Il tradizionale isolato torinese è
costituito da
edifici lungo il perimetro e bassi fabbricati
all'interno, destinati a magazzini, officine, piccole fabbriche o
attività artigianali. Negli ultimi anni,
questi piccoli fabbricati sono stati riqualificati e una delle
trasformazioni più originali e più belle è quella avvenuta a San
Salvario, con
La casa tra gli alberi.
Il fabbricato com'era (sin) e La casa tra gli alberi (des)
Foto di Beppe Giardino
La cosa curiosa, che rende La
casa tra gli alberi speciale è che
Alberto Rosso e
Giulia Giammarco, che vi abitano con il piccolo Pietro, sono anche
gli
architetti di Studioata che l'hanno progettata: sono stati clienti di se stessi,
praticamente. E, a giudicare dalle parole di Alberto, si devono anche
essere molto divertiti. "Lavoriamo spesso insieme anche in
studio, lei è la mente creativa, io mi occupo degli aspetti
tecnici. Il fatto di essere entrambi architetti ha generato
idee
continue, uno pensava di fare un lucernario e l'altro aggiungeva sì,
facciamolo apribile e da cosa nasceva cosa. È stato
bello come
lavoro e siamo stati fortunati,
abbiamo potuto sperimentare cose, che da una parte ci hanno
arricchito per la percezione dei luoghi e degli spazi e dall'altra ci
permettono di vivere bene, perché ci sono
soluzioni che ci piacciono
come gli spazi luminosi, le piante nei cortili".
Foto di Beppe Giardino
L'
edificio originario della loro casa tra gli alberi
era un
magazzino, aveva una
forma a L, con il lato lungo
parallelo a quello della manica d'ingresso al cortile dell'isolato; Alberto e Giulia hanno costruito
un muro sul filo della proprietà, anch'esso parallelo
all'ingresso, così da avere
un proprio cortile interno. Su questo nuovo spazio,
si affacciano la cucina, il
soggiorno e le camere della loro casa. Hanno poi
svuotato l'angolo della L, ricavando un
delizioso piccolo patio, su cui si aprono la cucina e il soggiorno. "Anche se è uno
spazio esterno lo abbiamo trattato come se fosse interno: le pareti
bianche, lo stesso pavimento della casa, il piano orizzontale del soggiorno, lungo la parete, che continua anche nel patio. Quando tutto
è aperto, c'è
l'effetto di un'unica stanza" dice Alberto. Ad abbellire
questo spazio,
un acero giapponese, che sembra una scultura e con cui si segue il ritmo delle stagioni ("In autunno le foglie sono gialle e rosse, d'inverno rimane in evidenza il tronco, con le sue curve, e ha un qualcosa di
scultoreo").
Foto di Beppe Giardino
La cucina è raccolta in un
grande bancone centrale, in cui si trovano lavandino, piano gas e tavolo da lavoro,
nell'armadio a muro, le stoviglie e tutto il necessario per cucinare.
Un tavolo da pranzo segna
il passaggio al soggiorno, dove un
divano a L
guarda verso il patio e il
camino a legna dalle forme contemporanee
("L'unico elemento opaco tra il living e il patio" lo
definisce Alberto). Alle spalle c'è una
libreria bianca, come le pareti, in cui gli
elementi mobili, le porte e la finestra che si apre dallo studiolo sistemato al piano superiore, sono di
legno di noce nazionale.
"Hanno lo stesso rivestimento del bancone in cucina, abbiamo
voluto il legno per segnalare la diversità delle funzioni e, allo
stesso tempo, per
scaldare l'ambiente, essendo tutto il resto più
asettico".
Una delle due porte si apre sulla
scala con cui si arriva allo
studiolo, accessibile anche dal balcone esterno; l'altra apre verso il
corridoio in cui
si affacciano le
camere da letto e quelle di
servizio: "Essendo
una
cellula interclusa, i muri perimetrali sono ciechi perché non si
può guardare su altre proprietà, quindi, tutti gli ambienti della
casa guardano sul cortile o sul patio. Verso il
perimetro esterno abbiamo
messo armadi a muro, un bagno, la lavanderia, i servizi, l
e
camere da letto sono verso il cortile". In questa zona della casa
ci sono diverse
sorprese; il bagno principale è diviso in
tre parti,
intorno alla camera da letto: da un lato, verso il perimetro, con la
luce naturale che cade dai lucernari, c'è il bagno vero e proprio, con uno spazio
indipendente per
una doccia davvero luminosissima; dall'altra parte, una
vasca a livello pavimento, affacciata sul cortile e anch'essa con
luce che arriva dall'alto. Alberto fa notare come i
serramenti siano
ridotti al minimo, in modo che ogni volta che le porte finestre
vengono aperte quasi si crea
un ambiente unico con l'esterno.
Foto di Beppe Giardino
Nel cortile, gli architetti hanno
creato
un piccolo boschetto, utilizzando vari esemplari di
parrotia
persica: "Avendole
in casa, e dovendole curare, si notano di più i dettagli e
si sente molto di più il
ritmo delle stagioni. Adesso le piante hanno le foglie
ancora piccole, ma d'estate diventano più grandi e avendo più rami
da un unico ceppo, l'
effetto boschetto è notevole". Il cortile è grigio, il
pavimento è di pietra blu di Liegi: "Quando il cielo è azzurro
è grigia, quando il cielo è grigio, si nota di più la nuance
bluastra; abbiamo scoperto che da Liegi la tagliano a Verona e da lì
l'abbiamo presa, quasi a km 0". All'interno del cortile c'è
una
piastra, che è una sorpresa: Alberto schiaccia un bottone, la
piastra
si solleva e appare, anch'essa in salita,
l'auto di famiglia,
pronta per arrivare al piano. "È un bel sistema che permette di
ospitare l'auto di chi viene a trovarci e, allo stesso tempo, quando
sappiamo di non dover uscire, di far 'scomparire' l'auto e avere
il
cortile tutto per noi" commenta Alberto.
La
volumetria del patio 'svuotato' è
stata recuperata nel cortile, inserendo
un'ulteriore manica alla L
iniziale, in cui sono stati ricavati un magazzino, e la scala per
andare sul terrazzo e, da lì,
sul tetto-giardino. Un tetto per ora
coltivato
a prato, con il progetto di trasformarlo prima o poi in una piccola
serra in cui coltivare davvero prodotti da orto. "Adesso ci sono
graminacee che abbiamo piantato e che sono ormai a crescita libera e
autonoma. Il
90% dell'irrigazione di prato e cortili avviene con l
'acqua piovana, raccolta in una cisterna. Il
giardino, con 45 cm di terra più la soletta, è un buon
isolatore
termico per l'estate e, soprattutto,
acustico". Il tetto è al
centro del cortile dell'isolato e inevitabilmente
dai balconi vicini tutti gli
sguardi cadono lì: "Bisogna abituarsi, quando vengo a lavorare
su lo sanno tutti gli inquilini, ma succedono anche
cose belle. Quando abbiamo iniziato i lavori, rumorosi e polverosi, non ci hanno
amati particolarmente, poi, quando hanno visto che stava nascendo
uno
spazio verde da un cortile asfaltato e da un tetto di bitume sono
stati più contenti. Quando abbiamo messo
gli alberi nel cortile un
inquilino, affacciato sul balcone, ci ha proprio
applaudito. Mentre
un altro, da un edificio adiacente, ci ha chiesto se sul tetto
potevamo mettere alcune piante, che non poteva più tenere in casa.
Le abbiamo messe
in modo che lui potesse vederle dal suo balcone, come ci aveva chiesto".
La Casa tra gli alberi è stata
una delle architetture aperte da Open House Torino 2017 di maggiore successo nel quartiere: "Abbiamo aperto la casa tante volte, per l'Ordine degli Architetti, per i fornitori che dovevano fare foto, massimo avevamo una trentina di persone. Per Open House l'abbiamo aperta per due giorni, per otto ore, e
sono passate 800 persone. Giulia e io guidavamo
turni diversi di 25-30 persone, in modo da non inseguirci troppo e dare il tempo a chi era stato per ore in coda di guardare la casa con calma. Avevamo la coda che arrivava fino alla fine dell'isolato, mio padre usciva e
portava l'acqua a chi aspettava sotto il sole. Bello e impegnativo: noi
vorremmo riaprire casa nostra, ma stiamo pensando a una formula che permetta anche a noi di
andare a vedere le altre case! Magari la apriremo un giorno, magari su appuntamento, non sappiamo ancora".
Quale che sia la formula che Alberto e Giulia sceglieranno per aprire
La casa tra gli alberi, il consiglio è uno solo:
visitatela, è una Torino di architetture nuove e creative, di sperimentazioni e convivenze che vale davvero la pena conoscere.
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