Siamo in tempo di
Carnevale, ormai. In
Piemonte si dice Carnevale e si pensa a Ivrea. In Andalusia si dice Carnaval e si pensa a Cadice. Sì,
la città più antica
d'Europa, famosa per il suo
spirito liberale e irriverente, possiede
uno dei Carnevali più popolari di Spagna,
il più 'temuto' da
politici e famosi. Nel
Gran Teatro Falla, i gruppi musicali iscritti al
Carnevale di Cadice si
sfidano in un concorso, suddivisi in
chirigota,
comparsa,
coro e
cuarteto; nei loro versi, le
prese in giro di politici e famosi, non
si salva neanche il Re, e di attualità politica e sociale, con
punti
di vista pungenti. Poi, una volta
proclamati i vincitori, il Carnevale
dilaga nelle strade cittadine,
avendo sempre la musica come protagonista: da una parte o dall'altra
della città, ci saranno
chirigotas con i loro canti salaci, che
susciteranno risate e spingeranno a pensare.
Il Carnevale di Cadice
all'ingresso del centro storico (sin) - un partecipante che si prepara (des)
Il Carnevale è una
bella occasione per scoprire una città che il turismo
italiano quasi sempre
sottovaluta, attratto dalla triade
Granada–Siviglia-Córdoba. Una città dallo
spirito salace e
arguto, che prende la vita con leggerezza e che non ama prendersi
troppo sul serio, ma che è anche estremamente
orgogliosa, da buona
andalusa,
della propria identità e della propria bellezza. È anche
fiera di essere
la città più antica d'Europa, un'affermazione che
ritorna spesso sia nelle conversazioni con gli stranieri che nella
promozione turistica. A fondare Cadice, con il nome di
Gadir, sono
stati i
Fenici, 3000 anni fa: costruirono il loro insediamento
su tre
isolotti, che poi il tempo ha unito, fino a formare
la preziosa gemma
che oggi costituisce
il centro storico, unita alla terra ferma da un
lungo e sottile istmo, che, a sua volta, chiude
la Bahía de Cádiz,
così famosa che basta dire Bahía, perché mezza Andalusia sappia
che si sta parlando della Baia di Cadice. Il
passato fenicio della città è stato recuperato recentemente, grazie agli studi riguardanti l'intera Bahía: al
Castillo de Doña Blanca,
nei pressi di El Puerto de Santa Maria, è stato trovato
il porto
fluviale punico più esteso del Mediterraneo, un altro sito
archeologico fenicio si trova nei pressi di
Chiclana de la Frontera,
che chiude la Bahía a settentrione. A Cadice, sotto il
Teatro de
Títeres, in calle San Miguel 15, c'è il più importante sito
archeologico cittadino, chiamato
Gadir, che, con passerelle e video,
permette di camminare nell'antica città. A completare questo
excursus, c'è il
Museo de Cádiz, in plaza de
Mina, che si apre con i sarcofagi fenici di un uomo e di una donna.
Il Gran Teatro Falla (sin) - la Cattedrale de la Santa Cruz (des)
Il
passato millenario di Cadice ritorna continuamente. Anche
nella passeggiata sulle
sue fortificazioni sul mare, che per secoli l'hanno
difesa dagli attacchi di berberi e inglesi, pirati e francesi,
inespugnabile come nessuna: la passeggiata,
una delle cose da fare a Cadice, inizia alle spalle della
grandiosa Cattedrale dalla cupola dorata e
termina sull'altro lato del centro,
nel porto, che un tempo riceveva
i galeoni
delle Americhe e che oggi, seppure sempre attivo, ha perso la propria
importanza, in favore di quelli di
Algeciras e Gibilterra. In mezzo
ci sono il
Teatro Romano, che testimonia il passato sotto l'impero,
e, più a nord, i forti
di Santa Catalina e San Sebastián, adesso
trasformati in centri di cultura, ma memorie di un passato
glorioso e
pericoloso; il forte di San Sebastián sorge su un isolotto ed è
unito alla terra ferma da un piccolo istmo fortificato,
passeggiata romantica per
le giovani coppie e irrinunciabile per chi vuole
fotografare i
tramonti gaditani o le onde dell'Oceano agitato, che si infrangono
sulle sue pietre. Prima di arrivare ai forti,
voltate lo sguardo
verso la Cattedrale: è lo scorcio in cui
Cadice assomiglia a
L'Avana, la sorella dell'anima che va a dormire mentre lei si
sveglia. Hanno gli stessi colori pastello, la stessa luce tropicale,
la stessa violenza azzurra del mare: se si guarda la Cattedrale
gaditana dalle mura, sembra di stare sul
malecón habanero. Poco oltre i due forti c'è la
Caleta, la spiaggia
preferita dai gaditani,
la più suggestiva di tutte, in qualunque
stagione, si trova in un'insenatura che d'inverno è chiusa da decine
di piccole barche di pescatori ormeggiate.
Il profilo di Cadice (sin) - il Forte di San Sebastián (des)
All'interno, Cadice si
presenta con
un tracciato sostanzialmente ortogonale che tranquillizza un torinese in vacanza: non ci si perde (
Arturo Pérez Reverte, che a Cadice ha ambientato il suo
L'assedio, sostiene che si potrebbe sovrapporre una piantina della città settecentesca a quella odierna, senza notare grandi cambiamenti). Di tanto in tanto, queste
viuzze dal sapore
andaluso, con verande di legno e ferro battuto e
patios da scoprire,
si aprono in
piazze sorprendenti, la più grandiosa di tutte è
la
plaza de San Antonio, dominata dalla facciata dell'omonima chiesa, la
più intima è la
plaza de Minas, con i suoi giardini
frondosi in centro e i locali con le
tapas, in cui turisti e gaditani si mescolano, per
godersi la famosa brisa gaditana (la brezza dell'Oceano).
Non è lontano da qui l'
Oratorio de San Felipe Neri, con la sua forma ellittica e il suo
retablo di
Bartolomé Esteban Murillo, il gran sivigliano
di cui si celebra quest'anno il 400° anniversario della nascita.
Soprattutto, l'Oratorio è famoso per essere stato
sede delle Cortes
che, sotto l'assedio di Napoleone, promulgarono
la prima
Costituzione d'Europa, quella che avrebbe poi ispirato le colonie
sudamericane e i carbonari italiani.
Era il 1812 ed era ancora tutto
da scrivere, Restaurazione compresa (e come fu dura la Restaurazione,
in Spagna, nonostante le speranze di quella Costituzione!). Ma è
da
quel sentimento liberale, derivato da secoli di commerci d'oltremare,
di incontri e di contaminazioni, che Cadice ha costruito
il suo
spirito salace e arguto, la sua capacità di non arrendersi e di
rimanere se stessa, nonostante
la crisi economica colpisca più duro
che altrove (la città e la sua provincia hanno il più alto indice
di disoccupazione spagnolo da decenni, ormai, da quando sono state
smantellate l'industria navale e, praticamente, quella ittica).
La plaza de San Antonio (sin) - la plaza de la Mina (des)
Nelle sue strade più eleganti, si respira la decadenza di quella
che fu la città dei traffici commerciali e che trasse
dall'oro delle
Americhe la propria ricchezza. Ma è una decadenza
gentile, che
ispira empatia, dolcezza e nostalgia. A testimoniare
lo splendido passato che non torna ci sono i
bei palazzi settecenteschi delle sue vie commerciali (la calle Ancha, la calle San Francisco, la calle José del Toro, tutte pedonali), la
Torre Tavira, che dalla
sua camera oscura offre una bella vista dall'alto e che è l'unica
sopravvissuta delle 160 torri cittadine che nel XVIII secolo
controllavano la Bahía. Un bel panorama sui tetti della città si
gode anche da una delle torri della Cattedrale: aggiungetela alle cose da fare a Cadice.
Ma se volete
vedere la città e il suo skyline, la cosa migliore è
arrivare
dal Puerto de Santa Maria, El Puerto per gli amici: è una
cittadina
fluviale, cantata da Rafael Alberti, uno dei grandi intellettuali del
Novecento spagnolo, esiliato in Italia (suo nonno era italiano)
durante il franchismo, appartiene all'
immaginario che circonda la Bahía e l'Andalusia meridionale, dal flamenco allo sherry, e si
trova sull'estuario del Guadalete. Qui potete prendere il
Catamarán
de la Bahía, che porta a Cadice in circa
mezz'ora e costa poco meno
di 3 euro a persona: il
salto dal fiume all'Oceano, di cui lo staff
avverte continuamente, perché si salta davvero, indica la forza
dell'Oceano (un giorno o l'altro proverò il 'salto' al contrario,
dalla Bahía al Guadalete), ma
la cosa più bella è vedere lo
skyline di Cadice che si avvicina e pensare ai marinai che tornavano
a casa dopo mesi di assenza e di pericoli sull'Oceano (non ultimo i
pirati di Sua Maestà Britannica), custodendo l'oro delle Americhe.
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