioni, hanno visto cosa hanno fatto
gli altri e hanno imparato trucchi e segreti, che sono cose che non si
imparano sui libri, ma guardando, ascoltando, sperimentando. Il mio
compito è coordinare il loro lavoro, dare idee e poi chiudere i
piatti, per essere sicuri di cosa si mangia! Arrivano persone che
dicono di non saper cucinare, di non essere interessate alla cucina,
non ce n'è una che sia uscita dalla Cookin' Factory senza aver imparato
ad amare il bello del cucinare, dello scegliere con cura gli ingredienti o dell'essere creativi con quello che si ha a disposizione.
- Quali
sono i progetti della Cookin' Factory? So che avete appena
iniziato un viaggio intorno al mondo
Sì, una volta al mese c'è
una serata dedicata a un Paese, per conoscerne cultura e cucina.
Abbiamo iniziato con la Spagna, per la Festa del Pilar del 12 ottobre, abbiamo
evitato
sangria e
paella perché anche i nostri amici spagnoli ci
hanno detto no, anche basta
paella! da un lato del salone abbiamo
ricostruito un angolo di Andalusia con i vestiti flamenchi, in un
altro il culto della Madonna del Pilar e poi due amiche spagnole
della Factory hanno preparato i piatti che si mangiano per la Festa
del Pilar. Il prossimo appuntamento, il 10 novembre, è con la
Danimarca! Sulla pagina di Facebook ci sono poi tutti gli eventi, i corsi e le lezioni che organizziamo, con il calendario sempre aggiornato.
La Cookin' Factory di Claudia Fraschini è in via
Savonarola 2m, ha
un sito web ed è anche
su Facebook e
su Instagram.
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