Nel più
bel cortile della Torino
barocca, quello di
Palazzo Saluzzo di Paesana, c'è l'appartamento
dell'architetto
Marco Bernini. Lo avevo visto nel sito web di
Open
House Torino, mi aveva colpito per le scelte architettoniche compiute
e, anche se sapevo che non sarebbe stato aperto nel 2018, ho chiesto
all'architetto Bernini di parlarne lo stesso, perché penso che
questi
piccoli gioielli nascosti dietro le facciate torinesi meritino
di essere conosciuti. Parlare di architettura con Marco Bernini è
incontrarne
un'altra chiave di lettura: per lui, tutto passa
attraverso l'energia, che si esprime nella luce, nei colori, nei
materiali, per offrire
benessere a chi abita gli spazi, in armonia
con l'ambiente circostante e la natura. Un altro mondo.
L'appartamento si trova in una delle maniche del Palazzo costruite
per la rendita (le due parallele con i loggiati erano padronali, quelle a loro perpendicolari, per l'affitto). Quando Bernini ha acquistato l'appartamento non era
un open space: "Era un
trilocale, con una stanza completamente cieca, l'ho svuotato e riportato alla
cellula modulare originaria,
definita dalla sua struttura portante e dal sistema di riscaldamento e così progettata per gli affitti." I moduli, che potevano essere comunicanti,
erano
7,5 metri per 8, erano caratterizzati da muri di spina e da un
soffitto ligneo sostenuto da due travi lunghe almeno 8 metri e mezzo. Bernini ha stato mantenuto il soffitto originario, con un
effetto scenografico
di indubbio valore, ma non è stato solo questo. Ci addentriamo nel significato che Bernini dà all'architettura: "Il
legno nel
contesto residenziale è legato alla
creatività, è materiale
fondamentale per chi è in pace con se stesso e per vivere bene nella
propria casa; il fatto che sia collocato nelle parti orizzontali,
siano soffitto o pavimento, gli dà un significato di protezione, è come se fosse un
nido. Nel progetto, la presenza di un elemento originale così importante è
bilanciata dall'intervento contemporaneo. L'idea è stata di
riportare l'involucro al suo aspetto originario, con le sue
caratteristiche originali, con un restauro poco invasivo, in contrasto con la parte contemporanea".
Ed è
il contrasto la parte affascinante: il soffitto ligneo originario ha
una grande personalità, in grado di condizionare qualunque idea di
gestione degli spazi e di arredamento, ma anche l'intervento
contemporaneo, con il suo gioco di soppalchi, di armadi nascosti e
spazi ricavati, ha una forte valenza. Come si è trovato
l'equilibrio
per farli convivere e dare quest'idea di armonia che traspare nelle
foto? "L'equilibrio è
frutto di uno studio energetico. Bisogna
sempre considerare i flussi dell'energia, per un buon progetto che
intende realizzare il
benessere di chi lo abita: i più importanti
arrivano dalle finestre, sono legati ovviamente alla luce,
all'orientamento e al posizionamento dell'appartamento rispetto al
contesto. Sono tutti elementi che
condizionano energeticamente tutto quello che si sceglie all'interno.
L'architettura contemporanea è rappresentata dalla zona soppalcata, realizzata tutto in legno,
completamente bianco. Non è un bianco puro, è un grigio
chiarissimo, perché
il bianco puro da un punto di vista percettivo
non è gradito al nostro cervello e al nostro sentire". Il
bianco del soppalco
bilancia l'ingresso asimmetrico della luce,
proveniente da un solo lato dell'appartamento, quello affacciato sul
cortile, e
la porta nelle zone meno illuminate.
Tutta
la struttura contemporanea del
soppalco è indipendente da quella originaria, come dice l'architetto, "c'è un
alto grado di reversibilità, la struttura può
essere smontata e si può tornare allo stato originario con opere
murarie minime; il
soppalco è ancorato ai muri perimetrali, per cui
non grava sulla zona lignea". La parte centrale del soppalco, quindi, non è
portante, nonostante le apparenze, e contiene una doccia,
appartenente al bagno ricavato nello spazio di sinistra, e armadi
contenitori. I due spazi definiti sotto il soppalco sono
gestiti da
una porta, che si sposta a chiudere ora l'antibagno ora la cabina
armadio. Dalla cabina armadio si accede anche a uno spazio molto
privato, ricavato
sotto l'area più bassa del soppalco, "teoricamente
una sorta di magazzino, da gestire come si
vuole, da un punto di vista energetico è il mio
bambino interiore,
uno spazio che ha caratteristiche, anche per la sua non diretta
visibilità, che corrisponde a una parte molto interiore e profonda
del proprietario ed è
legata alla sua infanzia, ovvero il suo
bambino interiore, quello che rimarrà con lui per sempre.
All'interno è una sorpresa, con colori e oggetti non interpretabili
dall'esterno". Non è magica l'architettura, vista con gli occhi
di Marco Bernini?
Il soppalco ha diversi livelli d'altezza
perché, spiega Bernini, il locale non ha altezza sufficiente per
realizzare un vero soppalco, così come richiesto dalla normativa,
quindi "è stato un mio
virtuosismo per sfruttare il più
possibile lo spazio". I diversi livelli definiscono anche
diverse funzioni degli spazi, che possono poi cambiare, non sono
definitivi: Bernini è
contrario all'idea di una casa 'definitiva',
"cambiamo continuamente e
la casa deve rispecchiare questi
nostri cambiamenti, altrimenti c'è un ristagno energetico che va
contro i nostri cambiamenti". Nella parte più alta, che
dista
solo 140 cm dal soffitto, c'è la zona notte. Per l'architetto
una sfida risolta
con un gradone, che può anche fungere da seduta,
accostandolo alla scrivania, e che permette di arrivare
al punto
d'acqua, elemento energetico fondamentale che è bene avere vicino al
letto.
L'ingresso all'appartamento avviene attraverso
la porta
originale settecentesca "adesso è tutta storta, ma è
bellissima. Non ho voluto modificarla, perché anche da un punto di
vista energetico è importante
mantenere l'ingresso così come
progettato ed è allo stesso modo importante che
dall'ingresso non si
entri subito all'interno dell'appartamento. Così ho creato questa
bussola che all'interno
si confonde con il resto dell'arredamento, si
può pensare a
un armadio accanto ai mobili della cucina e invece di lì si entra e si esce; tra le
due porte, un'appenderia e uno specchio,
una sorta di filtro non solo
funzionale, ma anche visivo; se pensiamo alle nostre origini, sin
dalla preistoria guardiamo all'ingresso
con diffidenza, perché può
entrare anche una persona non amica, quindi
mascherarlo con un filtro
dà tranquillità, soprattutto se si entra in un locale unico in cui c'è
anche la zona notte, perché
chi dorme non deve percepire l'ingresso
a vista".
Il
camino è diventato contenitore degli impianti
contemporanei,è stato
conservato nelle sue forme, con uno sportellino che permette
l'accesso agli impianti; nella parte alta, sul soppalco, vi è stato
ricavato il punto acqua, vicino alla zona notte. I pavimenti,
non
originali, sono in legno, per bilanciare il legno del soffitto e
mantenere lignee entrambe le strutture orizzontali. Una porta in legno di pioppo dell'antica casa è stata recuperata ed è diventata
anta di
un armadio, per mantenere il legame con il passato. In tutto
l'appartamento elementi di design si mescolano ad altri acquistati
dai rigattieri,
un lavoro di ricerca senza fretta perché "la
casa non è un cumulo di oggetti messi lì, è un
contenitore di
esperienze, è un posto in cui le cose devo rispecchiare quello che
stai vivendo in quel periodo della vita. La casa è uno spazio che
viaggia con te, non è statico, non ti ancora. L'ideale sarebbe
cambiare casa, ogni tanto, sarebbe una pagina nuova e una rinascita. Ma
questo è già più complicato per tutti, me compreso".
Le foto sono di
Barbara Corsico per Marco Bernini.
Commenti
Posta un commento