Qualche anno fa ho avuto l'opportunità
di trascorrere
un mese a Berlino. Era febbraio, faceva freddo e i
tedeschi si mettevano a maniche corte nei
dehors non appena spuntava
un pallido sole. Ricordo lunghe passeggiate, un vento gelido che
tagliava il viso e
una vivacità e una ecletticità che mi hanno sempre innamorato, anche
le volte che sono tornata successivamente. Ho imparato anche una
cosa: Berlino, come buona parte del Nord, è
da visitare nelle
stagioni nette; in primavera capita di uscire con il cappotto e poi a
mezzogiorno si rimpiangono i sandali; in inverno, con cappotto imbottito, sciarpa, cappello, guanti e stivali, non si sbaglia.
Berlino è la mia Siviglia del nord:
potrei parlarne per ore, per quanto la amo. Inizio segnalando le cose
che me la fanno amare sempre, l'ordine è casuale, per il resto ci saranno altri
post.
L'architettura
Quando studiavo all'Università,
Berlino era
il più grande cantiere d'Europa, impegnata nella
ricucitura delle due città separate dal Muro. Le riviste, i
laboratori, i reportage, tutto parlava di questa città che sarebbe
tornata capitale e che doveva trovare una nuova dimensione. Quando
sono andata a Berlino la prima volta e mi sono trovata in
Potsdamer Platz, mi sono emozionata al vedere 'dal vivo' tutto quello
che avevo visto all'Università. Ma non è solo Potsdamer Platz. A
Berlino bisogna camminare con il naso all'insù continuamente, per i
contributi colorati di
Aldo Rossi, per l'architettura eclettica di
Kurfürstendamm, per le vetrate e le citazioni di
Friedrichstrasse, per
la
Hauptbahnhof (la più bella stazione centrale d'architettura contemporanea d'Europa, dopo di lei, Porta Susa, a Torino!) la
Marienkirche, il
Reichstag e gli edifici adiacenti sulla Sprea, l'onnipresente
Fernsehturm. Ma in realtà io ho sempre avuto la
macchina fotografica a portata di mano anche nei pomeriggi in cui mi
perdevo a
Kreuzberg, a
Prenzlauer Berg o a
Schöneberg, il mio quartiere di
riferimento per dormire: le facciate borghesi dai colori pastello del
primo Novecento accanto a edifici che le citano e le reinterpretano
in chiave contemporanea, senza pregiudizi. A Schöneberg c'è un palazzo di
stile borghese, elegante e armonico, color aragosta. Non lo
dimenticherò mai, non lo immaginerei in un'altra città. Berlino è anche sorprese come questa: non ha pregiudizi, tutto inventa e mescola, come nessuna; per me, che arrivo dall'
architettura sabauda omogenea e identifico il bello con
l'armonia e le proporzioni, una
grande lezione di diversità.
Unter
den Linden e la Porta di Brandeburgo
Avevo 6 o 7 anni quando ho
chiesto a mio padre "che cosa è il comunismo". Eravamo a passeggio lui e io, in Barriera di Milano, e mi ha risposto citandomi Praga 68 e Budapest
56, che non sono Olimpiadi, ma
le invasioni del Patto di Varsavia a
quelle capitali. Da allora mi è rimasta una forte curiosità
per la
politica e per il comunismo, che ha toccato i vertici dopo aver letto il discorso di JFK, con la consapevolezza del
Muro di Berlino come strumento di oppressione. Arrivare a Berlino e
finire davanti alla Porta di Brandeburgo e poi in Unter den Linden,
con tutto il bagaglio che si portano, dalle parate militari del Kaiser a Marlene Dietrich, passando per i deliri nazisti e le distruzioni belliche, è
sempre impressionante per me (lo è tutte le volte).
Né la Porta né il viale sono esteticamente memorabili: la grandiosità della Porta di
Brandeburgo
si è persa con la costruzione della Pariser Platz, in cui sembra imprigionata, e Unter den Linden vive
lavori infiniti, anche se ha
questo passato di capitale del Kaiser, visibile nella
solennità
degli edifici, che aumenta, mano a mano che ci si allontana dalla Porta. Finisce davanti
alla facciata barocca del Duomo
(salite sulla sua cupola, per uno dei panorami più belli della
città!) e accanto a quella grecheggiante dell'
Altes Museum. È più il suo significato storico-culturale che la sua bellezza, per questo è imperdibile, tutte le volte.
La Sprea
È il
fiume di Berlino.
Porta con sé
il vento gelido degli Urali (mai tanto
freddo come sulle scalinate che guardavano la Paul-Löbe-Haus e la Marie-Elisabeth Lüders-Haus, nell'angolo di architettura contemporanea più suggestivo della città!) e
molti scorci di grande fascino. Da Tiergarten fino agli avveniristici
uffici per il Parlamento, si sta
immersi nel verde, in una città
silenziosa e lenta,
che lascia intravedere il suo fiume, le imbarcazioni turistiche e le
chiatte che lo percorrono.
Poi, dopo la grande ansa, si entra
nella Berlino storica, con gli
edifici contemporanei costruiti dopo il trasferimento della capitale da Bonn, a servizio del Parlamento; poco oltre ci sono i palazzi storici occupati dalle grandi tv nazionali
e, mano a mano, dalle abitazioni e dagli uffici, incrociando
qualche stazione ferroviaria volante, come quella di
Friedrichstrasse. Superata l'isola dei Musei, la Sprea sparisce dalla
vista: non ci sono più passeggiate lungo le sue rive, ma austeri
palazzi. Torna
solo a Berlino Est, se avete pazienza di aspettarla
nella Muhlenstrasse,
dopo la East Side Gallery, il pezzo più lungo
di Muro conservato: in una grande area a verde, che scende a
scalinate verso la riva, riappare lei,
percorsa placidamente dalle
stesse imbarcazioni e pronta a regalarvi qualche momento di
sorridente relax. Poco più avanti c'è già il
pittoresco
Oberbaumbrucke, che porta a Kreuzberg.
Schöneberg
Quando
cerco
dove dormire a Berlino, cerco sempre in questo quartiere, il
primo in cui ho vissuto. Perché? Perché è un
quartiere tranquillo,
in cui è piacevole passeggiare: nelle sue
strade borghesi, dalle
facciate eleganti, in primavera il
profumo dei tigli è intenso e
gradevole e invita a stare fuori. È un quartiere
abbastanza centrale
e vicino a tutto: amo passeggiare e in 40 minuti si arriva a
Potsdamerplatz, in un quarto d'ora in
Kurfürstendamm e la sua vitalità
commerciale, in direzione opposta, in una ventina di minuti si è
davanti al
Rathaus da cui John F. Kennedy proclamò
Ich bin ein Berliner; il
sistema dei trasporti, con numerose stazioni della metropolitana,
permette di arrivare
ovunque in pochi minuti. Ma a me piace anche
perdermi
nelle sue strade silenziose, che si aprono in piazzette
sorprendenti come quella di
Viktoria Louise e che fanno scoprire
quella convivenza di culture diverse, che rende Berlino speciale, nei
suoi colori e nei suoi profumi (in Maassenstrasse la varietà di
ristoranti etnici permette di fare il giro del mondo in pochi pasti,
mentre i locali di
Winterfeldstrasse o Nollendorfstrasse, con tante
coppie omosessuali, raccontano dello spirito di
accoglienza e
tolleranza).
Potsdamer Platz
Tanti sono
i miei posti
prediletti di Berlino, da Schöneberg alla Cupola di vetro del
Reichstag, dal tempio del consumismo KaDeWe (ebbene sì!) a
Charlottenburg, dai viali dei quartieri borghesi ai profumi etnici di
Kreuzberg, ma se dovessi scegliere un solo posto in cui tornare,
quello è
Potsdamer Platz. Trovo che lì ci sia
lo
spirito di Berlino: Potsdamer Platz è un'invenzione post-Muro, con
cui si è creato
un nodo per riunire le due città divise per
decenni: i
grattacieli di uffici, il
Sony Center, con i suoi locali
all'aperto e il suo cinema (c'era la Berlinale, la prima volta che
sono andata a Berlino!), le stazioni della metropolitana che vomitano
gente a tutte le ore,
Arkaden, uno dei centri commerciali più belli
di Berlino, in cui rifugiarsi quando fa troppo freddo.
Una delle cose
consigliabili è lasciare la
Potsdamer Platz per infilarsi
nelle vie laterali: la
Bellevuestrasse,
che sa di verde e tranquillità, da un lato, e la
Linkstrasse, con tutte le prove di architettura contemporanea; se
prendete la
Allee Potsdamer Platz, vi sembrerà di stare
in un pezzo
d'Italia, per la presenza di balconi e laterizi con cui Renzo Piano
ha voluto rendere omaggio al suo Paese. Sulla piazza vera e propria,
non perdete di vista
la doppia fila di sanpietrini che ricorda
il
tracciato del Muro: Berlino
guarda al futuro senza dimenticare, inquieta e appassionante. Poco
più a Nord, lo testimoniano anche l'
Holocaust Memorial e la
Porta di Brandeburgo.
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