Borgo Aurora continua a produrre
progetti di grande fascino per il recupero delle
antiche strutture industriali. Stavolta siamo a pochi metri da
largo Brescia e
dalla
Nuvola di
Cino Zucchi, che la
Lavazza inaugurerà entro la fine
dell'anno: qui,
in corso Brescia 62, nel 1920 c'era il Gallettificio Militare, ma fu nel
1956, con il passaggio alla
Firgat, che il complesso assunse l'aspetto
che ancora oggi lo caratterizza. Specializzata nella produzione di articoli tecnici di gomma e
resine per uso industriale e nella fabbricazione di ricoperture di
pneumatici, cinghie e nastri trasportatori, la Firgat costruì
un
fabbricato a otto campate con copertura a shed e due
palazzine di tre
piani per uffici. La produzione poi venne
spostata a
Villanova d'Asti, data l'impossibilità di espansione in
un Borgo Aurora sempre più densamente popolato; Firgat mantenne la
propria sede amministrativa, affittando gli spazi vuoti alla storica
tv
Quarta Rete e a una
palestra. Poi, una volta liberi tutti i
locali,
la svolta definitiva.
Assonometria di Easydora (sin) e pianta tipo dei tre edifici (des)
"Avevamo davanti a noi
due scelte"
spiega il dottor
Carlo Tondato, proprietario dell'azienda "potevamo trasformare la nostra
antica sede in un'area fabbricabile oppure in un luogo in cui
recuperare una testimonianza di archeologia industriale che
rappresentava il tanto lavoro svolto in passato. Ho scelto la seconda
opzione". Il progetto, firmato da
Giorgio Rosental, individua
un percorso interno che definisce
tre diversi edifici, dove prima, pur nella differenza di funzioni, c'era u
n'unica costruzione.
Percorrendo corso Brescia, non si avverte alcuna
differenza: la
facciata di laterizi e ampie vetrate è stata lasciata
intatta. Bisogna
superare il passo carraio ed entrare nel cortile, per scoprire i
cambiamenti; un passaggio che è come una
cesura: fuori la vita
movimentata di corso Brescia e via Bologna, dentro la
dimensione
quasi paesana dei percorsi interni, fuori Torino, dentro
Easydora. Il nome del complesso ha
una storia curiosa e tenera: "Lo si legge e si pensa a
Easy,
facile, alla facilità di abitare, e alla
Dora, che è molto vicina.
Sono due bei concetti, che identificano il nostro progetto, ma è un
omaggio anche a mio padre
Isidoro, che ha fondato l'azienda"
rivela con un sorriso Tondato.
La facciata di Easydora, com'è (sin) e nel rendering (des)
"La
prima volta che sono entrato nel capannone ho visto subito che era
uno
spazio di valore, in cui si sarebbero potute fare cose
interessanti" ricorda l'architetto "Aveva una
copertura in
parte a shed e in parte piana; abbiamo deciso di abbattere quella
piana, così da
separare e isolare l'edificio e abbiamo mantenuto
quella a shed, per realizzare i
loft, aprendola dove non serviva, in
modo che desse luce ai giardini sottostanti". Del tetto piano
abbattuto rimangono
le travi in cemento armato, che corrono
libere e all'aperto, a
collegare ancora i due edifici separati, un
po' come memoria del passato, un po' come elemento decorativo. Il
risultato sono
otto loft, tutti dotati di un piccolo prato, su cui si
potrà parcheggiare la macchina e
separati tra loro da pareti di
gelsomini, che garantiscono la privacy e promettono intensi profumi
di primavera. Sulla facciata principale, come una decorazione,
gli
shed aperti e la grande vetrata che dà luce all'interno. L'interno
dei loft è
un ampio spazio rettangolare, con un soppalco a
cui si accede da una leggera scala laterale: la luce arriva sia
dalla vetrata che dalle coperture a shed, appositamente munite di
vetri: "Non si poteva non salvare queste coperture" dice
Rosental "fosse stato per me, avrei salvato anche i serramenti,
ma erano ovviamente fuori norma e abbiamo cercato di realizzarli il
più possibile simili". Dall'illuminazione a shed, una piccola
chicca: la parte più interna del loft, destinata alla cucina e
coperta dal soppalco, è illuminata anche da un'apertura sul
soffitto, che prende luce dall'alto. Un effetto curioso e gradevole,
che aumenta la luce per chi cucina.
L'edificio dei loft: la facciata con gli ingressi (sin) e l'interno con il soppalco (des)
Reinventare edifici con un
passato è un'attività che diverte l'architetto: "Penso sia più
divertente dare nuova funzione a un progetto già scritto e mi
avvicino sempre
con enorme rispetto a un edificio che racconta una
storia.
Se non si rispetta l'esistente e lo si viola, trovo che si
compia più un inno a se stessi che all'architettura e secondo me
deve vincere l'architettura" dice Rosental. Mentre Tondato
confessa di "aver scelto questo progetto perché, tra le altre cose aveva un rispetto per la facciata principale che ho
molto apprezzato".
La rivoluzione di Easydora è tutta
all'interno, nei
percorsi che apre e propongono
prospettive nuove, mano a mano che si entra, fino ad arrivare
all'alta ciminiera in
laterizi, che si staglia su un lato del complesso, senza alcuna
funzione se non quella di
memoria del passato: per apprezzare il suo
slancio verticale, è stata liberata dalle costruzioni che la
circondavano. "Stiamo cercando
l'illuminazione adeguata sia
verso l'esterno, dove però è visibile solo da un tratto di corso
Brescia, sia verso l'interno". La suggestione che emana, nella nuova vita del complesso, la rende uno degli elementi caratterizzanti più affascinanti.
Rendering dell'edificio trapezoidale, a sinistra le travi che lo collegano ai loft (sin)
Rendering dell'edificio a L, a destra la ciminiea, a sinistra l'edificio trapezoidale (des)
Su corso Brescia si
affacciano le
due palazzine, unite dalla facciata : una ha
forma trapeizodale e ospiterà
appartamenti e attività commerciali,
l'altra di
forma a L ospiterà
tredici appartamenti, bi e monolocali
(il totale degli appartamenti del complesso è 25, dai 50 ai 150 mq). Quest'ultimo edificio è libero da ponteggi, sul primo si sta lavorando e non è ancora visibile il risultato esterno. "Alla costruzione esistente, abbiamo
aggiunto il disegno della facciata con i balconi, ispirata dalle
strutture d'acciaio delle fabbriche di una volta" spiega
Rosental, mostrandomi l'edificio a L. Il disegno comprende anche lo spazio del vano ascensore,
aggettante e armoniosamente inserito nel disegno. Come armoniosamente
convivono
il legno e l'acciaio nella progettazione: gli appartamenti
della palazzina hanno
porte d'ingresso blindate, ma dotate di una copertura di legno all'esterno, che gioca
con elementi verticali e
aggettanti. Attira la mia attenzione perché è insolito ed elegante
e l'architetto Rosental mi fa notare che "è
lo stesso disegno
dei loft. Volevo
un materiale che cambiasse con il tempo, che tra tre
anni sia un'altra cosa per il colore naturale, che ovviamente cambia
e magari anche per gli interventi di manutenzione". Anche sui balconi adiacenti al vano ascensore i
pannelli di legno fenolico trattato giocano con l'acciaio.
E i balconi, ampi tanto che ci si potrebbe organizzare cene, sono un elemento
importante: all'ultimo piano, a legare le due palazzine, unite dalla
facciata, c'è
un magnifico attico, unica aggiunta di Easydora ai due edifici. "Da lassù si vede tutta
Torino: non c'è nessun ostacolo fino alla Mole e alla collina"
assicura Rosental.
La facciata di corso Brescia non
lascia immaginare il mondo che si sta costruendo all'interno. I rumori
di cantiere preparano l'Easydora che sarà, mentre viene da pensare
al signor Isidoro: il
futuro sorprendente e innovativo della sua
antica fabbrica, sicuro gli piacerebbe.
Easydora ha
un sito web, con molte foto e visite virtuali agli spazi ristrutturati.
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