Di tanto in
tanto,
Torino torna sui media stranieri, come proposta turistica per
un weekend italiano. Stavolta tocca al
magazine spagnolo
Hola, il
settimanale più letto della Piel de Toro, che pubblica nella sua
pagina web un articolo intitolato
48 ore a Torino, slow food, vermut
e buona vita a fiumi. Il sottotitolo spiega: "Il capoluogo del
Piemonte è conosciuto per il suo passato industriale, per la sua
fabbrica Fiat, per la sua squadra (la Juventus...)... anche perché qui si sono inventati il vermut, le
tavolette di cioccolata, le caramelle di mandorle, i grissini... E in
più c'è la Sindone".
Dopo questa bella introduzione, l'articolo
ha
un incipit altrettanto bello: "L'elegante Torino conserva il
suo stile
come se fosse su una rivista: cura i suoi viali, restaura i
suoi monumenti storici, crea tendenza nella moda e mantiene le sue
tradizioni circa l'arte del saper vivere". Torino non sa solo
vivere, ma anche mangiare, non per niente è
la patria di Slow Food.
Così le 48 ore di Torino sono
scandite dai pasti. Si inizia con la
colazione al
Bicerin, dove sedettero "Nietzsche, Dumas o Puccini"
e poi si continua per via Garibaldi fino a piazza Castello, "dove
convergono le grandi arterie cittadine, quelle che distribuiscono la
vita commerciale, culturale e del divertimento". Tra i Musei da
visitare,
Palazzo Madama, "anche solo per salire e scendere
dalla sua scala barocca, disegnata da Filippo Juvarra con generosa
ampiezza, affinché le gonne delle dame del XVIII secolo si esibissero
in tutto il loro volume". C'è anche
Palazzo Reale, di cui
sottolinea "le stanze riccamente decorate, con ogni tipo di
lusso, come la sala del trono o la tavola preparata con ogni
dettaglio", e
Hola non dimentica il
Teatro Regio, la
chiesa di
San Lorenzo e il vicino
Museo della Sindone.
Il secondo giorno
torinese non dimentica
l'aperitivo, altro rito cittadino. Ovviamente
a
base di vermut, inventato qui 200 anni fa. Tra i locali
raccomandati, Concord, LAB, Norman e Ritual. Di qui, c'è tutto il tempo per visitare il
Museo del Cinema, nella Mole Antonelliana, "una fantasia architettonica alta 167 metri, simbolo della città" (mi piace la definizione di
fantasia architettonica!) e di passare poi nella
Galleria Subalpina, "un passaggio con tetto di vetro, che ospita alcuni dei più bei negozi di antichità della città"; poco oltre,
via Roma, "la via dello shopping per antonomasia", che porta in
piazza San Carlo, dove fare sosta in uno dei suoi due storici caffè, il San Carlo o il Torino. A pranzo, il ristorante I tre galli, "con saporiti piatti tipici" e "punto di riferimento nei mesi estivi, quando i dehors si riempiono di torinesi e turisti". Poi una visita al
Museo
Egizio, che "possiede la collezione di tesori egizi più
importante fuori dal Cairo" e a cena da La Badessa, "dove i
camerieri vestono con cura".
Siamo arrivati
al termine del week
end torinese e il terzo giorno è per un'esperienza foodie al
Lingotto: prima
Eataly, che "non è un supermercato qualunque, è
la squisitezza di Slow Food. Da vedere, sedersi e mangiare lì e fare
la spesa da portare a casa". E, a due passi, c'è la
Pinacoteca
Agnelli, con opere appartenenti alla collezione privata di Gianni
Agnelli, "che fu proprietario della Fiat, della Juventus e del
Corriere della Sera (
pure de La Stampa
, Hola!)". Se vi rimane
tempo, prendete un taxi al volo per scoprire "
la Versailles di
Torino", suggerisce ancora il settimanale, riferendosi alla
Reggia di Venaria Reale, "costruita dal frivolo
duca Carlo Emanuele II come padiglione di caccia" e poi un dato
non vero: "Giardini meravigliosi e moltissimi oggetti di
palazzo, alcuni molto raffinati e altri di pessimo gusto.. tipici di
un erede con tanti soldi" In realtà alla Reggia, depredata, l'arredamento non è originale, ma inserito dopo il
magnifico restauro. Ma è una sottigliezza in un
testo che invita a un weekend a Torino, sottolineando
la sua versatilità.
L'articolo originale,
su
hola.com, in spagnolo.
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