L'atelier di Pamella Barroso è
piccolo, intimo e molto femminile, sa di casa e di accoglienza con i
colori pastello, i mobili chiari e i vestiti sugli attaccapanni
mobili. Ma sarà la casa di Feelosophically, il suo marchio, ancora
per poco: in attesa di un bambino, Pamella sta voltando pagina. Per
lei, brasiliana di Manaus, arrivata a Torino per amore, ci saranno
presto un nuovo quartiere, una nuova casa e una nuova vita. Ne parla
con un sorriso, con la dolce cantilena del portoghese brasiliano,
cercando con cura le parole. L'ho conosciuta da Talent House, mi è
piaciuta la sua storia, le ho chiesto di incontrarci per parlare di
Feelosophically, con cui veste donne di tutte le età e le bambine, e
ci siamo viste a San Donato, il quartiere che è stato la sua casa in
questi primi anni torinesi.
Pamella Barroso, a sin, e le sue creazioni per Feelosophically
- Sei arrivata a Torino per
amore, come è stato il primo impatto con la città?
Sono
arrivata d'inverno, io non avevo mai visto l'inverno in vita mia.
Ricordo che mentre venivo verso Torino, da Malpensa, guardavo gli
alberi e pensavo che erano tutti morti; sapevo che esisteva
l'inverno, anche se a Manaus non c'è, ma l'impatto di vedere davvero
gli alberi senza foglie è stata una strana sensazione. A parte
questo sono stata bene da subito, la felicità per una nuova vita, la
novità che la città rappresentava, non ho mai sentito preconcetti
per il fatto che sono straniera, magari c'è curiosità per questo,
ma le persone sono sempre state gentili.
- In Brasile studiavi
giornalismo. Come sei arrivata alla moda?
La moda è sempre
stata parte della mia vita, volevo studiare comunicazione perché
pensavo fosse una buona base per lavorare in una professione
creativa. Ho fatto corsi, sfilate, foto, ho partecipato a concorsi
disegnando io i vestiti; aiutavo le amiche a fare shopping. Sono cose
che mi hanno sempre dato sicurezza, mi riconoscevano questa capacità
di vedere le cose prima degli altri, quando si trattava di moda e di
gusto.
- Feelosophically è nato in Italia.
Sì, è nato
anche per superare un momento di grande dolore, la perdita di mio
marito. Ha rappresentato una sorta di rinascita per me, cercavo
qualcosa che mi piacesse per aprire una nuova pagina positiva. A
Torino avevo appena terminato di frequentare un corso di moda che
avevo iniziato per un paio di volte alla settimana e che poi invece
mi aveva preso tantissimo, tanto che alla fine andavo a tempo pieno.
Quando sono entrata a scuola ho pensato "ma perché non ci sono
venuta prima, questo è il mio mondo!" Così è nato
Feelosophically, cercando il mio mondo.
- Perché
questo nome, Feelosophically?
Una scelta filosofica: penso che
le cose preziose siano dentro, che a volte quello che senti dentro è
quello che esce di te. Lo stesso concetto della bellezza: a volte una
donna meno bella attira di più l'attenzione, perché ha una luce
speciale. Volevo trasferire questo concetto agli abiti, per questo
cucio dentro i miei vestiti qualcosa di particolare, qualcosa che può
anche appartenere a chi li acquista, affinché li senta più suoi,
provi questa sensazione di unicità e scatti questa luce che rende
speciali. Il nome vero e proprio l'ho scelto con uno stratega del
mercato, mi piace molto perché letteralmente significa "sentire
filosoficamente". La filosofia è la pratica di andare oltre
quello che vedi, di capire facendosi delle domande, è la ricerca, in
fondo. Ed è quello che applico ai miei disegni.
- Cosa c'è
del Brasile nella tua moda?
Tanto. Cerco sempre di mettere un
pizzico di sensualità e di colore. Mi piace la leggerezza dei
tessuti, che abbiano la capacità di svolazzare. Se guardo i miei
vestiti vedo molto Brasile, ma anche l'Italia; venendo a Torino ho
dovuto adattarmi alla città, imparare a vestirmi secondo l'Italia.
Io mi vestivo solo con abiti di cotone, dato il clima di Manaus, qui
ho scoperto la qualità dei tessuti, soprattutto per l'inverno. Una
cosa dell'Italia che mi è molto piaciuta è la capacità di
tramandare le cose, che ho voluto anche nei miei vestiti, non solo
attraverso quel qualcosa di particolare che inserisco dentro, ma
anche attraverso la qualità dei tessuti, la cura delle cuciture,
sono dettagli molto italiani.
- Come vestono le
torinesi?
Qualche anno fa ti avrei dato una risposta negativa,
perché le vedevo vestite in modo molto sobrio, non vedevo quella
sensualità del mio Paese. Poi ho maturato un'altra opinione, la
maggioranza veste con colori sobri, sì, ma anche in modo adatto al
corpo, all'età, c'è coerenza nel modo di vestire. A me la cosa che
colpiva era la mancanza di colore, è meno fashion di Milano, che è
più attratta dalle tendenze e dall'esclusività.
- E tu a che
tipo di donna pensi, quando disegni?
Dipende. Non penso sempre
allo stesso tipo di donna. Per esempio, l'ultima collezione, siccome
è pensata per l'estate, si dirige a una donna più fluida, magari
più sexy, più forte e sicura di sé. Ogni collezione è una
sfaccettatura dell'essere donne: noi non siamo mai uguali, cambiamo,
non ci sentiamo sempre allo stesso modo. Nel disegno cerco di pensare
a questo: ci vuole una coerenza di stile, è vero, ma bisogna anche
potersi vestire come ci si sente, per questo nelle mie collezioni c'è
un po' di tutto. In questo modo riesco a vestire le donne di tutte le
età. Ho anche una piccola collezione per le bambine.
- Vesti
anche tua figlia?
Quando riesco a convincerla sì! Mia figlia
è molto testarda e vuole scegliere lei, per cui devo adottare una
strategia, per fare in modo che creda di aver scelto lei, altrimenti
non ce la faccio. Lei apre i cassetti, prende, ha un gusto che non so
se possiamo definire tale. All'inizio cercavo di convincerla, adesso
ho deciso di farla vestire come vuole, facendole notare che certi
abbinamenti non funzionano; lei fa le sue esperienze, il suo stile è
la fantasia, si sta mettendo alla prova e mi mette alla prova. Non
negozio solo in certe circostanze: per certi eventi, non discuto, il
massimo che le concedo è scegliere tra due possibilità, ma decise
da me!
Feelosophically è in via Sondrio 13 (ancora per poco) e ha
un sito web
feelosophically.com.
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