Se nella seconda metà dell'Ottocento ci fosse stato
Instagram, la
regina Margherita
d'Italia ne sarebbe stata
una delle influencer più seguite, con un profilo alla
Rania di Giordania, diviso tra i doveri
istituzionali, gli affetti familiari e i progetti di solidarietà. E
sarebbe stato davvero interessante seguire quella che è stata
non
solo la prima regina d'Italia, ma anche
l'unica italiana (sua nuora Elena era montenegrina, Maria José era
belga). Margherita,
nata nel 1851 a Torino, figlia del duca di Genova
Ferdinando di Savoia e di
Maria Elisabetta di Sassonia, si trovò a
vivere un periodo davvero appassionante, quello della
costruzione
dell'immagine unitaria dell'Italia.
Nel 2017, alla Reggia
di Venaria Reale (TO) c'è stata una bellissima mostra,
Dalle Regge d'Italia – Tesori e simboli della regalità sabauda, che ha
raccontato come, fatta l'Italia, non solo bisognava fare l'Italia, ma
bisognava
dare valori e immaginario comune a chi non parlava la
stessa lingua e arrivava da
culture millenarie spesso estranee tra di
loro: cosa mai potevano avere in comune i contadini siciliani e
pugliesi con quelli lombardi? E come potevano mescolarsi le prime
borghesie settentrionali con quelle meridionali, arrivando da
contesti tanto diversi? Prima come principi ereditari e poi come
sovrani,
Umberto e Margherita d'Italia ebbero questo
ruolo
unificatore,
viaggiando instancabilmente nel Paese, per farsi
conoscere e per far sentire la vicinanza della
monarchia, non più
sabauda, ma italiana (di lì la scelta di far nascere il principe
ereditario, il futuro Vittorio Emanuele III non più a Torino, ma a
Napoli). La bella mostra di Venaria mostrava anche come tanti arredi
e mobili piemontesi furono spostati al
Quirinale e come anche gli
splendidi Palazzi Reali delle Due Sicilie entrarono a far parte
dell'
immaginario monarchico nazionale. Di questo processo di
unificazione dei valori e di creazione di un'identità comune, la
regina Margherita fu
la protagonista più mediatica, consapevole e
compiaciuta. Era giovane, era bella, era elegante, aveva chiara
l'
immagine di regalità che voleva trasmettere e, allo stesso tempo,
sapeva essere
compassionevole al punto giusto per incantare i
compatrioti. Non c'era niente che la riguardasse che non finisse sui
giornali dell'epoca e che non diventasse
modello per le donne
italiane. Ci fosse già stato allora un
made in Italy di fama
internazionale, Margherita sarebbe stata la delizia dei nostri sarti:
ogni vestito da lei indossato sarebbe stato un
sold out che chi è
Kate Middleton.
Margherita sposò il principe Umberto, suo cugino
di primo grado,
nel 1868, nel
Duomo di Torino e alla presenza non
solo delle più alte
autorità del Paese, ma anche di
principi
provenienti da varie parti d'Europa. La storia ricorda di come il
principe ereditario di Prussia,
Federico, tagliasse un pezzo del
vestito di Margherita, rovinato durante una quadriglia da un
ballerino disattento e se lo appuntasse poi al petto, per ricordare
la giornata e per togliere dall'imbarazzo dell'incidente. Dopo le
nozze, i principi partirono per la
luna di miele, che in realtà
serviva per far conoscere i futuri sovrani all'Italia. E fu un
successo, fino all'arrivo a
Firenze, nuova capitale del Regno, dove
alla bella Margherita fu regalato un
giglio di rubini con una
margherita di brillanti. Il nome della principessa, del resto, si
prestava agli
omaggi più affettuosi e più stravaganti, da parte di
un Paese che
voleva riconoscersi nella sua bellezza, nella sua
eleganza e nella sua cultura (su Wikipedia trovate
la
lista di luoghi e prodotti che ancora oggi portano il nome della
prima regina).
Il matrimonio dei principi
non fu felice: Umberto
aveva già da tempo un'amante,
Eugenia Litta, a cui non rinunciò per
Margherita, e lei, dato alla dinastia
Vittorio Emanuele e non potendo
avere altri figli per le conseguenze del parto, gli chiuse la camera
da letto, essendo però,
la più professionale delle principesse
ereditarie e delle regine.
Quando Roma divenne capitale d'Italia,
i principi si trasferirono in città e qui Margherita diede mostra
della sua intelligenza per conquistare i romani, divisi ancora tra il
Papa e il Re. Non solo, appena arrivata,
fece aprire la carrozza, per
essere vista, mandando in visibilio la folla che l'aspettava, ma, una
volta sistemata al Quirinale, iniziò a organizzare
appuntamenti
sociali che in breve tempo divennero ambitissimi
tra intellettuali e
aristocratici. Margherita aveva ricevuto un'educazione piuttosto
ampia e aperta (nelle tematiche, non nei valori, fu per tutta la vita
piuttosto
reazionaria), questo le permetteva
di discutere e di
incuriosirsi di temi generalmente
non associati alle donne. La
capacità di mescolare gli ospiti e di dirigere la conversazione, le
sue curiosità estetiche e intellettuali la resero in breve tempo
una
delle donne più ammirate e apprezzate della capitale, aumentando la
popolarità di Casa Savoia anche sui media. Poi c'erano i
balli di
corte, a cui partecipavano principi e diplomatici, e i
viaggi
all'estero, con cui manteneva i rapporti con le altre Case regnanti
(a testimonianza della simpatia che generava, Federico III di
Prussia, che partecipò al suo matrimonio, la volle madrina
dell'ultimogenita, chiamata Margherita in suo onore).
Nel
1878,alla morte di Vittorio Emanuele II, Umberto
salì al trono con
il nome di Umberto I e Margherita divenne la
prima regina d'Italia,
un ruolo a cui si era a lungo preparata,
senza avere esempi (la
suocera Maria Adelaide era morta ben prima dell'Unità d'Italia), e
che svolse con
dignità e professionalità. Di nuovo per i sovrani ci
fu un viaggio nel Paese,
per farsi conoscere e per conoscere da
vicino le mille realtà che lo caratterizzavano. Il regno di Umberto
I fu
inquieto e complicato: il Paese da unire e da costruire, la
povertà di larghi strati della popolazione, le prime
manifestazioni
operaie represse nel sangue, le
aspirazioni di potenza coloniale che
facevano a pugni con la realtà. Umberto subì
un paio di attentati,
prima di quello fatale di Monza, nel 1900. E, in questo clima
agitato, Margherita fu una buona compagna di viaggio per il re,
l'
immagine di un'Italia che aspirava a essere migliore, bella, colta,
elegante, come avrebbe potuto essere. Amica di
intellettuali e poeti,
instancabile sostenitrice
delle arti e delle lettere, ma anche
benefattrice degli ultimi, con
visite e sostegno a ospedali,
orfanotrofi, donne e bambini senza risorse.
La cosa curiosa è
che anche se era
una donna sostanzialmente reazionaria, negli ultimi
anni non nascose la
simpatia per il fascismo e in privato non nascose
mai la sua
approvazione per la repressione dei moti operai,
Margherita era anche
una donna che sfidava il proprio tempo e i
limiti di genere che imponeva. Per esempio, era una
provetta
scalatrice delle cime alpine, tanto che le fu dedicato un rifugio, la
Capanna Margherita, nel Massiccio del Monte
Rosa, uno dei più alti d'Europa, che inaugurò personalmente, arrivando pure lei in scalata, a
42 anni (che a quell'epoca erano come 20 di più per una donna). Fu
anche
una delle prime donne a utilizzare l'auto, partecipando, già
Regina Madre, a
raid turistici e mediatici e avendo un garage con
auto a uso esclusivo; un garage che le Case automobilistiche
non
mancavano mai di arricchire con nuovi modelli, perché vuoi mettere
la pubblicità fatta da una foto della Regina Margherita su una
propria auto? Ci fosse stato Instagram in quegli anni!
Margherita
morì a
Bordighera (IM)
nel 1926. La sua salma fu portata al
Pantheon, in un viaggio che permise a migliaia di italiani di
renderle l'ultimo saluto e le ultime testimonianze d'affetto. È
l'unica regina d'Italia che riposa a Roma.
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