I
ponti di Torino
non hanno mai brillato per architettura d'avanguardia o soluzioni
originali. Se li guardiamo, con le dovute differenze, sono sempre
stati
ponti di pietra con una o più arcate oppure a campata unica,
soprattutto sulla Dora. Niente di trascendentale, che rimanga nella
memoria collettiva per bellezza o sorpresa.
Era
un'eccezione il
ponte Maria Teresa, così chiamato in onore della regina Maria
Teresa, moglie di Carlo Alberto. Fu costruito
nel 1840, poco più a
valle dell'attuale ponte Umberto I, ed è passato alla storia per
essere l'
unico ponte sospeso e in acciaio di Torino. Una
struttura
leggera, con quattro torri, due per ogni lato del ponte, che
sostenevano il peso, attraverso funi d'acciaio. A guardare le foto,
sembrava un ponte
più americano che italiano, fa pensare a New York,
più che a Roma. Non ci sono tante fotografie di questo ponte, che fu
poi
demolito all'inizio del XX secolo: le poche che circolano sono
anche nel web, un paio
le ho già pubblicate su Rotta su Torino.
Torno a scrivere del ponte Maria Teresa soprattutto per le due
fotografie che ho trovato su
Torino sparita di skyscrapercity.com. La prima, con vista dal
Monte dei Cappuccini, testimonia
la sua leggerezza e la sua bellezza,
il suo basso impatto visivo, nonostante l'uso di materiali e di forme
insolite; la foto è bella anche
per la Torino che racconta, con le
distese dei panni ad asciugare nei campi di una collina ancora poco
abitata, e con il
Castello del Valentino, immerso nel suo Parco,
allora come oggi. La seconda foto mostra
uno degli ingressi al ponte,
che, essendo stato costruito da una società privata, la
Compagnie
Bonnardet, era a
pagamento, dai cinque centesimi chiesti a un pedone
ai quaranta centesimi per una vettura a quattro ruote e due cavalli:
ai lati dell'ingresso al ponte, le due costruzioni in legno
raccoglievano il
pedaggio; la prospettiva della foto lascia intuire anche la
monumentalità del ponte, con la via di fuga visuale che inquadrava la collina, seguendo il gusto torinese per le
prospettive scenografiche.
Sono due viste insolite di un ponte
che è durato pochi decenni, che non è riuscito a cambiare il modo
di pensare ai propri ponti di Torino e che, però, mantiene
inalterato il proprio fascino, anche quasi due secoli dopo.
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