FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

5 cose che so e che amo di Berlino

Qualche anno fa ho avuto l'opportunità di trascorrere un mese a Berlino. Era febbraio, faceva freddo e i tedeschi si mettevano a maniche corte nei dehors non appena spuntava un pallido sole. Ricordo lunghe passeggiate, un vento gelido che tagliava il viso e una vivacità e una ecletticità che mi hanno sempre innamorato, anche le volte che sono tornata successivamente. Ho imparato anche una cosa: Berlino, come buona parte del Nord, è da visitare nelle stagioni nette; in primavera capita di uscire con il cappotto e poi a mezzogiorno si rimpiangono i sandali; in inverno, con cappotto imbottito, sciarpa, cappello, guanti e stivali, non si sbaglia.

Berlino è la mia Siviglia del nord: potrei parlarne per ore, per quanto la amo. Inizio segnalando le cose che me la fanno amare sempre, l'ordine è casuale, per il resto ci saranno altri post.

Architettura contemporanea a Berlino
L'architettura
Quando studiavo all'Università, Berlino era il più grande cantiere d'Europa, impegnata nella ricucitura delle due città separate dal Muro. Le riviste, i laboratori, i reportage, tutto parlava di questa città che sarebbe tornata capitale e che doveva trovare una nuova dimensione. Quando sono andata a Berlino la prima volta e mi sono trovata in Potsdamer Platz, mi sono emozionata al vedere 'dal vivo' tutto quello che avevo visto all'Università. Ma non è solo Potsdamer Platz. A Berlino bisogna camminare con il naso all'insù continuamente, per i contributi colorati di Aldo Rossi, per l'architettura eclettica di Kurfürstendamm, per le vetrate e le citazioni di Friedrichstrasse, per la Hauptbahnhof (la più bella stazione centrale d'architettura contemporanea d'Europa, dopo di lei, Porta Susa, a Torino!) la Marienkirche, il Reichstag e gli edifici adiacenti sulla Sprea, l'onnipresente Fernsehturm. Ma in realtà io ho sempre avuto la macchina fotografica a portata di mano anche nei pomeriggi in cui mi perdevo a Kreuzberg, a Prenzlauer Berg o a Schöneberg, il mio quartiere di riferimento per dormire: le facciate borghesi dai colori pastello del primo Novecento accanto a edifici che le citano e le reinterpretano in chiave contemporanea, senza pregiudizi. A Schöneberg c'è un palazzo di stile borghese, elegante e armonico, color aragosta. Non lo dimenticherò mai, non lo immaginerei in un'altra città. Berlino è anche sorprese come questa: non ha pregiudizi, tutto inventa e mescola, come nessuna; per me, che arrivo dall'architettura sabauda omogenea e identifico il bello con l'armonia e le proporzioni, una grande lezione di diversità.

La Porta di Brandeburgo Berlino
Unter den Linden e la Porta di Brandeburgo
Avevo 6 o 7 anni quando ho chiesto a mio padre "che cosa è il comunismo". Eravamo a passeggio lui e io, in Barriera di Milano, e mi ha risposto citandomi Praga 68 e Budapest 56, che non sono Olimpiadi, ma le invasioni del Patto di Varsavia a quelle capitali. Da allora mi è rimasta una forte curiosità per la politica e per il comunismo, che ha toccato i vertici dopo aver letto il discorso di JFK, con la consapevolezza del Muro di Berlino come strumento di oppressione. Arrivare a Berlino e finire davanti alla Porta di Brandeburgo e poi in Unter den Linden, con tutto il bagaglio che si portano, dalle parate militari del Kaiser a Marlene Dietrich, passando per i deliri nazisti e le distruzioni belliche, è sempre impressionante per me (lo è tutte le volte). Né la Porta né il viale sono esteticamente memorabili: la grandiosità della Porta di Brandeburgo si è persa con la costruzione della Pariser Platz, in cui sembra imprigionata, e Unter den Linden vive lavori infiniti, anche se ha questo passato di capitale del Kaiser, visibile nella solennità degli edifici, che aumenta, mano a mano che ci si allontana dalla Porta. Finisce davanti alla facciata barocca del Duomo (salite sulla sua cupola, per uno dei panorami più belli della città!) e accanto a quella grecheggiante dell'Altes Museum. È più il suo significato storico-culturale che la sua bellezza, per questo è imperdibile, tutte le volte.

La Sprea, fiume di Berlino
La Sprea
È il fiume di Berlino. Porta con sé il vento gelido degli Urali (mai tanto freddo come sulle scalinate che guardavano la Paul-Löbe-Haus e la Marie-Elisabeth Lüders-Haus, nell'angolo di architettura contemporanea più suggestivo della città!) e molti scorci di grande fascino. Da Tiergarten fino agli avveniristici uffici per il Parlamento, si sta immersi nel verde, in una città silenziosa e lenta, che lascia intravedere il suo fiume, le imbarcazioni turistiche e le chiatte che lo percorrono. Poi, dopo la grande ansa, si entra nella Berlino storica, con gli edifici contemporanei costruiti dopo il trasferimento della capitale da Bonn, a servizio del Parlamento; poco oltre ci sono i palazzi storici occupati dalle grandi tv nazionali e, mano a mano, dalle abitazioni e dagli uffici, incrociando qualche stazione ferroviaria volante, come quella di Friedrichstrasse. Superata l'isola dei Musei, la Sprea sparisce dalla vista: non ci sono più passeggiate lungo le sue rive, ma austeri palazzi. Torna solo a Berlino Est, se avete pazienza di aspettarla nella Muhlenstrasse, dopo la East Side Gallery, il pezzo più lungo di Muro conservato: in una grande area a verde, che scende a scalinate verso la riva, riappare lei, percorsa placidamente dalle stesse imbarcazioni e pronta a regalarvi qualche momento di sorridente relax. Poco più avanti c'è già il pittoresco Oberbaumbrucke, che porta a Kreuzberg.

Il quartiere Schöneberg Berlino
Schöneberg
Quando cerco dove dormire a Berlino, cerco sempre in questo quartiere, il primo in cui ho vissuto. Perché? Perché è un quartiere tranquillo, in cui è piacevole passeggiare: nelle sue strade borghesi, dalle facciate eleganti, in primavera il profumo dei tigli è intenso e gradevole e invita a stare fuori. È un quartiere abbastanza centrale e vicino a tutto: amo passeggiare e in 40 minuti si arriva a Potsdamerplatz, in un quarto d'ora in Kurfürstendamm e la sua vitalità commerciale, in direzione opposta, in una ventina di minuti si è davanti al Rathaus da cui John F. Kennedy proclamò Ich bin ein Berliner; il sistema dei trasporti, con numerose stazioni della metropolitana, permette di arrivare ovunque in pochi minuti. Ma a me piace anche perdermi nelle sue strade silenziose, che si aprono in piazzette sorprendenti come quella di Viktoria Louise e che fanno scoprire quella convivenza di culture diverse, che rende Berlino speciale, nei suoi colori e nei suoi profumi (in Maassenstrasse la varietà di ristoranti etnici permette di fare il giro del mondo in pochi pasti, mentre i locali di Winterfeldstrasse o Nollendorfstrasse, con tante coppie omosessuali, raccontano dello spirito di accoglienza e tolleranza).


Potsdamer Platz Berlino
Potsdamer Platz
Tanti sono i miei posti prediletti di Berlino, da Schöneberg alla Cupola di vetro del Reichstag, dal tempio del consumismo KaDeWe (ebbene sì!) a Charlottenburg, dai viali dei quartieri borghesi ai profumi etnici di Kreuzberg, ma se dovessi scegliere un solo posto in cui tornare, quello è Potsdamer Platz. Trovo che lì ci sia lo spirito di Berlino: Potsdamer Platz è un'invenzione post-Muro, con cui si è creato un nodo per riunire le due città divise per decenni: i grattacieli di uffici, il Sony Center, con i suoi locali all'aperto e il suo cinema (c'era la Berlinale, la prima volta che sono andata a Berlino!), le stazioni della metropolitana che vomitano gente a tutte le ore, Arkaden, uno dei centri commerciali più belli di Berlino, in cui rifugiarsi quando fa troppo freddo. Una delle cose consigliabili è lasciare la Potsdamer Platz per infilarsi nelle vie laterali: la Bellevuestrasse, che sa di verde e tranquillità, da un lato, e la Linkstrasse, con tutte le prove di architettura contemporanea; se prendete la Allee Potsdamer Platz, vi sembrerà di stare in un pezzo d'Italia, per la presenza di balconi e laterizi con cui Renzo Piano ha voluto rendere omaggio al suo Paese. Sulla piazza vera e propria, non perdete di vista la doppia fila di sanpietrini che ricorda il tracciato del Muro: Berlino guarda al futuro senza dimenticare, inquieta e appassionante. Poco più a Nord, lo testimoniano anche l'Holocaust Memorial e la Porta di Brandeburgo.


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