La visita a
La Fragilità della
Bellezza è una delle
emozioni più belle che regala la
Reggia di
Venaria Reale in questi
giorni d'estate. Entrate in questi saloni e
vi trovate ora
nel Medioevo tosccano, tra crocifissi e Madonne dai
colori brillanti, ora tra
grandiosi quadri del barocco italiano,
precipitate poi al tempo dei Faraoni e finite davanti a dee greche di
incomparabile armonia.
Ci sono
40 secoli di storia, in qualche
modo legata all'Italia, dagli affreschi conservati al Museo Egizio
alle tele di Giorgio Morandi, passando per trittici dorati medievali,
retabli rinascimentali sardi, e poi grandi capolavori come il
San
Gerolamo Penitente di Tiziano, il
Ritratto di Caterina Balbi Durazzo
di Antoon van Dyck, provenienti rispettivamente dalla Pinacoteca di
Brera di Milano e dal Palazzo Reale di Genova, fino al
Mercato nuovo
di Dresda visto dallo Judenof di Bernardo Bellotto, unica opera
custoita in un Museo straniero, la Gemäldegalerie di Dresda, in
Germania; ci si trova, insomma, in una galleria che è un inno alla ricchezza artistica
dell'Italia. Perché di questo si tratta, si passeggia tra
capolavori
di ogni epoca e di ogni parte del nostro Paese, se ne ammirano le
differenze, che esprimono idiosincrasie e culture differenti, se ne
apprezzano la raffinatezza e lo stile. Sono rimasta incantata davanti
alla delicatezza di un
clavicembalo dipinto, proveniente dal Museo
degli Strumenti Musicali di Roma, mi ha affascinatto un
paliotto
d'altare firmato da Pietro Piffetti, con decorazioni non solo lignee,
ma anche di madreperla, lapislazzuli, ottoni, avorio, che lo rendono
un
unicum di grande bellezza.
La bellezza è quello che colpisce
di più,
tra le 212 opere, provenienti
da 17 regioni italiane: la
bellezza a cui siamo abituati, che ci circonda ovunque e che chissà
se curiamo ormai abbastanza, magari assuefatti. E invece vederla alla
Reggia, riunita, in tutta la sua grandiosità,
lascia senza fiato.
Come lascia senza fiato pensare che tutte queste opere, così
diverse, hanno un filo comune: sono state
salvate e restaurate dal
progetto
Restituzioni di
Intesa Sanpaolo, che d
a 30 anni si prende
cura del patrimonio italiano, arrivando lì dove non arrivano le
pubbliche istituzioni. Un
lavoro di restauro, di studio e di ricerca
che ha permesso di salvare magnifici arazzi e mantelli, di riportare
al loro splendore quadri e trittici e di studiare a fondo capolavori
d'arte di ogni epoca. Sempre più spesso, grazie a Rotta su Torino,
scopro quanto le
Fondazioni bancarie e le banche contribuiscano alla
salvaguardia
del nostro patrimonio artistico e culturale e, dunque, alla
difesa
della nostra storia e della nostra identità.
La fragilità della
bellezza non è solo un viaggio nella ricchezza artistica del nostro
Paese, ma anche un invito a riflettere su cosa sarebbe di essa senza
l'intervento delle banche e delle loro fondazioni.
La fragilità
della bellezza è alla Reggia di Venaria
fino al 16 settembre 2018.
Il
biglietto costa 10 euro, ridotto 6 euro (under 21 e
universitari under 26), gratuito per under6 e possessori delle
tessere Abbonamento Musei, Royal Card e Torino + Piemonte Card; la
mostra è compresa anche nel biglietto Tutto in una Reggia, che costa
25 euro e dà diritto alla visita alla Reggia, ai Giardini e alle
mostre in corso. L'
orario di apertura, dal 29 giugno al 25 agosto è
martedi-giovedì ore 10-17, venerdì e sabato ore 10-19 (19-23.30 con
i biglietti Sere d'Estate), domenica e festivi ore 10-19.30; il 13
agosto apertura ore 10-17, il 14 agosto ore 10-17 e 19-23.30 con
biglietto Sere d'Estate; dal 26 agosto martedì-venerdì ore 10-18,
sabato, domenica e festivi ore 10-19.30; lunedì chiuso.
Tutte le
info su
http://www.lavenaria.it.
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