Può essere Torino una
città
policentrica? Una città, cioè, non legata solo al centro storico,
ma capace di
rendere attrattivi anche gli altri quartieri? In questi
anni, ci hanno provato sia a nord che a sud: le nuove destinazioni
d'uso delle fabbriche di
Barriera di Milano, diventate centri di
cultura e di intrattenimento (Museo Ettore Fico, Docks Dora, Parco
Peccei, EDIT, ecc), i parchi e i nuovi centri del lavoro e di
intrattenimento a
Mirafiori Sud (il Parco Colonnetti, il Parco lungo
il Sangone, la riconversione dell'area Fiat Mirafiori), con risultati che il
futuro potrà raccontarci meglio, ma che sembrano incoraggianti.
Torino dal grattacielo Intesa San Paolo (sin) - Museo Ettore Fico, in Barriera di Milano (des)
I
partecipanti a
Utopian Hours, il Festival di
Torinostratosferica,
dedicato alla Torino che potrebbe essere,
senza porre limiti
all'immaginazione, hanno analizzato anche questo aspetto della città.
Una Torino che sappia vivere
non solo in centro e che sappia mettere
in contatto i suoi diversi quartieri. La
Fondazione per
l'Architettura continua a fare una sintesi delle proposte e vengono
fuori
cose interessanti, che aiutano a disegnare la città del
futuro. Come rendere più attraenti i quartieri meno centrali?
Pensiamo alle Vallette, a Mirafiori Sud, alla Falchera, i più
periferici di tutti: sarebbero più interessanti con una
maggiore
presenza di esercizi commerciali, magari di piccola scala, i
cosiddetti negozi di quartiere, insomma, dovrebbero proporre un
intrattenimento di qualità, che andrebbe dunque stimolato con
politiche
ad hoc, dovrebbero garantire
diversi tipi di servizi, che
non obblighino a spostarsi, sarebbero più attraenti e capaci di
attrarre con
opere d'arte urbana (e mi immagino l'arte urbana
convivere con i
grandi casermoni degli anni 60 e anni 70 che
caratterizzano questi quartieri: una sfida interessante per qualunque
artista chiamato a stabilire il legame e il confronto).
Non solo.
Il rapporto centro-periferia sarebbe inesistente senza un
sistema di
trasporti efficiente. E qui chi ha partecipato (e partecipa) a
Utopian Hours, con le sue proposte senza pensare alla fattibilità,
si è davvero scatenato. I trasporti dovrebbero essere
sia di
superficie che sotterranei. In superficie, i
controviali diventano
protagonisti come infrastrutture dolci, tra pedoni e piste ciclabili:
queste ultime, poi, hanno un protagonismo assoluto per chi immagina
che siano
costruite sopra i grandi viali e le vie della città, per
renderle più veloci e più sicure. Mi sono immaginata la
S-Bahn di
Berlino, lo ammetto, ma, a questo punto, più bella l'idea di una
monorotaia che colleghi il Lingotto alla zona Barca, il nord e il sud
di Torino, praticamente, partendo da Italia 61 (la monorotaia di
Italia 61!), servendo anche la collina e il centro storico, per
arrivare poi all'estremo nord cittadino (sarebbe anche
un bel
servizio turistico!). La
metropolitana andrebbe potenziata e
ovviamente messa in collegamento con il sistema di superficie e le
linee ferroviarie del passante. Sorprese anche per il trasporto
privato:
un centro senza SUV e con una ZTL di 8 ore diurne, con il
potenziamento del trasporto collettivo.
La Torino policentrica
migliorerebbe anche
la fruizione delle proprie piazze e dei propri
parchi, immaginandone un uso sia creativo che lavorativo: il
wifi
libero e gratuito sarebbe un ottimo invito per riscoprirli e viverli
meglio. E poi una
vocazione per la vita notturna, con piccoli club in
grado di attirare i più giovani e far vivere loro la notte torinese
attraverso musica e chiacchiere. Del resto, tante band italiane
affermatesi negli ultimi decenni sono nate qui, nell'
underground
torinese. Gli stimoli sono tanti, chissà che non ne venga qualcosa
che
indichi una direzione anche nella revisione del
Piano Regolatore
che in questi mesi si sta preparando.
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