Da alcuni giorni, è possibile vedere
la
Turandot, ultima produzione operistica del
Teatro Regio di Torino,
gratuitamente in streaming sul sito
operavision.eu.
Andata in scena
dal 16 al 25 gennaio 2018, dunque fino a pochi
giorni fa, la
Turandot torinese curata da
Stefano Poda (regia, scene,
costumi, coreografia e luci) e con
Gianandrea Noseda alla direzione
dell'Orchestra e del Coro del Teatro Regio, si distingue per
concludersi laddove Giacomo Puccini lasciò la sua opera, incompiuta.
Alla sua morte, il musicista toscano non aveva ancora concluso il
duetto finale, quello che avrebbe trasformato Turandot,
principessa
di gelo in donna innamorata; lasciò decine di appunti sui quali si
basò
Franco Alfano per scrivere il finale, che si sapeva sarebbe
stato felice; un altro finale fu scritto nel 2001 da
Luciano Berio. Ma
Noseda ha fatto una scelta insolita: "
Quella fine non mi ha mai
convinto, non ho mai capito quel lieto fine esagerato. Puccini si era
fermato tre anni prima di morire su quel momento che non riusciva a
rendere drammaturgicamente e quindi anche noi concluderemo l'opera
dopo la morte di Liù, con un finale che forse arriverà di più al
cuore degli spettatori" ha spiegato nel comunicato stampa del
Teatro Regio. Dunque, la produzione torinese, contemporanea e onirica nel
suo allestimento, propone anche una versione insolita della Turandot,
ma
più fedele al disegno del suo autore.
La
storia di Turandot è
nota: Giacomo Puccini fu ispirato dalla lettura di una
fiaba
teatrale, scritta nel 1762 da
Carlo Gozzi. La principessa asiatica
propone ai suoi pretendenti
tre enigmi da risolvere, pena la condanna
a morte; l'ultimo li risolve a sorpresa tutti, Turandot,
che non vuole sposarlo, gli manifesta
tutto il suo odio e il principe
le propone a sua volta un enigma: se lei scopre il suo nome, sarà
disposto a morire all'alba; così Turandot tiene tutta Pechino
sveglia,
nessun dorma!, affinché si scopra
il nome del principe
misterioso; Liù, la schiava che conosce il segreto, viene
imprigionata e, temendo di rivelarlo sotto tortura,
si uccide.
L'opera di Puccini termina a questo punto, mancando del momento in
cui
Turandot ammette l'amore per il principe straniero (il cui nome è
Calaf). La figura della principessa di gelo è stata ispirata a Gozzi
da
Khutulun, la
figlia guerriera di Kaidu, cugino e rivale di
Kublai
Khan; la bella principessa era famosa perché
sfidava in combattimento
i pretendenti alla sua mano e li sconfisse tutti, mantenendosi libera
e costruendo una gran fortuna personale (in duello con loro vinse
migliaia di cavalli); secondo
lo storico Rashid al-Din, si innamorò
poi dell'ikhan persiano Ghazan. Se avete visto la serie tv
Marco Polo
di
Netflix, l'avete incontrata: il
mercante veneziano è tra gli
autori che
hanno raccontato la sua storia.
Il
Teatro Regio di
Torino ha una
scheda dedicata alla sua
Turandot; oltre all'
Argomento,
che spiega lo sviluppo della storia, sono interessanti gli articoli
della sezione
Libretti,
con
suggestioni, approfondimenti e pensieri di esperti pucciniani e
autori di quest'allestimento torinese. Il Teatro di piazza Castello fa sapere in un comunicato di essere stato "
il primo teatro italiano" ad aderire, già nel 2015, all'iniziativa di operavision.eu, "proponendo gratuitamente online, in streaming e on demand,
Aida di Verdi, con la regia di William Friedkin e nel 2016
La bohème di Puccini, con la regia di Àlex Ollé, entrambe dirette da Gianandrea Noseda:
due tra le cinque produzioni più viste in assoluto, tra gli oltre 50 titoli presenti nella piattaforma, che ha totalizzato circa
un milione e mezzo di visitatori web e
più di tre milioni di video visualizzati". Orgoglio di un'eccellenza torinese, che è giusto sottolineare.
Per seguire lo spettacolo, i
libretti sono su
www.cantarelopera.com. La foto,
dalla gallery del Teatro Regio.
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