Un teatro leggero, di puro
intrattenimento, ma con intelligenza. Questa era stata la promessa di
Arturo Brachetti alla presentazione di
Le Musichall, il teatro di
corso Palestro 14 di cui è direttore artistico. E,
Gran Varietà, lo
spettacolo che inaugura il cartellone,
mantiene tutte le promesse.
Sotto la guida del maestro di cerimonie, si susseguono sul palco
13 artisti del varietà, che intrattengono, fanno sorridere, stupiscono,
incantano, fanno ridere e fanno uscire di buonumore.
Erano così
i varietà della Belle Epoque? Con le ballerine del can-can, gli
illusionisti che giocano con le note e la magia, le voci del belcanto
che meravigliano in gag divertenti, danzatori e acrobati? Sono
tante le cose che mi sono
piaciute, provo a elencarne alcune.
Il talento degli artisti. In tempi di talent-show e
di belle famose chissà perché, fa piacere
vedere giovani artisti che hanno una solida preparazione e un talento su cui puntare. Selezionati dalla
Torino Musical Academy,
sono in larga parte
under30, non sono solo italiani e conoscono il
proprio mestiere, che trasmettono con passione e capacità di
coinvolgere il pubblico (non posso non pensare al
giovanissimo
illusionista Filiberto Selvi, che ha alcuni dei numeri più poetici,
grazie anche alle sue movenze e alla storia intorno alla quale
costruisce la sua arte). Guardavo i ballerini, i cantanti, i numeri
comici e pensavo a
quanto talento sconosciuto, che meriterebbe più
spazio, c'è nel nostro Paese.
Il rispetto per le donne. Sì, ci
sono le ballerine del can-can, che alzano le gonne e giocano con uno
dei balli più sensuali e provocanti di sempre, ma i loro
costumi, in qualunque numero loro appaiano,
non sono mai volgari né mancano
di rispetto alle loro forme. È una delle cose che mi sono subito
piaciute: costumi da ballerina, ma
puntando sulle capacità
artistiche più che le doti fisiche (che non mancano).
La parità
di genere. Ok, sono un po' fissata su queste cose, senza volerlo, ma
mi viene naturale, controllare quante
donne ci siano, in qualunque evento. In
Gran Varietà non ci sono solo le ballerine,
protagoniste di vari momenti dello spettacolo, la parità di genere
regala subito
performance femminili con un bel numero di sdoppiamento
(il travestitismo caro a Brachetti non manca!) e con un duo comico
irresistibile in vari numeri che ovviamente non vi racconto, ma
bravissime Silvia Liniado e Martina Soragna, ovvero
Le Due e un Quarto! E
uno dei numeri più
suggestivi e poetici, di danza aerea, è tutto appannaggio di una
donna,
Valentina Lideo.
Il coinvolgimento del pubblico. Non c'è
varietà che si rispetti senza il coinvolgimento del pubblico, sempre
leggero,
sempre scherzoso, mai invadente: gli artisti che scendono in
platea, le domande rivolte alle prime file, lo spettatore che viene
preso di mira dal comico, tutto è leggero e spensierato e viene
naturale essere coinvolti (ma se non si ha voglia, non succede
niente, si continua a sorridere seduti sulla propria poltroncina).
La magia del teatro. Se ne sente parlare spesso, ma al
Gran
Varietà si respira davvero. Forse perché il ritmo dei numeri che si
susseguono fa apprezzare
le mille declinazioni possibili: la
passione, il talento, l'abilità, la malinconia. Quest'ultima
accompagna soprattutto il
maestro di cerimonie, Diego Savastano, che
conduce per mano tra una scena e l'altra e che ha un bel numero di
canto, in cui si immaginano anche
solitudine e silenzi dell'artista
(la sua
Non sono una signora, una delle cose più belle, in entrambe
le versioni!). Per lui anche
due monologhi che spiegano il senso del
varietà e della rivista. Mi tengo soprattutto il suo bel discorso
finale, con i ringraziamenti e una gran verità:
ovunque ci siano
magia e un pubblico, c'è teatro. Al
Gran Varietà c'è davvero e
vale la pena conoscerlo, c'è tempo
fino al 7 gennaio 2018.
Tutte le
info su
www.lemusichall.com. Le foto sono di
Paolo Ranzani.
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